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One Dark Window di Rachel Gillig, la recensione
Lo scorso 23 ottobre Giunti ha portato sugli scaffali delle nostre librerie un romantasy dalle tinte gotiche che ha fatto impazzire la #BookCommunity online: One Dark Window dell’autrice statunitense Rachel Gilling. Il 23 aprile 2025 arriverà anche il suo sequel, Two Twisted Crowns, perciò, in attesa di leggere il resto della storia, oggi vi racconto un po’ quella che è stata la mia esperienza con One Dark Window, un romanzo che per molti versi avrebbe potuto deludermi, ma che invece si è rivelato una piacevole sorpresa.
Di cosa parla One Dark Window
Elspeth è una ventenne che abita, insieme alla sua famiglia, nella città di Blunder, maledetta secoli orsono da una nebbia che la isola dal resto del mondo e che infetta chiunque vi si addentri. Il regno, governato dalla spietata dinastia dei Rowan, non tollera la sopravvivenza di nessun infetto, poiché chi viene colpito dalla nebbia imbriglia dentro di sé dei poteri magici. La magia al di fuori dell’uso delle Carte della Provvidenza, preziosi manufatti magici che conferiscono diverse abilità, è proibita. Elspeth stessa è infetta, nascosta e protetta dalla sua famiglia, ma la magia che l’infezione le ha donato ha qualcosa di strano: nessuna abilità particolare, solo una voce melliflua che le parla nella testa, solo un paio di artigli che le battono le pareti della mente.
Quando il Capitano dei Paladini, Ravyn Yew, chiederà ad Elspeth di aiutarlo in una pericolosa missione che potrebbe liberare Blunder dalla nebbia, la ragazza vede una possibilità: aiutare la sua gente e, al contempo, liberarsi dell’Incubo che perseguita i suoi pensieri. Ma fidarsi di Ravyn non è facile, soprattutto perché è lui ad essere a capo del plotone d’esecuzione che aspetta al varco gli infetti e che serve la Corona che ha giurato di distruggerli. Che ha giurato di distruggere lei.
Il sistema magico originale di One Dark Window
«Le carte. La nebbia. Il sangue» aveva detto mia madre a voce talmente bassa da sembrare un sussurro «È tutto collegato. Il loro equilibrio è delicato come la seta del ragno.»
One Dark Window, Rachel Gillig
Il primo punto forte che mi sento di addebitare a One Dark Window è il suo sistema magico. Quando si legge un romantasy, ormai è quasi scontato che si incorrerà nel tipico gioco di potere tra Luce e Ombre, in cui il protagonista bello e burbero detiene il potere dell’Oscurità e la protagonista coraggiosa e pura di cuore è invece pronta a sfidare il mondo intero armata di spada (spoiler: non aveva mai usato una spada in vita sua). Rachel Gillig invece ci propone qualcosa di diverso: il sistema magico ruota intorno a queste Carte della Provvidenza, manufatti magici donati agli uomini da un’antica divinità. Ognuna di queste carte, rare e molto preziose a seconda del loro seme, conferiscono a chi le usa delle abilità: il Cavallo Nero dà forza fisica, la Fanciulla rende chi la brandisce un’arma di bellezza e perfezione, il Calice avvelena qualsiasi bevanda rendendola un siero della verità, l’Incubo permette di penetrare la mente delle persone, la Falce costringe ad eseguire ogni ordine… ma nessun utilizzo delle carte è gratuito. La magia, ci ricorda spesso Elspeth, ha sempre un prezzo.
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L’espediente delle Carte della Provvidenza fa sì che chiunque, all’interno del romanzo, possa rappresentare una minaccia, perché il potere arriva da fuori. Non esistono grandi eroi, né personaggi invincibili. E questo, a mio parere, è un bene: i personaggi sono interessanti quando sono fallibili, quando è l’ingegno e non la forza che li deve trarre in salvo da un pericolo. E nel crudele sistema magico di One Dark Window l’ingegno diventa una prerogativa inevitabile, se si vuole sopravvivere. La stessa Elpseth è una protagonista piena di difetti ed è ben lontana da quell’ideale di perfezione e impavidità a cui spesso siamo costrette ad assistere. È un personaggio umano, insicuro, tormentato, ma che dentro cova una forza perpetuamente alimentata dalla sua rabbia e dal suo dolore.
Protagonisti originali e personaggi secondari che lasciano il segno
«La bella fanciulla salva il ragazzo malato con un bacio… il ragazzo guarisce miracolosamente e libera il regno dalla magia oscura.»
«Quasi» disse Elm posando su di me i suoi occhi verdi. «Solo che in questa fiaba, la fanciulla ha le mani sporche di sangue.»
One Dark Window, Rachel Gillig
Come accennavo, la protagonista di One Dark Window ci consente di esplorare un personaggio femminile diverso dalla solita caricatura di perfezione che i romantasy spesso ci propinano. Armata solo di un brutto caratteraccio e del terrore di essere scoperta in quanto infetta, Elspeth appare come un personaggio sfaccettato e costruito con una certa eleganza. Abbiamo detto che One Dark Window si categorizza come un romantasy dalle tinte gotiche, e questo si riscontra anche in Elspeth, descrittaci come una fanciulla di rara bellezza all’esterno (una bellezza molto timburtoniana, con il fisico asciutto, i lunghi capelli nerissimi, la pelle diafana e i tratti spigolosi) ma con un marcio segreto che ribolle dentro di lei: l’Incubo, che l’accompagna da anni sussurrandole antiche profezie o inquietanti indovinelli. In Elspeth ammiriamo – anche se in modo superficiale – il sempre affascinante tema del doppio.
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Ad affiancarla c’è Ravyn Yew, Capitano dei Paladini. Attenzione: so che questo libro ha tutte le prerogative per apparire come un banalissimo enemies to lovers in cui il nostro lui è un rigido brontolone tutto d’un pezzo, oscuro ed enigmatico, che tratta male una protagonista a cui poi, in fondo, essere trattata male piace anche. E invece no! (grazie a Dio) Ravyn, dietro la scorsa che impone il suo ruolo, è un uomo dolce, premuroso, dotato di una sorprendente delicatezza. Guidato da principi ferrei e da un animo buono, Ravyn sovverte un po’ quelle che sono le caratteristiche del tipico malessere che spesso libri di questo genere ci portano a romanticizzare. Il rapporto tra lui ed Elspeth l’ho trovato davvero ben orchestrato, basato sulla complicità e sui segreti che entrambi sono costretti a portare sulle spalle. Uniti dalla solitudine e dalla ricerca di comprensione, è facile innamorarsi di loro come coppia.
Come il corvo, l’uccello da cui prendeva il nome, c’era una spiccata intelligenza nei suoi occhi grigi. Quando mi guardava mi sentivo vista, compresa. Una linea ci univa, tracciata dal destino e dalla magia, che si estendeva oltre lo spazio e il tempo. Ravyn e io avevamo camminato su quella linea per tutta la vita, ignari di essere diretti l’uno verso l’altra.
One Dark Window, Rachel Gillig
Con piacevole sorpresa mi ritrovo anche a potervi dire che neanche i personaggi secondari mi hanno delusa. Di nuovo, in romanzi in cui la maggior parte dell’attenzione è concentrata sulla coppia protagonista, è facile incappare in personaggi secondari sciapi e poco incisivi. Invece Elspeth e Ravyn sono circondati da un bell’affresco di caratteri e personalità diverse, tra cui spiccano Elm, fratello minore dell’erede al trono, Ione, ambiziosa cugina di Elspeth, e l’Incubo stesso, un enigmatico intrigo di segreti e indovinelli su cui non vi anticiperò nulla.
Una scrittura semplice ma raffinata
Rachel Gillig si è dimostrata in grado di portare avanti con coerenza una trama di per sé semplice ma con molti elementi brillanti. La trama è importante, certo, tuttavia il punto è anche la modalità con cui viene raccontata. La scrittura di One Dark Window mi è scivolata addosso come acqua fresca: dinamica e coerente, la penna di Gillig ci trascina nella storia e rende One Dark Window uno di quei libri impossibili da mettere giù, che si leggono tutto d’un fiato. La scrittura di Rachel Gillig non brilla certo di genialità, tuttavia scorre bene, è giovanile ma non infantile, sicura nei suoi momenti di forza e a tratti anche dotata di una certa eleganza. Per tutti questi aspetti, in un certo senso mi ha ricordato la protagonista della storia che racconta, andando a creare un parallelismo tra voce narrante (Elspeth, in prima persona) e stile di scrittura. Un’accortezza che non spesso viene presa in considerazione ma che qui ho avuto modo di apprezzare.