Midnight in Everwood di M.A. Kuzniar, la recensione
Se siete appassionati di balletto classico o, come me, siete semplicemente cresciuti con il cartone di Barbie e lo Schiaccianoci, allora non potete perdervi Midnight in Everwood, la sfavillante reinterpretazione di M.A. Kuzniar del racconto che ci ha incantati con le sue magiche ambientazioni. Pubblicato per la prima volta nel 1816 dal tedesco Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Schiaccianoci e il re dei topi è un racconto in forma di fiaba originariamente rivolto ad un pubblico infantile. La trasposizione in balletto – musicata da Tchaikovsky al tramonto del secolo XIX – è in realtà ispirata ad un secondo racconto, di quasi trent’anni successivo: Storia di uno schiaccianoci, dalla penna di Alexandre Dumas.
È in questa duplice tradizione che Midnight in Everwood si innesta, dando vita alla rielaborazione di quello che è diventato un vero e proprio classico di Natale, dotandolo di una scenografia accattivante e di una solidissima base storica – l’Inghilterra aristocratica dei primi anni del Novecento. Già apprezzata dall’editoria britannica per la serie middle-grade The Ship of Shadows, ispirata ai viaggi dell’autrice stessa, Midnight in Everwood è il romanzo d’esordio di M.A. Kuzniar rivolto ad un pubblico adulto. Kuzniar calca il palco con delicatezza, sulle punte, lasciandosi dietro una scia di neve e lustrini da cui è impossibile liberarsi.
Midnight in Everwood, una moderna fiaba natalizia
It was a rainy day when the magic came, and once magic has entered your life, you stay in its glittering clutch forever.
Midnight in Everwood, M.A. Kuzniar
Nel gelido inverno del 1906, nella cittadina di Nottingham, la ventunenne Marietta Stelle sa che i giorni in cui potrà ancora danzare spensieratamente sono contati. Quando tutto ciò che vorrebbe è presentarsi all’audizione per una prestigiosa compagnia di balletto, è invece costretta dalla famiglia facoltosa a sposarsi, occupando il posto che le spetta nella società aristocratica inglese. La comparsa di Drosselmeier, un misterioso inventore di giocattoli appena trasferitosi nel quartiere, capita nel momento in cui Marietta ne ha maggiormente bisogno, consentendole di tingere la sua vita grigia con il luccichio tipico della magia. Per di più, i suoi genitori sembrano approvare il nuovo vicino, un buon partito a cui concedere la mano della propria figlia. Per conquistare l’affetto della ragazza, Drosselmeier costruisce un’elaborata scenografia per il balletto che Marietta eseguirà nel salotto di casa, davanti agli occhi della famiglia. Eppure, maggiore è il tempo che i due trascorrono insieme, maggiore è l’insistenza del presentimento che disturba Marietta – il presentimento che una crepa oscura e crudele si nasconda dietro l’ammaliante maschera di Drosselmeier.
È proprio a seguito dell’ennesima attenzione indesiderata da parte dell’uomo, la notte della vigilia di Natale, che Marietta si rifugerà tra le scenografie del suo palcoscenico. Mentre il grande orologio batte dodici colpi sonori, la giovane scoprirà di aver abbandonato la sala da ballo di casa sua, venendo catapultata in un immenso palazzo di ghiaccio dove balli e banchetti sembrano susseguirsi in eterno. Nello scenario tanto incantato quanto pericoloso di Everwood, Marietta dovrà escogitare un modo di sfuggire alla gabbia dorata che Drosselmeier le ha forgiato intorno, prima di rimanere prigioniera per sempre.
Midnight in Everwood tra rielaborazione e novità
You have discovered the delights of Everwood, of course. A land of ice and sugar, enchanted beyond measure. From which door did you seek entry?
Midnight in Everwood, M.A. Kuzniar
Nell’arco di meno di trecentocinquanta pagine, il romanzo segue l’originale struttura in due atti, introdotti da brani delle opere di E.T.A. Hoffmann e di Alexandre Dumas. La narrazione, incantevole e affilata, è in grado di trascinare il lettore in un regno fantastico di sentieri innevati e villaggi di marzapane. Senza sfociare nella retorica pedissequa, le ambientazioni di Everwood omaggiano le originali de Lo Schiaccianoci. Le descrizioni sono sensoriali, grazie anche all’amplissimo ventaglio lessicale utilizzato. Paesaggi innevati, abiti confezionati per il ballo, cibi riccamente guarniti e danze interminabili si dipanano davanti all’occhio del lettore con la nitidezza di una scenografia.
In una storia del genere, dove tutto è magia, sono le parole a detenere il potere, e l’abilità dell’autrice risiede proprio nell’usarle, dosarle, a proprio favore. Perché l’apparato descrittivo di questo libro è massiccio; dopo i primi passi di Marietta a Everwood ci siamo fatti un’idea sufficiente di quanto sia incantato quel luogo. Eppure, con il procedere della narrazione le descrizioni non diminuiscono; anzi, martellano insistenti, ridondanti. Bellissime, meravigliose, ma fatali. I colori sgargianti marciscono, l’aria zuccherosa diventa tanto stucchevole da cariare i denti. La sensazione è quella di trovarsi in una di quelle palle di neve che stordisci nell’agitare per guardare i fiocchi colare a fondo. È bello, finché non ti immagini dall’altro lato di quel vetro. L’ampollosità delle descrizioni diventa quindi metafora della prigionia di Marietta. Lo zucchero non è più dolce, ma affilato come ghiaccio. Everwood ha l’apparenza di una sirena che ammalia per uccidere.
Sogni, libertà... e amore
She could not sleepwalk through a life of luncheons and dinners and a marriage that would pin her in place, a butterfly with steel pins puncturing its wings, preserved and beautiful in its glass cage though its heart beat no longer. She needed to set herself free.
Midnight in Everwood, M.A. Kuzniar
La situazione iniziale non è estranea ad altri romanzi – storici o meno – in cui la protagonista femminile tenta disperatamente di ribellarsi al futuro scialbo che le viene imposto contro il suo volere. Si tratta di un’impalcatura lenta ma necessaria a delineare il carattere di Marietta. La narrazione cambia completamente passo non appena si ritrova intrappolata a Everwood, dove pericoli e rivolgimenti di trama si susseguono al ritmo martellante della ribellione latente. Da ragazzina in balia di un destino avverso, le vicende trasformeranno Marietta in una donna forte e orgogliosa, dotata di coraggio e lealtà, pregi che le permetteranno di stringere legami di amicizia saldi e sinceri, tingendo il romanzo con i colori dell’emancipazione femminile. Sono numerose e apprezzabili, infatti, le scene in cui Marietta e le sue amiche si scoprono a trovare la forza di superare gli ostacoli proprio grazie all’intensità del loro legame. Spesso disposta a cacciarsi nei guai per colpa della sua testarda determinazione, Marietta è un personaggio che rimane fedele a se stesso nonostante la sua evoluzione, anche e soprattutto quando il sentimento romantico sboccia dalla neve.
“Never dull your sparkle for anyone else, flame fiercely into your own glittering future.”
Midnight in Everwood, M.A. Kuzniar
In un regno governato da un re tirannico che si diverte a collezionare oggetti, Marietta è soltanto uno dei tanti, al pari di una ballerina di cristallo da appendere all’albero di Natale. Ma non per il capitano della guardia reale. Tra Marietta e Legat il sentimento nasce lentamente, proibito. Pur non occupando il centro della scena, è impossibile evitare di lasciarsi conquistare. M.A. Kuzniar costruisce una storia d’amore travolgente e agrodolce che non vorrete dimenticare. Attualmente è possibile leggerla solo in lingua originale, ma attendiamo con ansia che Midnight in Everwood arrivi anche in Italia come prossimo regalo di Natale.