
La Lady Macbeth di Ava Reid: top o flop?
Abbiamo recentemente parlato di Ava Reid nella recensione del suo Juniper and thorn, curato dall’imprint di Edizioni e/o Ne/oN, che ormai da mesi porta nelle nostre librerie titoli molto interessanti nel panorama fantasy. La protagonista di oggi è di nuovo questa dibattutissima autrice: il 5 marzo è infatti stato pubblicato da Ne/oN il suo ultimo romanzo, Lady Macbeth, un’opera che ha l’ardire di re-raccontare la tragedia shakespeariana di Macbeth dal punto di vista della sua astuta e crudele moglie. Ma è davvero questo ciò che attende lettrici e lettori? Quello che abita le pagine del libro è ciò che ci promettono la sua intrigante copertina e il suo evocativo titolo?
Chi scrive questa recensione mette le mani avanti!
Proprio così, stavolta sono obbligata a prostrarmi di fronte alle professoresse e ai professori di letteratura inglese: purtroppo il testo shakespeariano di La tragedia di Macbeth non è di mia competenza. Ho studiato questo immenso autore all’università, ma il mio docente dell’epoca preferì soffermarsi su altre opere (chiedetemi quello che volete su Romeo e Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate e Amleto… ma di re scozzesi ne so poco e niente). Avendone sentite di tutti i colori sul Lady Macbeth di Ava Reid da parte di persone ben più colte di me in materia, ho deciso di scrivere questa recensione soffermandomi unicamente sul testo che mi sono ritrovata per le mani. Perciò, appassionatissime e appassionatissimi lettor* shakespeariani, abbiate pietà di una povera stolta e confidate nel fatto che, a prescindere se Lady Macbeth di Ava Reid vi sia piaciuto oppure no, questo testo ha avuto il grande merito di farmi rispolverare il mio tomo di Opere scelte di Shakespeare per spingermi finalmente a recuperare la tragedia. Anche solo per questo, Ava, io ti voglio bene.
Tornando al testo... di cosa parla questo Lady Macbeth?
Roscille, unica figlia dell’inglese duca di Breizh, viene data in sposa per saldare un’alleanza politica con il barone di Glammis, lo scozzese Macbeth. Fin qui, nulla di strano: sono milioni le nobildonne che nella storia sono state costrette ad unioni politiche. Eppure c’è qualcosa di strano in questo matrimonio. C’è qualcosa di strano sia in Roscille – la dama dalla bellezza innaturale, con il volto sempre coperto da un velo perché gli uomini non possano incrociare il suo sguardo maledetto da una strega – e c’è qualcosa di strano in Macbeth, un guerriero ambizioso e insaziabile di potere, la cui pelle è così dura che sembra nessuna lama possa scalfirla. Nel momento in cui Roscille posa i piedi sul suolo scozzese, la sua mente è allerta: il castello di Glammis è un luogo popolato da soli uomini, sotto le cui fondamenta il mare si muove in tumulto e le cui pareti sembrano sussurrare presagi di morte. Come potrebbe una lady sopravvivere circondata da tanta violenza? O forse dovremmo chiederci: come potrebbero cento uomini difendersi dagli occhi di una strega?
L'importanza del punto di vista: un'ambigua terza persona presente
Ava Reid ci pone di fronte ad un altro dei suoi esperimenti. Reduce dalla lettura di Juniper and thorn, credo di aver capito due cose sul conto di questa autrice: adora le sfide tanto quando adora sfidare i suoi lettori… e potrebbe avere dei problemi con la figura paterna (chi ha letto anche Juniper and thorn capirà). Ma restando focalizzati sul primo punto, Lady Macbeth è un romanzo che stuzzica la mente del lettore, ponendolo di fronte a mille quesiti e mille dubbi. Primo tra tutti: di chi devo fidarmi? Che poi, se ci pensiamo, la fiducia è proprio il tema cardine del libro: una fiducia perennemente messa in dubbio e logorata dalle bugie.

Ava Reid sceglie di raccontarci questa storia in una terza persona presente. Seguiamo come una soggettiva quello che Roscille fa “in scena”, eppure abbiamo un filtro tra noi e la sua mente: una terza persona che ci racconta i suoi pensieri, le sue sensazioni, ma che allo stesso tempo ci consente di mantenere un certo distacco. Di lasciarci intuire quanto di quello che Roscille pensa sia frutto della sua percezione e quanto sia, invece, un dato di fatto. Siamo catapultati in questa arida Scozia, fredda e maschile, circondati da uomini guerrieri e dalle usanze barbare. Tutto ci sembra sgradevole, siamo a disagio, ci manca l’aria. Eppure queste sensazioni appartengono a Roscille, e per l’interezza del libro è questo che dovremo sempre tenere a mente: di chi è il punto di vista.
Le grazie della civiltà si snodano verso il resto del mondo dal seggio papale a Roma, gemma brillante al centro di tutto. Ma la luce della Santa Sede si affievolisce con la distanza: lontani da Roma, qui si trova l’oscurità nuda e primitiva del mondo. Il castello di Glammis si staglia sulla scogliera, volgare e desolato. […] Quelle che all’inizio Roscille pensa essere croci, sono soltanto feritoie per le frecce. Non ci sono bassorilievi lungo i barbacane o la merlatura, nessuna incisione per proteggersi dal pallido Ankou, lo spirito della Morte […] ma forse c’è qualcosa di diverso che tiene a bada la Morte a Glammis.
Lady Macbeth, Ava Reid
Roscille è una donna che esce dall’elegante casa del padre, che l’ha tenuta vicina, plasmandola come una cosa sua, per poi essere rigettata nel castello del marito, uno sconosciuto ombroso e assetato di guerra. Roscille è spaventata, detesta la Scozia perché rappresenta tutto ciò che odia: la lontananza dalla sua patria, un matrimonio forzato, un uomo che non ama e che non ha scelto, un’esistenza solitaria. Se ogni cosa è quindi soggetta a questo filtro, non facciamo fatica a immaginare la Scozia come l’Inferno in terra e l’Inghilterra, da cui Roscille proviene, come il Paradiso. Ma è davvero così? Durante il dipanarsi della storia, scopriamo che neanche la sua terra d’origine è un luogo di pace e dolcezza… anzi, la corte del duca di Breizh è un nido di serpi, governata da un uomo subdolo e serpentino, che disprezza la “barbara” violenza delle armi scozzesi ma che non lesina sull’amore per la tortura e la menzogna. Forse il reale messaggio di Ava Reid è: può un mondo governato unicamente dal maschile, in cui alle donne sono consentiti solo il mutismo e l’ubbidienza, eludere la guerra, la violenza, la crudeltà? (Non è un caso, allora, che l’unico personaggio maschile positivo della storia proprio uomo del tutto non sia…)
Roscille, Roselle, Rosalie, Roscilla: chi è questa Lady Macbeth?
E se il maschile è violenza, guerra e crudeltà, al femminile quale ruolo spetta? Osserviamo i personaggi che Ava Reid ci propone. Nelle retrovie troviamo Hawise e Senga, la prima e l’ultima ancella di Roscille. Hawise la salutiamo dopo poche righe, mentre abbiamo modo di conoscere meglio Senga, una donna cacciata dal proprio villaggio per i suoi comportamenti lascivi. Senga rappresenta una femminilità vitale, popolare, che si è già fatta donna e che ha scelto di nutrire la sua femminilità con avventure amorose lontane dal matrimonio. Poi abbiamo le tre streghe, megere tenute in catene nei sotterranei del castello che lavano incessantemente la biancheria mentre snocciolano profezie: agli antipodi di Senga, le streghe sono quasi delle non-donne, neanche considerabili esseri umani, che hanno perso qualsiasi luce e qualsiasi speranza. Se Senga è la vita e il quotidiano, le streghe sono la morte e l’inesplorato. E allora Roscille che cos’è?

Stranamente, qui nel corridoio deserto, le tornano alla mente le parole del padre. Tu sei qualunque creatura io voglio che tu sia. L’ha mandata a Glammis come sposa, corpo molle dentro un abito bianco. Ma forse dopotutto ha infiltrato nel castello, nascosta sotto il velo, una faina. Una creatura astuta, forse. O semplicemente una dai denti aguzzi, spietati.
Lady Macbeth, Ava Reid
Roscille non accetta che, in quanto donna, debba sottomettersi ad una vita di soprusi. Non accetta la resa. Non ci sta proprio all’idea di dover essere abusata dal marito ogni notte (e infatti escogiterà un piano per tardare la consumazione del matrimonio il più a lungo possibile). Non ha mai chiesto di essere moglie, così come non ha mai chiesto di essere madre. Se è per questo (ricalcando il dubbio di Amleto), non ha neanche mai chiesto di essere messa al mondo: perché quale crudele divinità potrebbe mai dare la vita ad una donna in un mondo in cui le figlie sono destinate solo alla sofferenza?
Il momento più brutale e crudele del romanzo, a mio parere, è quando Macbeth affronta con Roscille il tema del concepimento del suo erede: se Roscille rimarrà incinta di una femmina, la gravidanza verrà interrotta prima che la bambina nasca, così da poter lasciare il ventre libero per l’arrivo di un maschio. E se a venir concepita è una femmina, la colpa è tutta della madre: un seme virile come quello di Macbeth non darebbe mai alla luce una donna. Le donne, in questo spietato mondo di uomini che Ava Reid tratteggia (e che, ahinoi, non è così dissimile dalla realtà storica dell’epoca), non hanno neanche diritto di nascita.
Una storia brutale: il female rage di Lady Macbeth
Lady Macbeth è un romanzo che oggi inquadreremmo in tutto e per tutto in quel sottogenere tematico che sui social abbiamo imparato a denominare “female rage“. La rabbia che Roscille prova nei confronti di quel maschile che l’ha costretta ad un’esistenza servile e fustigata emerge dalle spietate parole che Ava Reid usa per descrivere tutto ciò che circonda la protagonista e che è simbolo del dominio di suo marito. Lady Macbeth diventa dunque un personaggio ribelle e infuriato, che durante la gran parte del romanzo non farà altro che tentare di sopravvivere. Roscille compie azioni egoiste, a volte pavide e sciocche; mente e inganna, tradisce e uccide anche quando non vorrebbe: farebbe qualsiasi cosa per preservare se stessa, la sua integrità di donna, la sua dignità di essere umano. Quel ferreo istinto di sopravvivenza si piega solo nel momento in cui nella sua vita compare, forse per la prima volta in assoluto, l’amore. Un amore che si dipana nella relazione con un uomo che non è suo marito e nell’intimità che si crea con Senga. Roscille, prima di questo cambiamento di rotta, non aveva nulla, eccetto se stessa, per cui combattere. Adesso che di fronte a lei si è aperta una nuova strada, magari una speranza di felicità, è disposta a tutto pur di proteggerla.
«È tutta la vita che vi costringono a indossare la museruola» dice «così che non turbiate l’architettura del mondo. Ma un cane che porta la museruola pensa soltanto alla propria miseriam alle proprie catene. Possono sottrarvi il potere del corpo, ma non possono privarvi della mente.»
Lady Macbeth, Ava Reid
Il tema dell’amore come folgore in grado di spezzare ogni catena è un tema che ricorre nella narrativa di Ava Reid: esattamente come per Marlinchen (la protagonista abusata dal padre di Juniper and thorn), anche la furia di Roscille soggiace sottopelle per gran parte del romanzo, fino ad esplodere nel momento in cui si rende conto che una vita alternativa è possibile. Che un barlume di luce le ha toccato la guancia. Il mutamento interiore è lungo e faticoso, e spesso ci rende facile l’imprecazione: vorremmo vedere queste protagoniste intrepide sin da subito, immediatamente pronte a mettere a fuoco e fiamme il mondo, ma la vita non è mai così eroica. La vita non è mai giusta. Eppure, sia Marlinchen che Roscille infine troveranno la via per evadere dalle prigioni che gli uomini hanno costruito per contenerle, psicologiche o fisiche esse siano.
Quindi Lady Macbeth è un top? Sni...
Venendo alle considerazioni finali, Lady Macbeth è un romanzo che ha due grandi punti a suo favore: scorre come acqua fresca e ha una scrittura che sorprende per essere immersiva ed atmosferica. Sfogliando le pagine, riusciamo a sentire il mare infuriare sotto i nostri piedi, le orecchie vengono inondate dal fragore della battaglia, il palato sente il ferro del sangue. Tuttavia molti dei concetti che Ava Reid cerca di esprimere, a lungo andare, tendono a ripetersi sempre uguali, senza un’evoluzione omogenea, rischiando di risultare superficiali, a volta addirittura infantili per la loro rozza radicalità. Terminando il romanzo viene da chiedersi se allora gli uomini all’interno di questo libro vadano considerati tutti malvagi, così come spesso sorgono dubbi sulla tanto millantata intelligenza di Roscille (un appello per gli autori e le autrici all’ascolto: per farci capire che un personaggio è intelligente, fatelo comportare come tale senza ripeterci ossessivamente quanto sia intelligente… si rischia di fare brutte figure). Forse con un’approfondimento generale della vicenda si sarebbe arrivati più in profondità? Forse non serviva rendere qualunque personaggio maschile così brutto e cattivo? Forse scomodare un personaggio come la Lady Macbeth di Shakespeare non era necessario per raccontare una storia di female rage?
Ripeto, sull’ultimo punto io sono a corto di cartucce! Ma sapete chi ne sa molto più di me e potrebbe raccontarvi qualcosa in più su Lady Macbeth? Flavia Vetere e Beatrice Mandelli in un episodio del nostro podcast tutto dedicato ai retelling della Tragedia di Macbeth scritti dal punto di vista della sua celebre Lady!
