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La Trilogia X di Ti West, il sexy horror che ribalta i ruoli di genere

La Trilogia X di Ti West, il sexy horror che ribalta i ruoli di genere

Da poco uscito nelle sale italiane, Maxxxine è l’ultimo capitolo della Trilogia X diretta dal giovane regista statounitense Ti West, nome sempre più importante nel panorama cinematografico horror internazionale. Iniziata nel 2022, la saga ci porta dentro le storie di Pearl e Maxine, facce opposte di una stessa medaglia, i cui sviluppi – anche quelli più macabri ed oscuri – si basano su una eguale voglia di emergere in un mondo maschilista, violento ed ipocrita. Dal 1979 di X: A Sexy Horror Story si torna indietro fino al 1918 con Pearl, per poi sfociare nel 1985 con Maxxxine, in un viaggio tra estetiche diverse ma dinamiche sociali simili, in cui le donne sono carne da macello sessuale, la cui determinazione è accettata ed accettabile soltanto se avviene per mano e sguardo di un uomo.

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Una scena da X (Ti West, 2022) e una da Reazione a Catena (Mario Bava,1971)

La trama in breve (no spoilers)

La trilogia segue la storia di Maxine Minx (Mia Goth) sin dal primo capitolo, X: A Sexy Horror Story (2022), nel quale veniamo a conoscenza della ragazza in qualità di attrice protagonista di una piccola troupe di aspiranti porno cineasti, recatasi in una casetta sperduta in mezzo al Texas del 1979 per filmare il loro primo lungometraggio erotico. Tuttavia, l’incontro imprevisto con una signora di nome Pearl, residente nella casa a fianco, porterà i protagonisti ad affrontare dinamiche sempre più spaventose, dalle quali nessuno ne potrà uscire illeso.

Il secondo capitolo, Pearl (2022), ci porta invece indietro nel tempo, seguendo la giovinezza di Pearl e mostrando il suo inquietante passato, radice dei suoi disturbi. Anche in questo caso, ambizione e creatività sono le caratteristiche principali della protagonista, che però, soffocate dalla società bigotta e rigorista in cui lei risiede, si tramutano in energia malefica e in delirio psicotico, trovando realizzazione in scenari horror splatter.

Nel nuovo Maxxxine (2024), infine, si ritorna a seguire la storia di Maxine Minx, alle prese con una Los Angeles feroce e avversa, nella quale porta avanti il suo desiderio di diventare una star di Hollywood, continuando però a mantenersi grazie alla pornografia. Il tradizionalismo che la perseguita sin dalla nascita non le darà pace, fino a che una catarsi inaspettata non porterà degna conclusione a questo suo percorso di formazione.

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Jenna Ortega in X (Ti West, 2022) e Jack Nicholson in The Shining (Stanley Kubrick, 1980)

Il sexy horror è un genere femminista (?)

Lungo tutta la trilogia sono tanti i riferimenti al cinema cult, con un occhio di riguardo a palette e composizioni fotografiche vintage e retrò (in caso voleste approfondire la rappresentazione della donna nel cinema hollywoodiano, trovate un nostro articolo qui). Ispirazioni da b movies e pornografia anni Settanta per X: A Sexy Horror Story, tra cui anche capolavori italiani come Reazione a Catena (Mario Bava, 1971) o I corpi presentano tracce di violenza carnale (Sergio Martino, 1973); colori e musiche anni Quaranta in stile Il Mago di Oz (Victor Fleming, 1939) per Pearl e infine scenari pulp alla Brian De Palma per Maxxxine, in cui gli omaggi si fanno talvolta espliciti, come per Psycho (Alfred Hitchcock, 1960). 

In ogni capitolo, Il corpo femminile presenta ambiguità, uno spirito di guerriglia che si piega ma contemporaneamente si oppone alla dominazione. Sono donne sensuali ma mostruose, che nella loro inaccettabile sete di indipendenza, iniziano ad essere addittate come pazze. Natalie Zemon Davis parla di women disorderly, per cui cʼè unʼidea (già presente in epoca tardo medioevale e rinascimentale) di un corpo femminile eccessivo e ribelle. Le donne devono essere “domateˮ per rientrare nellʼordine patriarcale. Da questo deriva il concetto di Kathleen Rowe di unruly woman, ovvero una donna che eccede lʼordine patriarcale tramite corpo e discorso. C’è una conflittualità tra donne attive e sovraesposte, in cui la violenza splatter si palesa nel momento di passaggio dall’infanzia all’età adulta, proprio come succede con il sanguinamento mestruale, che sancisce socialmente l’ingresso della donna nella disponibilità sessuale, significando politicamente il passaggio dal ruolo di figlia a quello di moglie e madre. Il cadavere è l’abiezione totale in quanto “umano non più umano”.

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Un dettaglio di Pearl (Ti West, 2022) e uno di I corpi presentano tracce di violenza carnale (Sergio Martino, 1973)

Prima il thriller e poi l’horror sono generi in cui più è osservabile una analisi tematica e visiva dell’abiezione dei corpi femminili. Attraverso una narrazione moderna (sconnessa e bizzarra), colori vivaci e formato wide-screen, una colonna sonora preponderante ed una forte attenzione agli elementi decorativi kitsch e camp. Le vittime sono quasi sempre donne, uccise in posizioni oscene o in momenti di nudità da assassini mossi da motivazioni psico-sessuali. Gli omicidi sono realizzati da armi violente, spesso lame (caratteristica fondamentale degli slasher horror movies), simboliche estensioni falliche. Apparentemente misogina e sessista, questa tipologia di film porta in realtà l’attenzione su protagoniste trasgressive ed indipendenti, che sfidano i propri antagonisti e con loro il pubblico a non provare a giudicarle, mostrando filmicamente tutta la violenza con cui chiunque è pronto a discriminare, a tal punto, talvolta, persino da giustificare gli aggressori e la violenza con un semplice, ma incisivo: “se l’è cercata”. È inoltre interessante notare come i meccanismi di identificazione nellʼhorror siano più complessi e non così binari; le donne possono identificarsi con lʼassassino e gli uomini immedesimarsi nelle vittime femminili, in particolare con la final girl, ossia l’unica donna che riesce a salvarsi alla fine di un film horror.

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La casa di Norman Bates in Maxxxine (Ti West, 2024) e in Psycho (Alfred Hitchcock, 1960)

Non solo mostri o final girls: MaXXine cambia le carte in gioco

Con questo scenario di sfondo, Ti West, sul ritmo di una colonna sonora pulp (ascoltabile a questo link), insiste nel portare il pubblico sull’orlo della caduta nella trappola del pregiudizio interiorizzato, basato su sessismo e cultura della violenza di genere. Le ambientazioni horror della Trilogia X sono scenari apocalittici in cui il confronto di genere raggiunge il suo culmine massimo e in cui la violenza visiva e metaforica della carne, al limite tra il disgustoso e l’erotico, funge da azzeramento degli ordini prestabiliti, dando possibilità alla donna di compiere un percorso di liberazione e all’uomo di mostrare l’animo più aggressivo delle proprie fragilità, spesso causate proprio dalla paura verso la donna stessa. Si è davanti ad una esasperazione fantastica delle quotidiane aggressioni socio-politiche che viviamo ogni giorno, in cui ogni donna cerca di autodeterminarsi in una giungla di violenza, lottando in un mondo che la vuole sempre ricollocare, soltanto nel ruolo di mostro o di innocente final girl.

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Mia Goth in Pearl (Ti West, 2022) e Anthony Perkins in Psycho (Alfred Hitchcock, 1960)

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