Nannina, un romanzo che racconta di Vita
Nannina, primo romanzo pubblicato il 18 aprile 2023 dall’autrice Stefania Spanò, edito Garzanti, ad un primo sguardo potrebbe sembrare uno di quei libri che sono nati grazie all’influenza che ha avuto “L’amica geniale”, la celebre saga di Elena Ferrante, sulla narrativa italiana. Ma nonostante alcuni dettagli in comune, come ad esempio l’ambientazione campana e la giovane età di una delle protagoniste, si tratta di un romanzo assolutamente autentico e personale. Un romanzo che parla di più generazioni, dell’infanzia, di relazioni familiari, di cosa voglia dire vivere in un paese del sud in cui il nome della famiglia, e ciò per cui è ricordata, riesce a nascondere il nome proprio. Parla di Secondigliano, di vivi e di morti e della necessità di raccontare, di cosa vuol dire essere bambina, ragazza, donna.
La trama di Nannina
“Nannina” parla della storia di Stephanie e di sua nonna, Nannina, ambientata a Secondigliano, nella seconda metà del 1900. Stephanie è una bambina, vive con i suoi genitori, proprio al piano superiore a quello in cui vivono sua zia Rosetta e Nannina, con una madre, Adelina, che vede in lei tutto quello ciò a cui ha dovuto rinunciare a causa sua. Adelina le permette raramente di uscire di casa, mai da sola: Stephanie in città viene chiamata “la piccola Adelina” o “la nipote della pazza”, non può giocare in strada, perché è “femminuccia”, e passa le giornate sul balcone a leggere oppure scendendo a casa da zia Rosetta per stare con Nannina. Nannina, così anziana e a tratti rude, nasconde un passato che Stephanie è curiosissima di scoprire; lei era infatti “cuntastroppole”, ovvero “racconta storie”. Per alcuni è solo una vecchia pazza, per altri una donna che, grazie ai suoi racconti recitati in cortile, ha riconsegnato una dignità ai cittadini di Secondigliano. È infatti sua nonna che le insegna l’importanza delle parole e delle storie. Toccherà a Stephanie trovare la propria voce attraverso i “cunti”.
“Per le femmine tutte le cose sono più difficili. Devi imparare a difenderti. Tu devi sempre tenere il coraggio di parlare, Stephanie”: è questo l’insegnamento che sua nonna lascia alla nipote, attraverso i suoi racconti e narrando la storia della propria vita, dai grandi amori, ai cunti in cortile, all’esperienza in manicomio. Scopriamo attraverso questo romanzo due generazioni e due personaggi complessi, che si raccontano al lettore. Stephanie cresce, sentendo crescere con lei la sua diversità rispetto agli altri del quartiere, lei non vuole piangere sotto ad un carcere, vuole fare le scuole difficili, e scopre la preziosità della sua estraneità con cui vuole proteggere e contagiare gli altri.
La femminilità in Nannina
All’interno della storia di Nannina, vediamo una narrazione che prevede una sola voce, quella di Stephanie, che contemporaneamente scopre la vita di sua nonna e sé stessa attraverso lei. Vediamo ripercorrere la vita di Nannina, del suo matrimonio, della sua famiglia, dell’esperienza in manicomio, della sua passione per storia e di quella per un giovane uomo di cui si invaghisce. Una donna la cui voce è accettata, ma non sempre, motivo per cui proveranno a metterla a tacere rinchiudendola all’interno di un manicomio. Al contempo approfondiamo la vita interiore di Stephanie, che conosciamo da bambina, ma che vediamo affrontare l’arrivo del primo ciclo mestruale e la sua scoperta della propria femminilità, il lutto che si attraversa nel momento in cui una bambina si scopre giovane donna, le prime sensazioni fisiche legate alle prime esperienze sessuali, la scoperta di sé. Il tutto narrato da una voce che utilizza un linguaggio crudo, schietto, diretto ed esplicito, che non censura alcun aspetto del divenire donna. All’interno di questo romanzo, sono le protagoniste femminili a muovere la narrazione, che circola totalmente attorno alla loro storia.
La realtà di Secondigliano in Nannina.
La realtà in cui la storia è ambientata è quella di un paese in cui gli uomini che sono ricchi lo sono per le motivazioni sbagliate, in cui per settimane la gente preferisce rimanere chiusa in casa, temendo piogge di proiettili a cielo aperto. Un luogo distrutto e rinato dopo un devastante terremoto, in cui “se non ti mimetizzi muori e se ti mimetizzi muori lo stesso”. La scrittura dell’autrice e la voce della protagonista permettono al lettore di intravedere la realtà in cui si sviluppa la narrazione, di sentire rabbia, sconforto, odio e amore per questo luogo, di annusare l’ingiustizia, senza poterla mai assaporare del tutto, ma promuovendo una maggiore sensibilità nei confronti di determinate tematiche. Poter leggere del terremoto che ha sconvolto Secondigliano e delle ingiustizie che sono seguite, di tutta la periferia di Napoli e la sua criminalità figlia di questo episodio tremendo, delle storie che sono nate, l’influenza che ha avuto nelle due protagoniste, sentirsi così vicini a esperienze di vita così autentiche è un’esperienza di lettura che vale la pena fare. Storie di vita come questa, sono racconti preziosi, intimi, ma necessari.
“[…] Per quanto lontano io possa andare, il mio quartiere è un buco nero: risucchia tutto quello che prova a scappare. Non ci saranno licei né letteratura a salvarmi dalla ferita aperta che mi sanguina dentro e quando apro bocca appesta l’aria di miasmi che parlano al posto mio e dicono al mondo chi sono e da dove vengo.”
L'importanza della narrazione, del folklore e delle parole
La narrazione è uno strumento proprio dell’uomo, utilizzato già dai primi uomini, per celebrare momenti di passaggio come matrimoni, funerali, riti di iniziazione. L’Uomo ha sempre raccontato storie, nonostante non siano state trovate motivazioni evoluzionistiche sufficienti a comprendere il perché di questo fenomeno. Ed in Italia, dal punto di vista narrativo, possediamo una grande eredità folkloristica. La storia di Nannina è una storia di una donna realmente esistita, realmente nonna dell’autrice. Quest’ultima, con questo romanzo, dà a Nannina il ruolo di anello di congiunzione tra il folklore orale ed il teatro di narrazione. Nannina modifica le proprie storie in funzione del proprio pubblico, riadattandole e processandole in funzione di coloro che le ascolteranno, scegliendo quali cambiamenti apportare alle proprie storie in modo tale da incontrare ogni individuo che sarà all’ascolto.
“I cunti li fanno i vivi per i morti”, sarà questo il leitmotiv dell’intera storia, che ha inizio proprio con la morte di Nannina, un modo per tener legati i bambini alla tradizione. Ciò avviene anche in maniera inversa, i bambini infatti riprendono le proprie storie dalla tradizione. Una scena intensa e toccante all’interno del libro vede alcuni bambini che, nel momento in cui gli viene concesso spazio per narrare una storia, scelgono di raccontare storie dei propri nonni. Questo contatto tra vivi e morti è solo uno dei tanti elementi che compongono questo testo.
Llettori che potranno amare Nannina:
Nannina è un libro perfetto per chi ama scoprire storie intrise di vita, storie vere, realtà più comuni di quanto si possa pensare. Un libro perfetto per chi ama narrazioni in cui si può osservare quanto la parole, la narrazione e la lettura possano essere fondamentali per chi ha bisogno di trovare la propria voce in una realtà che permette solo silenzi e testa bassa. Una storia perfetta per chi ama i romanzi che parlano di più generazioni, per chi ha avuto una nonna singolare e l’ha amata con tutto il cuore. Un libro in cui si lascia in eredità la propria storia e la propria vocazione a qualcuno che si ha amato, affinché possa continuare a diffondere e trasmettere quanto ha acquisito. Un libro che consiglio a chi ha un rapporto singolare con Napoli e con la sua cruda realtà.