Quando il folklore incontra il femminismo: Matsuda Aoko
Con il nostro gruppo di lettura (clicca qui per unirti alle prossime letture in compagnia!) abbiamo affrontato, nel mese di marzo, Nel paese delle donne selvagge, edito Edizioni e/o. La penna di Matsuda Aoko ci ha regalato un viaggio nel folklore giapponese, in una serie di racconti che hanno come protagoniste delle donne, all’apparenza normalissime. Solo addentrandosi nella lettura si scopre che di normale resta ben poco…
Nel paese delle donne selvagge: una raccolta di spiriti e demoni
I diciotto racconti presenti nel libro possono essere letti singolarmente, in ordine sparso o seguendo l’indice, saltando e tornando indietro all’occasione. Apparentemente sono storie autonome, ognuna con una protagonista diversa. Giovani donne o anziane, tutti gli aspetti della femminilità vengono approcciati: dal ruolo della donna in ambito familiari, alle aspettative sociali, al mondo del lavoro, addirittura temi così materiali come i peli e la necessità di farsi vedere “curata” per essere accettata. Con leggerezza, i grandi temi di cosa significa essere femmina in un mondo pensato, creato e diretto da uomini vengono sviscerati sotto una lente fantastica: quella del folklore giapponese. Gli spiritelli e demoni della tradizione nipponica diventano allora persone dai diversi tratti.
Una gelosia mostruosa e iraconda si vede fare un’offerta di lavoro post mortem per diventare un demone. Una ragazza sfuggente e brillante scopre essere un demone volpe solo sfiorando la fine della propria vita. In questo delicato equilibrio tra vivi e non vivi, tra passato e futuro, il libro di Aoko si presta a
una lettura tanto approfondita quanto una persona si sente di fare. È necessaria una semplice risata? Nell’assurdo dei racconti si può trovare. Vuoi rivedere la tua rabbia verso la società patriarcale in un contesto diverso da quello della tua singola vita giornaliera? È presente. È la passione per la mitologia giapponese che ti ha spinto a prendere il libro in mano? Le associazioni tra donna e spirito/demoni non sono casuali come ad un primo sguardo può apparire.
Un tasto dolente: la presenza maschile quando è necessaria e quando non lo è?
La struttura dei racconti è secondariamente intrecciata: possono essere letti singolarmente e comunque offrire una trama solida ma, al quarto o quinto racconto che si legge, ci si comincia ad accorgere dei richiami interni, dei nomi che riappaiono, dei personaggi secondari di un racconto che diventano i protagonisti di quello nuovo. Ed è qui che emerge l’unico elemento che, a mio parere, stona con la struttura e l’idea alla base del libro. Quello che emerge come protagonista assoluto del libro, presente dalla prima all’ultima storia in quasi tutti i racconti del libro, è un uomo. Non è un elemento necessario, e poteva facilmente essere sostituito da una presenza femminile. Certo, non è
un dettaglio che rende il libro androcentrico, ma sicuramente è uno spunto di riflessione sul fatto che anche quando si cerca di offrire un prodotto riguardante la sfera femminile, il rapporto delle donne tra l’io e il sociale, e altri grandi temi toccati, comunque non si riesce ad abbandonare la necessità di un uomo al centro della questione. Shigeru, la vittima di questa mia parabola, non ha nemmeno una presenza scenica così forte da essere notato, in questa sua costante presenza, alla prima lettura. Solo rileggendo il libro in occasione del gruppo di lettura mi sono accorta di questa continua apparizione, che dallo sfondo, a malapena citato, diventa coprotagonista del racconto finale. Per quanto minimo, sicuramente è un dettaglio che mi ha fatto amare meno il libro rispetto al primo impatto.
Non solo per esperti della mitologia giapponese: guida alla tradizione di Matsuda Aoko
Al termine di Nel paese delle donne selvagge è possibile trovare un “elenco sintetico” sulle storie dei fantasmi che hanno ispirato i diversi racconti di Matsuda Aoko. Con una scarsa apparizione di leggende popolari, in realtà sono quasi tutte storie appartenenti al rakugo e al kabuki, che sono due forme di teatro tradizionale giapponese. Il teatro kabuki, che presenta alcuni elementi in comune con la struttura del teatro Masque occidentale, è caratterizzato da una mescolanza di drammaturgia e danza tradizionale. A lungo considerato come un’arte esclusivamente maschile, ad oggi solo le performance più tradizionali
conservano un cast interamente al maschile, anche per i ruoli femminili (di nuovo, sottolineo la vicinanza all’esperienza italiana dei castrati). Si crede sia originario del periodo Edo, spesso come fonte di informazione per la borghesia per fatti drammatici realmente accaduti, e continua ad essere una delle forme di rappresentazione teatrale più iconiche e amate nella tradizione nipponica.
L’altra forma citata ne Nel paese delle donne selvagge, quella del rakugo, si allontana molto come struttura da quella del kabuki. È infatti una forma di monologo comico, dove un unico attore si trova in ginocchio al centro del palco, narrando la farsesca vicenda. Similarmente al teatro della maschera italiana (pensate al nostro Arlecchino o Pulcinella), i personaggi sono macchiette stereotipate, le storie sono molto brevi e la struttura, nella sua semplicità, mostra una lezione agli spettatori. La differenza principale è che nel rakugo la
riuscita dello spettacolo sta tutta nella capacità narrativa dell’unico soggetto presente sul palco. Anch’esso originario del periodo Edo, ha avuto una diffusione più limitata in occidente come forma teatrale, perché viene utilizzato il dialetto come lingua narrativa. Si vede un esempio di rakugo anche nella serie TV animata Blue Eye Samurai.
Contestualizzando i racconti come squarci teatrali, vi si può leggere una profondità ulteriore, una morale popolare che viene modernizzata e presentata sotto una luce femminista, sicuramente non esistente al momento della nascita dei miti popolari che sono poi stati trasposti in queste rappresentazioni. Una riappropriazione di quella mitologia che, indipendentemente dal luogo geografico in cui ci si trova, vede la donna come facilmente corruttibile, malvagia per natura, isterica o tentatrice. Una rivincita, una storia alla volta.
Dopo Matsuda Aoko: fame di letteratura giapponese?
Se la lettura di Nel paese delle donne selvagge vi ha soddisfatto, o se in generale il mondo della letteratura giapponese vi affascina, ho pronti altri consigli per voi nell’articolo che potete leggere cliccando qui! Ma il principale suggerimento che posso darvi sarà sempre e solo: lasciatevi ispirare, e godetevi il viaggio.