Trilogia della Notte dell’Inverno di Katherine Arden, la recensione
Nell’ormai lontano 2019, grazie alla casa editrice Fanucci, è arrivato in Italia il primo volume di quella che si sarebbe rivelata una delle migliori pubblicazioni nel panorama fantasy: L’Orso e l’Usignolo, principio della Trilogia della Notte dell’Inverno, conclusasi nel 2020 con L’inverno della Strega. L’autrice, Katherine Arden, che per me ormai rappresenta una garanzia di qualità, è tornata di recente con la pubblicazione di un fantasy storico ambientato durante la Prima guerra mondiale, Le calde mani degli spiriti, lasciando nuovamente i lettori a bocca aperta. Io mi sono avvicinata alla sua penna proprio con quest’ultimo titolo, ma il balzo a ritroso è stato doveroso e particolarmente proficuo, perché la Trilogia della Notte dell’Inverno, cominciata con il primo libro a dicembre 2024 e terminata a gennaio 2025, è entrata nella rosa delle mie letture preferite di sempre.
Trilogia della Notte dell'Inverno, un fantasy storico e folkloristico
Riassumere una trama come quella intessuta da Katherine Arden non è un compito semplice. Ben vent’anni di ricerca ci sono voluti all’autrice per consegnarci un’opera di questo calibro: un romanzo fantastico ambientato in una Russia medievale frustata dal vento e dalla guerra contro i Tatari, popolata da preti infidi, saggi sant’uomini, demoni dell’Inverno e del Fuoco e spiriti della casa. Difficile anche stabilirne il protagonista, poiché, nonostante la nostra eroina sia Vasilisa Petrovna, Vasja, il romanzo ci pone di fronte una rosa di personaggi memorabili, approfonditi nelle loro azioni e nella loro psicologia da una scrittura che adotta molteplici punti di vista, rendendo questa una trilogia corale e piena di sfumature. L’impavida Vasja, il saggio Saša, l’ambizioso Konstantin, il gelido Morozko… tutti loro sono impegnati a combattere una guerra. La guerra che vede contrapporsi Dio, il Padre della giovane religione cristiana, e i Chyerty, i demoni, gli spiriti della Foresta, del Fiume, del focolare, della stalla, che da secoli abitano le tradizioni popolari della Rus‘.
Ora conosceva quale male minacciasse quella terra. Era celato nei simboli del sole sul grembiule della balia, nello stupido terrore di quella donna, negli occhi stregati e selvaggi della figlia più grande di Pëter. Il luogo era infestato dai demoni: i Chyerty dell’antica religione. Questi sciocchi selvaggi un giorno adoravano Dio e il segreto le vecchie divinità, cercavano di camminare su entrambi i sentieri e si rendevano spregevoli agli occhi del Padre.
L’Orso e l’Usignolo (Trilogia della Notte dell’Inverno, vol. 1), Katherine Arden
Attraversando foreste ammutolite dalla neve, cavalcando nel vento sul dorso di cavalli magici, intrufolandosi nei palazzi reali di Mosca assediati dal tradimento, valicando i limiti dello Spazio e dormendo in una casa al di là della Mezzanotte, combattendo su un fronte sferzato dalle fiamme, noi lettori veniamo coinvolti in un’epopea che è tutta un climax. Perché se nel primo romanzo impariamo a conoscere Vasja dalla culla, anzi, dal ventre di sua madre, e la osserviamo compiere i primi passi coraggiosi nella foresta che circonda il suo piccolo villaggio natio, con il proseguire della storia lievitano i momenti di pura adrenalina, le corse contro il tempo, gli scontri con nemici sempre più terribili e le verità che la giovane Vasja si ritroverà costretta ad accogliere. Mai come in questa trilogia la magia diventa veicolo di messaggi di crescita e formazione, strumento sapiente nelle mani di Katherine Arden per narrarci la storia di una bambina che diventa donna, di una donna che diventa strega.
Una scrittura che trascina, sviscera, commuove
Ciò che rende la Trilogia della Notte dell’Inverno diversa da qualsiasi altra opera letteraria del suo genere è, come accade spesso, la scrittura della sua autrice. Katherin Arden, padrona di una penna raffinatissima ma che non perde mai un briciolo di immediatezza e di verità, dà alle stampe una narrazione intrisa di magia, spiritualità e sentimenti. Senza cedere al vizio del fronzolo e schivando ogni briciolo di pedanteria, la sua prosa coinvolge in maniera inusitata, e mentre la si legge si ha l’impressione che ogni parola sia stata scelta con una cura maniacale, perché nessun’altra sarebbe stata altrettanto perfetta per descrivere quel momento o quella sensazione.
Questa cura, tuttavia, non limita affatto la dinamicità del testo, che risucchia in un vortice di azione. Un’azione che non si interrompe neanche nei momenti più introspettivi, perché ogni personaggio è perfettamente calibrato sul tempo che l’autrice sceglie di dedicargli e nessuno rimane indietro nell’indagine psicologica ed emotiva. Anzi, le emozioni stesse, i pensieri contorti, i movimenti involontari del corpo e le microespressioni diventano esse stesse parti irrinunciabili di una grande azione complessiva: tutto, in questa trilogia, ha importanza e cela messaggi nascosti, che si andranno poi svelando, lentamente, lungo tutta la narrazione. Il risultato è un continuo rimanere con il fiato sospeso.
Villain ed eroi: l'illusorio confine tra bene e male
Altra caratteristica che per me rende la Trilogia della Notte dell’Inverno indimenticabile è il modo in cui vengono gestiti gli “eroi” e i “cattivi“. Questa divisione nel genere dell’epic fantasy e dell’high fantasy è spesso molto netta e si vanno a perdere quelle sfumature che invece la rendono particolarmente interessante in altri generi letterari, dove i personaggi rifuggono da quello smistamento “bianco” e “nero” e diventano complessi agglomerati di varie sfumature di grigio. Katherine Arden sembra proprio abbracciare quest’ultima via, regalandoci dei personaggi memorabili, specialmente quando si rivelano per quello che sono realmente: vili, fragili, infidi e pericolosi.
«Non esistono» ripeté l’Orso. «Non esistono mostri in questo mondo, e nemmeno santi. Esistono solo infinite tonalità unite per formare un unico chiaroscuro mosaico. Il mostro di un uomo è l’amante di un altro. I sapienti sanno riconoscere questa verità.»
L’Inverno della Strega (Trilogia della Notte dell’Inverno, vol. 3), Katherine Arden
In questo discorso, si colloca benissimo l’elemento folkloristico. Nonostante l’accezione con cui solitamente intendiamo la parola “demoni” sia negativa, Katherine Arden ci ricorda che le definizioni di “negativo” e “positivo” sono inutili di fronte alla parola “natura“. Gli spiriti folkloristici che popolano queste pagine conservano una propria natura, radicata nel loro essere: per loro natura sono scaltri, generosi e docili e per loro natura sono violenti, bugiardi e manipolatori. Non possono essere diversi da ciò che sono. Diverso è invece per gli esseri umani, che agiscono in maniera contraddittoria, rivelandoci come per l’Uomo sia impossibile rimanere fedele a principi immutabili. Noi non abbiamo una natura che ci definisce, perché a definirci è la nostra storia, che ci induce a cambiare, a smentirci, a inciampare in errori imposti da un dogma: essere incoerenti di fronte a qualsiasi forma di dogmatismo, in fondo, è la nostra specialità.
Esempio spietato e magistrale di questa consapevolezza è il personaggio di Konstantin, il prete che arriva nel villaggio natio di Vasja per curare le anime dannate dei suoi abitanti con l’amore di Dio. Il prete che dipinge meravigliose icone sacre, che incanta con la sua voce vellutata e il suo aspetto angelico. Il prete che cela una cieca ossessione per il potere e la venerazione. Il suo arco trasformativo smentisce con arguzia il concetto di “villain” e ci mostra invece le più ampie sfaccettature della natura umana. Proprio per questa ragione, alla fine della storia, nei confronti di personaggi come Konstantin non possiamo esimerci dal provare una certa pietà.
Vasja, la dirompente protagonista della Trilogia della Notte dell'Inverno
Veniamo, infine, al fulcro di questa storia: Vasja. Perché nonostante, come ho già specificato, questa sia un’opera corale, sicuramente l’ultima parola spetta a lei. Seguiamo il percorso di Vasja da prima che nascesse, l’accompagniamo durante l’infanzia nelle sue scorrazzate nella foresta, la guardiamo crescere e trasformarsi in una creatura bizzarra, anticonvenzionale, per alcuni addirittura spaventosa. Ma per chiunque, indubbiamente, affascinante. Con il suo personaggio Katherine Arden riassume perfettamente il concetto di “strega“: una donna che rifiuta i legacci che la società impone al suo genere, che terrorizza le menti piccole e ammalia quelle che invidiano la sua libertà e che, allo stesso tempo, vorrebbero distruggerla. Perché è quella libertà selvaggia e intrinseca che odiano ed amano alla stessa maniera. Per questo l’unica via per le streghe è quella della persecuzione. Ma Vasja, per sua natura, è intollerante nei confronti delle regole e riuscirà a spezzare anche quest’ultima catena.
«Sono una strega» rispose Vasja […] «Ho colto bucaneve in pieno inverno, sono morta per mia scelta e ho pianto per un usignolo. Ora, il mio destino non è più scritto da nessuna parte.»
L’Inverno della Strega (Trilogia della Notte dell’Inverno, vol. 3), Katherine Arden
Il suo personaggio è l’emblema della mutazione e della crescita. Eppure, forse per la sua profonda affinità al mondo dei Chyerty, anche lei conserva stretta dentro di sé una qualche sorta di natura, che neanche la storia riesce a portarle via. Una natura impavida, azzardata, passionale e selvaggia. Vasja non si piega. Vasja non si arrende. E non importa quanti dolori dovrà subire, quante perdite, quanta desolazione: come le radici delle querce, la sua tenacia è troppo radicata nella terra per essere estirpata. Questa caratteristica la rende una creatura indomita e dirompente, che troppo spesso pecca di avventatezza e ingenuità, ma nessuna plot armor sarà in grado di proteggerla dalle conseguenze delle sue azioni. Ne scaturisce un personaggio fallibile e con cui è molto facile empatizzare: per tutto il tempo avremo a cuore la sua vita e ogni sfida che si ritroverà ad affrontare ci mozzerà il fiato, perché con Katherine Arden non si può dare niente per scontato. Neanche l’imperitura vittoria delle sue protagoniste.
Conclusioni
Spero che da questo articolo si evinca tutto l’amore che provo per la Trilogia della Notte dell’Inverno. Ma, ve l’assicuro, è un amore del tutto meritato. Se state cercando una storia che vi tenga incollati alle pagine, che vi faccia riflettere continuamente su una quantità spaventosa di tematiche, che vi faccia affezionare ad ogni singolo personaggio, questa è quella che fa al caso vostro. Aggiungiamo ai meriti anche il perfetto utilizzo del folklore slavo, una tradizione popolare che io trovo sempre estremamente affascinante e ricca di suggestioni. Non manca la magia, non manca la guerra, non manca la crescita e non manca neanche una struggente storia d’amore, che sicuramente non è il fulcro della storia ma che comunque contiene molti rislvolti metaforici e momenti toccanti che scaldano (o forse dovrei dire gelano) il cuore. Insomma, alla trilogia di Katherine Arden non manca proprio niente: forse, quello che manca, siete voi che non l’avete ancora letta. E io vi invito spassionatamente a colmare al più presto questa mancanza!