Challengers, la recensione del film di Luca Guadagnino
Il 24 aprile è uscito nelle sale italiane Challengers, l’ultimo film di Luca Guadagnino (Chiamami col tuo nome, Suspiria) con protagonista il trio delle meraviglie: Zendaya (Dune, Euphoria), Josh O’Connor (La Chimera, The Crown) e Mike Faist (West Side Story, The Bikeriders). Lanciato con un trailer bollente presto diventato virale sui social, Challengers accumula da mesi un hype incredibile sulle proprie spalle: sarà riuscito a soddisfare le aspettative del pubblico?
Di cosa parla Challengers
2006. Tashi Duncan è una giovanissima promessa del tennis, conturbante con i suoi occhi assetati di gloria e pronta a tutto pur di sfondare. Patrick Zweig e Art Donaldson sono migliori amici da quando erano bambini, anche loro grandi appassionati di tennis e promettenti giocatori professionisti. Durante una partita giocata da Tashi, i due conoscono la ragazza e tra i tre scatta immediatamente un’incontrollabile attrazione. Il quarto amante in gioco è proprio il tennis, che li unisce e li divora. D’altronde, come sostiene la stessa Tashi, cos’è il tennis se non una relazione? Ed è proprio in una controversa storia d’amore e di potere che i tre protagonisti di Challengers si ritrovano, scontrandosi per una scalata al successo torbida e insidiosa.
Il tennis è come una relazione... tossica!
Luca Guadagnino in Challengers dimostra ancora una volta di essere un grande narratore delle relazioni. L’intera pellicola, infatti, si basa su un rapporto a tre senza esclusioni di colpi, di cui il pubblico è spettatore ravvicinato e coinvolto. Grazie ad una regia estremamente dinamica, fatta di soggettive impossibili, inquadrature perfettamente geometriche e primissimi piani, il pubblico in sala è travolto dalla violenza delle battute tra i personaggi protagonisti e da quella stessa violenza che si consuma anche sul campo da gioco, con movimentate sequenze in cui il tennis è assoluto protagonista ma anche profonda metafora del rapporto contorto che lega Tashi, Patrick e Art.
Con la stessa costruzione narrativa di un thriller, grazie a continui sbalzi temporali, scene omesse e inserite in secondi momenti, non detti e segreti da svelare, Challengers ricostruisce una storia d’amore tossica e disfunzionale che coinvolge tutti i suoi protagonisti. L’indagine psicologica dei personaggi è centrale, resa egregiamente non solo da una sceneggiatura di ferro ma anche da tre interpretazioni memorabili. In particolare spicca quella di Josh O’Connor, che si dimostra ancora una volta un attore poliedrico, capace di calarsi in qualsiasi ruolo. Tanto viscido e buffo è il suo personaggio nel film in costume Emma, quanto in Challengers si fa affascinante, conturbante ed inquietante. Anche Zendaya, attrice che fino ad ora non mi aveva mai regalato grandi emozioni, si dimostra finalmente capace di sobbarcarsi ruoli più complessi e diversificati, emergendo nella pellicola per la sua sensualità magnetica e per quella rabbia sempre sopita dietro lo sguardo scuro.
Erotismo e queerness in Challengers
Chiamami col tuo nome e Suspiria sono i due film di Luca Guadagnino che hanno avuto un successo internazionale e che hanno dimostrato quanto il regista sia attentissimo alla componente erotica e sensuale delle storie che sceglie di portare su grande schermo. Challengers non fa eccezione, donando al pubblico una pellicola intrisa di sensualità. Al centro della vicenda c’è il triangolo, un trope che appartiene alle fantasie di molti e molte e che qui viene sviscerato in tutte le sue componenti più disfunzionali e complicate. I tre personaggi protagonisti di Challengers hanno un rapporto che è di per sé estremamente sensuale e ognuno di loro ha un oggetto del desiderio ben preciso: Patrick è il Dioniso della vicenda, un personaggio bisessuale con una spiccata carica erotica e il cui unico obbiettivo è il compiacimento dei suoi sensi e delle sue pulsioni; Art conserva in sé il desiderio di essere amato, di amare e di curarsi del prossimo; Tashi è consumata da un desiderio molto più simile a quello di Patrick, che, tuttavia, ha come oggetto primario il tennis, la sua carriera, brutalmente interrotta da un incidente che comunque non riuscirà a tenerla seduta in panchina.
Tashi Duncan e il ruolo della donna nel mondo dello sport
Tashi Duncan è sicuramente il personaggio più interessante di Challengers. Quante storie conosciamo di grandi sportivi che, in seguito ad un infortunio, sono costretti a lasciare il campo? Quante di queste storie finiscono in tragedia, come se per un uomo fosse impossibile risollevarsi dalla perdita della propria grandezza? La grandezza e la gloria dello sportivo sono proprie dei personaggi maschili, ma alle donne quale destino tocca? Spesso le vediamo ripiegare sui ruoli di mogli, di madri, di compagne… Paiono dire addio molto più facilmente ai riflettori di quanto non succeda con i colleghi maschili nella maggior parte delle narrazioni. Ma non è questo il caso di Tashi Duncan.
Munita di un sorriso spietato, quasi inquietante, Tashi è un personaggio estremamente complesso e dalla moralità torbida. Lei è un Dottor Faustus, disposta a tutto pur di ottenere la grandezza. A seguito del suo infortunio, la vediamo ricominciare ad allenarsi, a giocare con il tutore ancora indosso, schiava e padrona di una passione incontrollabile nei confronti dell’adrenalina del gioco. Lei è una vincitrice e non è disposta a mettere da parte il suo futuro luminoso. Ecco allora che si delinea sotto una luce completamente diversa il suo matrimonio con Art, personaggio malleabile, meno bravo di Patrick sul campo sportivo ma decisamente più adatto a diventare un burattino nelle mani della moglie, sua allenatrice e manager. Tashi si abbevera del successo di Art, che lei sa benissimo essere il proprio. Art diventa così il prolungamento di sé, la sua “gamba buona” con cui continua a tornare in campo, ancora e ancora. “Dimmi che mi amerai comunque, anche se perdo” chiede Art a sua moglie. La risposta di Tashi non è così romantica come si potrebbe sperare.
Vale la pena recuperare The Challengers?
La risposta a questa domanda è: assolutamente sì. Challengers è un film maturo, costruito con grande abilità narrativa. Luca Guadagnino indaga un linguaggio registico diverso da quello usato in Chiamami col tuo nome, offrendo una visione del mondo relazionale decisamente più cruda e spietata. Carico di tensione e ricco di plot twist inaspettati, Challengers tiene con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. Con una colonna sonora elettronica e martellante, che vibra e pulsa con il petto a fargli da cassa armonica, questo film merita il successo mediatico ricevuto e fa uscire dalla sala con mille riflessioni. Alcune scene sono già destinate a diventare iconiche e sappiamo che presto arriverà anche in streaming sulla piattaforma di Prime Video.