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Orbital di Samantha Harvey, un viaggio tra le stelle e la mente

Orbital di Samantha Harvey, un viaggio tra le stelle e la mente

Orbital, nato dalla penna di Samantha Harvey e vincitore del Booker Prize 2024, ci porta oltre l’atmosfera terrestre per offrirci una riflessione intima sull’esistenza umana e sul nostro rapporto col pianeta Terra. Pubblicato in Italia da NN Editore, questo breve romanzo – appena 170 pagine – si rivela una gemma preziosa, capace di condensare, con rara eleganza, verità semplici e profonde.

Come nasce Orbital

Nel suo discorso di accettazione del premio, Samantha Harvey ha detto che «guardare la Terra dallo spazio è un po’ come un bambino che guarda in uno specchio e realizza per la prima volta che la persona nello specchio è lui stesso. Quello che facciamo alla Terra, alla vita sulla Terra, lo facciamo a noi stessi». È proprio questa consapevolezza a ispirare Orbital, un’esplorazione poetica sulla meraviglia e la vulnerabilità del nostro pianeta.

In un’intervista per il programma Front Row della BBC Radio 4, Harvey ha descritto come ha scritto un romanzo ambientato nello spazio durante i vari lockdown: “Avevo sempre sul mio desktop delle riprese della Terra in orbita terrestre bassa mentre scrivevo. Era il mio principale punto di riferimento. Mi sembrava una liberazione così bella poterlo fare ogni giorno, e allo stesso tempo scrivevo di sei persone intrappolate in una scatola di latta. Sembrava che ci fosse qualcosa di risonante in questo, in relazione alla nostra esperienza del lockdown, di non poter sfuggire gli uni agli altri e anche di non poter andare da altre persone.”

“Dedico questo premio a tutti coloro che parlano a favore e non contro la Terra; a favore e non contro la dignità degli altri esseri umani, delle altre forme di vita; e a tutti gli esseri umani che parlano, chiedono e lavorano per la pace.”

Samantha Harvey, Booker prize 2024

Pensieri a gravità zero

Il romanzo si sviluppa nell’arco di 16 orbite intorno alla Terra – il numero di albe e tramonti che gli astronauti vedono in un giorno nello spazio. Questo particolare diventa un espediente narrativo che scandisce il tempo e amplifica il senso di spaesamento dei protagonisti. In sospensione gravitazionale, i sei astronauti di cui seguiamo la missione (ma per un solo giorno) si lasciano attraversare da pensieri che spaziano dall’infinitamente piccolo all’immensamente grande. Niente alieni, niente guerre interplanetarie o rivoluzioni intergalattiche: Harvey rinuncia alle convenzioni della fantascienza per dare voce al fragile e incessante lavorio della nostra mente.

Ciò che rende Orbital così incisivo nella sua brevità è la sua capacità di restituire l’intrinseca contraddizione dell’essere umano: fragile, distruttivo e avido, ma anche capace di gentilezza e amore. In un luogo in cui la vita è scandita da gesti meccanicamente ripetuti e da spazi un po’ troppo stretti da condividere, i personaggi riflettono sul significato delle cose più semplici – la mancanza degli oggetti inutili nello spazio – e su quelle più grandi – gli affetti lasciati indietro su quel pianeta verde e blu che si vede da lontano, che sembra una realtà così lontana e difficile da comprendere mentre si fluttua a mezz’aria.

Lo Spazio di Orbital

La stazione spaziale, nelle mani di Harvey, diventa un riflesso delle identità umane: i sei astronauti, attraversando i confini indefiniti del pensiero, incarnano a tratti naufraghi perduti, macchine instancabili o viaggiatori alieni. Orbital non è solo un viaggio nello spazio, ma anche e soprattutto un’avventura nella mente e nelle sue derive filosofiche. Chi legge viene trasportato in una dimensione in cui il tempo si dilata e il pensiero si muove libero, interrogandosi sulla precarietà della vita e sulla responsabilità collettiva verso il nostro pianeta.

In Orbital, il microcosmo della stazione spaziale diventa una lente attraverso cui osservare le grandi questioni dell’esistenza: l’identità, la perdita, il desiderio di connessione. I sei astronauti sono figure sfuggenti eppure profondamente umane, ognuno portatore di un frammento di quell’enigma che è la condizione umana. Attraverso le loro voci e i loro silenzi, Harvey costruisce un mosaico delicato e potente, che invita il lettore a guardare oltre l’orizzonte immediato e a confrontarsi con le proprie fragilità e speranze.

La scrittura di Samantha Harvey

La scrittura di Samantha Harvey è calibrata e suggestiva: ogni parola sembra scelta con cura per evocare immagini vivide e riflessioni intime e la narrazione fluisce con un ritmo quieto e contemplativo. Orbital è, in definitiva, un romanzo che sfida le convenzioni del genere. È un invito a sollevare lo sguardo, a contemplare la bellezza e la vulnerabilità del nostro pianeta e a riscoprire, in questa visione dall’alto, la complessità e la ricchezza della vita umana. Samantha Harvey ci consegna un’opera che, pur nella sua brevità, lascia un’impronta profonda, ricordandoci che, anche nello spazio più remoto, il cuore umano continua a battere.

“Pensa un pensiero nuovo, si dicono a volte. I pensieri che si hanno in orbita sono così grandiosi e così vecchi. […] Ma non esistono pensieri nuovi, sono solo pensieri vecchi che nascono in momenti nuovi, e in quei momenti arriva il pensiero: senza la Terra siamo finiti.Non potremmo sopravvivere un solo secondo senza la sua grazia […].
La Terra da qui è un paradiso. Trabocca di colori, un’esplosione di colori piena di speranza. Quando siamo su quel pianeta guardiamo in alto e pensiamo che il paradiso sia altrove, ma ecco cosa pensano gli astronauti e i cosmonauti, a volte: forse tutti noi che siamo su quel pianeta siamo già morti e ci troviamo nell’aldilà. Se davvero dopo la morte dobbiamo andarcene in un luogo improbabile e difficile da immaginare, quella sfera vitrea e lontana, con le sue splendide danze solitarie di luce, potrebbe essere il posto giusto.”

Orbital, Samantha Harvey

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