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Nessundove: l’urban fantasy secondo Neil Gaiman

Nessundove: l’urban fantasy secondo Neil Gaiman

Al momento della sua pubblicazione, Nessundove è il secondo romanzo all’attivo di Neil Gaiman. Immaginate lo sconcerto con cui è stato accolto dai primissimi fan di Sandman: se Good Omens, il primo, vero romanzo, aveva ancora un legame per affinità tematica (sempre di divinità stiamo parlando), Nessundove doveva apparire il risultato di un colpo di sole bello e buono. Cos’era questa storia semi-comica ambientata nelle fogne di Londra e così irrimediabilmente inglese nei modi? Lo abbiamo detto anche nella live di Strega in biblioteca a lui dedicata (qui in formato podcast): Neil Gaiman si sposta da un genere all’altro con la stessa nonchalance con cui si muove tra i media e, a quanto pare, anche Nessundove in tempi non sospetti faceva lo stesso.

Dalla televisione al romanzo: le origini di Nessundove

Sì, Nessundove, uno dei romanzi più conosciuti e amati di Neil Gaiman, nasce come novellizzazione (novelisation) dell’omonima serie televisiva della BBC di cui Gaiman era sceneggiatore. Il romanzo uscì quasi contestualmente alla messa in onda nel settembre del 1996 e le differenze tra una versione e l’altra non sono poi così notevoli. I dialoghi sono rimasti praticamente uguali, lo stesso si può dire dei personaggi e dell’andamento narrativo salvo l’aggiunta di alcune scene qui e là. A spingere Gaiman a gettarsi nella scrittura del romanzo durante le riprese della serie tv furono le limitazioni del mezzo televisivo imposte alla sua immaginazione:

 

[…] Mi scontravo in continuazione con il fatto che quanto vedevo sullo schermo non corrispondeva a quello che avevo in mente. Un romanzo mi sembrò il modo migliore per far sì che la mia idea passasse direttamente nella testa dei lettori. 

Dunque, le differenze tra le due versioni non saranno tante, ma sono comunque consistenti. Non sto qui a dilungarmi in esempi, ma una rapida scorsa alle immagini della serie tv conferma che una storia urban fantasy come Nessundove ha sofferto, e pure molto, la scarsità di budget e le insufficienti capacità tecniche dell’epoca. E in quanto lettore, prima che scrittore, Neil Gaiman sapeva che la forma romanzo era l’unica a potergli concedere la libertà per dare corpo alla sua visione.

Nessundove Neil Gaiman

Prossima fermata: Londra Sotto

Richard Mayhew, l’arruffato protagonista di Nessundove, non chiedeva molto dalla vita: un buon lavoro in finanza, una fidanzata amorevole con cui condividere le giornate e la certezza di avere le chiavi di casa in tasca dopo aver chiuso la porta. Ecco, la porta. Anzi, le porte. Prima di lasciare la Scozia per la sconosciuta Londra, l’anziana che lo aveva scambiato per un senzatetto fuori da un pub è proprio dalle porte che lo mette in guardia. Quello che Richard mai avrebbe immaginato è che il sostantivo in questione si scrivesse in realtà con la maiuscola e che fosse il nome proprio di persona.

Nessundove Neil Gaiman

Porta è la giovane donna che, tre anni dopo quel fatidico e presto dimenticato avvertimento, Richard trova quasi in fin di vita accasciata sul marciapiede. La scelta coraggiosa di fermarsi a salvarla e condurla a casa propria gli costerà, in ordine, il fidanzamento con Jessica, l’appartamento e il quieto vivere. Porta viene infatti da Londra Sotto, la cui esistenza sotterranea è del tutto sconosciuta all’altra Londra, quella a cui Richard appartiene. Fra tunnel poco illuminati e stazioni della Metro trasfigurate, qui hanno trovato casa le persone “precipitate nelle fenditure del mondo”. Non solo brava gente, ma anche esseri mostruosi e senz’anima come quelli che stanno dando la caccia a Porta. Richard si trova trascinato così in una missione disperata, costretto ad accompagnarsi a tipi che sembrano usciti da un libro di fiabe pur di riuscire a tornare alla vita sicura e noiosa da cui Porta l’ha strappato.

Un urban fantasy moderno che dialoga con la tradizione

In un modo o nell’altro, tutte le opere di Neil Gaiman hanno sempre a che fare con il fantastico, territorio talmente vasto da poterle contenere tutte e allo stesso tempo così sfaccettato da rendere ciascuna di esse diversa dall’altra. Nessundove, nello specifico, rientra nel sottogenere dell’urban fantasy per via della centralità che l’ambientazione metropolitana assume all’interno della narrazione. Londra, che è protagonista al pari dei personaggi umani e meno umani che l’attraversano, si sdoppia in due città diametralmente opposte: Londra Sopra, ovvero la Londra frenetica e grigia che conosciamo, e Londra Sotto, quella che alcuni hanno definito come l’“inconscio collettivo” della prima ma che per voi e per me è innanzitutto il mondo altro da visitare, il fantastico dietro l’angolo (o sotto un tombino). È una specie di Corte di Miracoli, insomma, che esiste gomito a gomito con la città propriamente detta ma che a essa rimane invisibile salvo un esercizio di volontà non indifferente. 

Nessundove Neil Gaiman

Ancora, a Londra Sotto la linearità temporale è una barzelletta. Il passato non è remoto, ma prossimo, nel senso di vicino, poiché corre accanto e insieme al presente — “Sapevi che ci sono ancora dei soldati romani accampati vicino al fiume Kilburn?”, riferisce Porta al Marchese di Carabas. Londra Sotto si presenta come uno spazio che preserva e mantiene viva la memoria, una sacca temporale in cui nulla perisce mai per davvero. Che siano il Conte di Earl’s Court e i suoi guerrieri sassoni o la vecchia stazione del British Museum, ciò che viene dimenticato è a Londra Sotto che continua la sua esistenza.  

La vera particolarità di Nessundove sta nel modo in cui la parte urbana si intreccia a quella fantastica. Ho parlato di un Conte a Earl’s Court, ma c’è anche il Ponte della Notte, il Night’s Bridge, in corrispondenza del quartiere di Knightsbridge, e alla stazione di Blackfriars si trovano i Frati Neri. Nessundove non è semplicemente pieno di giochi di parole, è costruito in tutto e per tutto su di essi. A Londra Sotto i nomi delle stazioni della metropolitana sono da intendersi letteralmente, come abbiamo visto. Più tecnicamente, l’operazione linguistica portata avanti da Neil Gaiman si chiama ipostatizzazione e consiste nel ricollegare il significante a un presunto significato letterale originario, producendo a volte casi di personificazione (vedete il Conte e i Frati, ad esempio). La magia, se così possiamo chiamarla, sta tutta nelle parole.

Nessundove Neil Gaiman

La modernità dell’ambientazione di Nessundove si accompagna alla più classica narrazione della tradizione fantastica: il viaggio dell’eroe scandito da partenza, iniziazione e ritorno. Come molti dei personaggi creati da Gaiman, Richard parte da una situazione di contrasto fra sé e il mondo circostante. Come Shadow Moon, il protagonista di American Gods, Richard è spinto a entrare in contatto con una realtà altra da una sensazione, conscia o inconscia che sia, di essere fuori posto. È questa forte insoddisfazione personale con l’ambiente circostante a intraprendere in quell’altrove magico il suo personalissimo percorso di formazione.

Porta, Hunter e le altre: le personagge di Nessundove

Un momento: com’è che Richard arriva materialmente a Londra Sotto? Nessundove non rientra soltanto nell’urban fantasy, ma anche nel sottogenere del portal fantasy. Se le cose stanno così, il mezzo è presto detto: un portale. Anzi, una porta, Lady Porta. 

 

«Allora è un vezzeggiativo di Porzia?» chiese. 

«Cosa?»

«Il tuo nome.»

«No.»

«Come si scrive?»

«P-o-r-t-a. Come quelle attraverso cui puoi passare per andare da un posto all’altro.»

«Oh.» Doveva dire qualcosa, perciò aggiunse: «E che razza di nome è Porta?»

Lei lo guardò con i suoi occhi dallo strano colore e rispose, «È il mio nome.»

Grazie alla caratteristica tipica di famiglia, Porta aderisce al significato letterale del suo nome, personificando per Richard, l’eroe-in-divenire, il portale che gli permette di raggiungere il mondo fantastico. Non solo: il modo in cui Porta piomba nella vita di Richard e in cui da un giorno all’altro stravolge ogni sua certezza è tipico della cosiddetta manic pixie dream girl. Compito di questa giovane donna sopra le righe è scuotere il protagonista maschile dal suo immobilismo e mostrargli l’imprevedibile bellezza del mondo. Muovendosi tra l’archetipo e lo stereotipo, Porta rivela a Richard lo straordinario che si nasconde nelle pieghe dell’ordinario e lo accompagna verso una mutata consapevolezza di sé. 

L’altra grande personaggia femminile di Nessundove è Hunter. Nella traduzione italiana per forza di cose si perde l’ambiguità del suo nome, su cui si giocano i primi scambi di battute che la riguardano. La guardia del corpo migliore di Londra Sotto non può che essere un uomo, vero? E invece no. Magnifica e letale, non potrete non rimanere a bocca aperta di fronte alle scene di azione che la vedono protagonista assoluta. Come Porta, però, aderisce a uno stereotipo, nel suo caso quello della guerriera mercenaria — o all’archetipo della guerriera-amazzone, a seconda delle prospettive.

Nessundove Neil Gaiman

Possiamo dunque dire che Nessundove ha un problema con le personagge? Sembrerebbe proprio di sì. Porta è letteralmente un portale e la principessa in pericolo; Hunter, fedele al suo nome, è una cacciatrice provetta; Anestesia, la parla-coi-ratti è la prima guida di Richard e l’agnello sacrificale; Jessica è la fidanzata superficiale e manipolatrice. Attenzione, però, perché Neil Gaiman stesso, autore da sempre attento a un’adeguata rappresentazione femminile e queer, è consapevole di aver scritto delle personagge stereotipate e lo dichiara candidamente nel saggio Tutti i libri hanno un gender (lo trovate a questo link in inglese e tradotto in italiano nella raccolta Questa non è la mia faccia, edito Mondadori). Non c’è nessuna cattiveria dietro. Per quanto sia capace di parlare a chiunque a prescindere da genere, età e nazionalità, Nessundove è prima di tutto un’avventura maschile in cui, alle personagge tocca essere di contorno. Lo sono innanzitutto perché quella che ci viene proposta è una classica avventura fantasy incentrata sul viaggio dell’eroe e perché altrettanto classici sono i ruoli che il romanzo prevede. 

Eppure, per quanto stereotipate possano essere, l’agency di cui sono dotate è quella spinta contraria che sposta i loro confini un po’ più in là: dotata di un potere straordinario, Porta è furba e intraprendente e non ha certo bisogno che Richard la metta in salvo; Hunter, neanche a dirlo, è una donna, di colore, e pure queer che non ha rivali; Anestesia, nonostante la sua piccola taglia, mette paura a uomini doppi il grosso di lei; pure Jessica ha— no, mi spiace, non riesco a trovare lati positivi in Jessica.

Dalla parte degli emarginati: la critica alla società contemporanea

Il fatto che io mal sopporti Jessica ha una ragione ben più sensate dell’antipatia a pelle e ha tutte a che fare con ciò che Jessica sta a rappresentare nell’economia di Nessundove. Jessica è infatti la personificazione di quel sistema e di quei valori che Richard e il romanzo stesso rifiutano e che sono propri del capitalismo. Jessica è individualista nella peggior accezione possibile, mira al successo economico e a migliorare la propria posizione sociale, non importa chi deve schiacciare per raggiungerlo. Soprattutto, Jessica non esita a voltare le spalle a una persona in pericolo. Sin da questa prima scena chiave, Richard si muove controcorrente rispetto alla società in cui è inserito. Sceglie di vedere gli invisibili, e per il semplice fatto di essere entrato in contatto con Porta, quindi con un’emarginata, Richard scompare a sua volta. Di suo rimane un’impressione confusa e presto dimenticata.

Per sua natura, l’urban fantasy sposta il focus su chi vive ai margini o chi ai margini è stato rilegato, dunque si presta molto bene ad avanzare una critica sociale. Questo avviene grazie all’effetto di straniamento, che è comune al genere fantasy più che a ogni altro. L’ingresso in un mondo fantastico che funziona diversamente dal nostro, sia in meglio o in peggio, permette di fare un passo indietro rispetto alla propria realtà e di riflettere su di essa a distanza di sicurezza — questo è uno dei punti che abbiamo tenuto a sottolineare durante la live sul fantasy, che potete recuperare qui sotto.

In Nessundove la disposizione geografica delle due anime di Londra riproduce la struttura gerarchica che vuole i ricchi sopra e i poveri sotto e, allo stesso tempo, la rovescia perché è Londra Sotto a essere portatrice dei valori sani e giusti. A Londra Sotto troviamo una società vivace che abbraccia la diversità e il multiculturalismo:

Nella gente che lo circondava c’era qualcosa di profondamente tribale, decise Richard. Cercò di individuare i diversi gruppi: c’erano quelli che parevano scappati da una recita in costume; quelli che gli ricordavano gli hippy; gli albini con abiti grigi e occhiali scuri; quelli raffinati e pericolosi, in completo elegante e guanti neri; le donne gigantesche e praticamente identiche che si aggiravano in gruppetti di due o tre e incontrandosi si rivolgevano un cenno d’intesa; quelli dai capelli arruffati che dall’aspetto sembravano proprio vivere nelle fogne e che puzzavano in maniera terribile; e centinaia di altri tipi e generi.

Una cosa che mi ha molto colpito è anche l’attenzione che Gaiman rivolge alla circolazione dei beni all’interno di questa società. A Londra Sotta vige un sistema economico pre-capitalista che poggia sullo scambio di favori, che implicano una forma di fiducia reciproca, e sul baratto, basato sulla premessa che gli oggetti scambiati hanno lo stesso valore reale. Il Mercato Fluttuante, dove ogni sorta di cosa viene venduta e acquistata, propone un tipo di economia circolare in cui gli oggetti, anche quando non ricondizionati, non vengono mai buttati. Eppure, nonostante Londra Sotto sia custode dei corretti valori morali, ha alcuni elementi che la rendono arretrata e pericolosa, come la divisione in baronie e feudi, che, viene detto, porta alla faziosità.

“Fare attenzione allo spazio vuoto” e alle porte che si aprono

Ci sarebbe molto altro da dire su Nessundove. Mi viene in mente quel personaggio magnifico che è il Marchese di Carabas, trickster senza nome che finge di essere qualcuno che finge e cui Neil Gaiman ha dedicato Come il Marchese riebbe il suo cappotto (racconto esilarante che approfondisce in un’altra chiave il tema dell’identità). Una menzione d’onore la meritano anche Mr Croup, che ha nascosto la sua bestialità sotto un eloquio mellifluo à la Uriah Heep, e Mr Vandemar, il segugio da scatenare sul primo malcapitato. Sono cattivi vittoriani in piena regola, creature indefinite di puro male capaci di essere ridicole e agghiaccianti insieme. 

In breve, cosa regala Nessundove alle persone che lo leggeranno? Innanzitutto, un’avventura ai confini della realtà in una Londra inedita e una buona dose di sense of humour inglese (consiglio infatti una prima o seconda lettura in lingua inglese per coglierlo appieno). Andando in profondità, troviamo poi l’invito a non chiudere gli occhi di fronte a chi è in difficoltà e a mettere in discussione il sistema vigente o parte di esso. Infine, ecco il cuore di Nessundove: il rispetto dell’altro, l’amore verso il prossimo e, aggiungo io, il coraggio di varcare la porta verso un mondo sconosciuto.

Nessundove rappresenta la prima tappa di Welcome to the Gaimanverse, il Gruppo di Lettura dedicato alla scoperta delle opere più famose di Neil Gaiman e condotto da me e da Giovanna di @animainrivolta, che ringrazio per il confronto costante. Abbiamo lasciato Londra Sotto e ora stiamo visitando l’Altro-Mondo di Coraline. Clicca qui e accedi al nostro gruppo Telegram per unirti a noi!

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