Una magia infusa di veleno, la recensione
Il 2 maggio 2023 Oscar Vault ha fatto uscire nelle librerie italiane e sugli store online un nuovo romanzo fantasy proveniente dalla lontana Cina, la quale, con la scia di traduzioni in Italia proprio di autori e autrici cinesi, si sta pian piano facendo sempre più vicina ai lettori e alle lettrici nostrane. Una magia infusa di veleno di Judy I. Lin ha conquistato immediatamente il mio occhio, amante delle copertine sgargianti, e mi ha spinta ad immergermi immediatamente nelle sue pagine, sperando che la trama mi conquistasse quanto mi avevano conquistato le carpe rosa e dorate in rilievo sulla sua cover. Judy I. Lin mi avrà convinto tanto quanto lo abbiano fatto i grafici di Oscar Vault? Oppure questo romanzo, primo di una saga, si è rivelato tutto fumo e niente arrosto?
Una magia infusa di veleno... e di thè!
Ning è una ragazza Sù, una povera provincia contadina del grande impero del Dàxī. In tutto e per tutto Ning potrebbe apparire come una semplice figlia e sorella all’interno di una famiglia modesta, ma dentro di sé sente scorrere una magia che sua madre ha sempre tentato di insegnare a lei e a sua sorella Shu: la magia di shénnóng, l’antica arte del thè. Gli shénnóng-shi sono infatti degli abili conoscitori del thè: miscelando insieme ingredienti specifici, sono in grado di dare forza sovrumana, guarire dalle malattie, avvelenare e incantare tramite una semplice tazza fumante. Questa abilità è molto utile, specialmente se tua madre è morta a causa di un panetto di thè avvelenato e tua sorella sta per seguirla nella medesima sorte. L’impero, infatti, è assalito da una terribile piaga: qualcuno sta avvelenando i panetti di thè con una sostanza di cui non si riesce a scoprire l’antidoto.
Con le guance ancora segnate dalle lacrime per la morte di sua madre, Ning deciderà di intraprendere un viaggio verso la capitale dell’impero, dov’è situato il palazzo imperiale. Lì si sottoporrà ad una sfida per diventare shénnóng-shi di corte, nonostante sua sorella Shu fosse l’apprendista di sua madre, non lei. In palio per il vincitore della competizione c’è la possibilità di ottenere dalla principessa qualsiasi favore e pare proprio che la sovrana possegga una pietra capace di curare qualsiasi male (forse anche l’avvelenamento che sta uccidendo Shu). Una volta giunta a palazzo, Ning, tuttavia, scoprirà che le sue mura non contengono solo porcellane pregiate, ma intrighi, segreti e orribili combutte. La sua ingenuità la rende piccola e indifesa, ma Ning è pur sempre figlia di sua madre e la voce di quest’ultima le rimbomba continuamente in testa, ripetendole: “non arrenderti”.
Judy I. Lin e la sua scrittura limpida... forse troppo
Appena iniziato Una magia infusa di veleno devo ammettere che qualcosa mi è immediatamente suonato male. Continuando a leggere mi sono resa conto che a stonare fosse lo stile di scrittura dell’autrice, estremamente semplice e eccessivamente cristallino. Cosa intendo? Intendo che in un romanzo che si propone come un mistery fantasy, come fa Una magia infusa di veleno, tutto è troppo esposto, lasciando da parte quell’allure di suspense che invece dovrebbe contraddistinguere proprio questo genere. Nonostante la trama, infatti, preveda presenze oscure, tranelli, avvelenamenti e tragedie sociali, tutto intorno a Ning inizialmente sembra ricoperto da una patina fin troppo solare. Fortunatamente, andando avanti con la lettura, questo aspetto cala leggermente in secondo piano e la trama di per sé si fa più fitta di ombre.
Nonostante la scrittura di Una magia infusa di veleno si riprenda un po’ con lo scorrere dei capitoli, resta un problema in primo piano che per me è stato complicato arginare: la protagonista. Ning è la voce narrante e il point of view dell’intera narrazione e si dimostra essere una spettatrice estremamente piatta e poco carismatica. Anche il suo rapporto con il protagonista maschile è completamente privo di chimica e lascia per la maggior parte delle pagine un senso di “manca qualcosa” nel lettore. Non c’è scintilla, né nel personaggio in sé, né nella sua relazione. Questo mi ha lasciata un po’ delusa, perché, a mio parere, in un romanzo così incentrato su un personaggio principale, la massima attenzione va ricondotta proprio a quel personaggio, che invece qui tende a perdersi, ad amalgamarsi troppo sullo sfondo senza lasciare un reale segno.
Punto a favore della scrittura di Judy I. Lin: la costruzione dell’ambientazione. Da quel punto di vista il romanzo è abbastanza soddisfacente, anche se non troppo descrittivo. La narrazione ci fa calare a dovere nelle pregiate ambientazioni imperiali, piene di riferimenti alla cultura cinese e in perfetta linea con le vibes “intrighi di corte” che intende costruire. Anche le premesse per un buon intreccio politico ci sono tutte, ma per vederle approfondite dovremo certamente attendere gli altri capitoli della saga. In questo primo volume comunque si inizia a tracciare un percorso che, gestito adeguatamente, potrebbe riservarci piacevolissime sorprese!
La magia del thè e le sue origini tradizionali
Il thè per il popolo cinese è molto più di una bevanda da consumare nei pomeriggi invernali, ma rappresenta un vero e proprio rituale a cui sono legate moltissime implicazioni di tipo medico e filosofico. Il thè ha avuto una grande influenza sullo sviluppo della cultura cinese ed è spesso associato alla letteratura, alle arti e alla filosofia, ma anche al taoismo, buddismo e confucianesimo. Questa bevanda è infatti circondata da tutta una serie di azioni che contribuiscono a renderla una delle più affascinanti nel mondo. La cerimonia del thè cinese è, infatti, un’attività culturale che include la preparazione e la maniera di presentazione della bevanda. Il concetto intorno a cui ruota la cerimonia cinese del tè è l’armonia. Questo aspetto all’interno di Una magia infusa di veleno è meravigliosamente espresso: le scene più belle del romanzo, infatti, sono proprio quelle dedicate alle sfide della competizione per diventare shennong-shi, in cui i concorrenti si sfidano mostrano la propria maestria nel selezionare gli ingredienti e nel prepararli seguendo rituali armoniosi e rispettosi nei confronti della materia prima.
I più appassionati di cultura e tradizione cinese avranno infatti aguzzato la vista nel leggere la parola “Shénnóng”. Una magia infusa di veleno definisce questa magia legata alla manipolazione del thè come “magia di Shénnóng”: ma chi è questo Shénnóng di cui tutti parlano all’interno del libro?
Shénnóng (lett. Contadino Divino o Dio dell’agricoltura) è proprio il nome di una divinità-antenato della cultura cinese, alla quale si deve la scoperta di moltissime cose: pare, infatti, che Shénnóng abbia insegnato al popolo cinese le tecniche dell’agricoltura. Questo leggendario antenato ha insegnato all’uomo come coltivare i cereali e come nutrirsene per evitare l’uccisione degli animali. Inoltre è famoso per aver assaggiato centinaia di erbe, capendo le loro potenzialità per il mondo della medicina. La medicina orientale, e in particolare quella cinese, è infatti ancora oggi molto legata alle sue radici erbologiche: pare che sia proprio Shénnóng colui che ha catalogato centinaia di erbe medicinali o velenose, segnando un punto cruciale per lo sviluppo della medicina tradizionale cinese. A lui si deve anche l’invenzione del thè. Leggenda vuole che nel 2737 a.c delle foglie provenienti da un ramoscello di tè in fiamme caddero nel suo calderone, in cui stava bollendo dell’acqua. L’opera a lui attribuita più famosa è il Classico sulle radici di erbe del Contadino Divino (神農本草經, 神农本草经, Shénnóng běncǎo jīng), che elenca le varie erbe medicinali con associato un voto di efficacia e rarità.
Una magia infusa di veleno: fa al caso tuo se...
Una magia infusa di veleno non è un romanzo perfetto ma non è stata neanche una lettura sgradevole, anzi! Devo dire che, nonostante i suoi difetti legati alla caratterizzazione dei personaggi, si è lasciato leggere molto piacevolmente. Dalla seconda metà del libro in poi ingrana una marcia più convincente e prende un po’ di velocità, restituendo al lettore e alla lettrice un’esperienza di lettura comunque avvincente. Io personalmente forse sono un pochino fuori target rispetto al suo pubblico di riferimento, per lo più adolescenziale, ma nonostante ciò sono riuscita ad affezionarmi alla sua storia e a provare curiosità per i prossimi volumi della saga. Una magia infusa di veleno fa al caso tuo se: se stai cercando un romanzo fantasy leggero, con capitoli brevi, che si lascia leggere con facilità e scorrevolezza; se sei appassionat3 di cultura e tradizione cinese, specialmente se ad affascinarti è proprio tutto il mondo legato all’arte del thè; se cerchi un libro che sia ambientato in una corte imperiale dove non mancano intrighi e giochi di potere, anche se in questo primo volume sono solo accennati; se vuoi aggiungere alla tua libreria un volume dalla immensa bellezza estetica!