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La coda delle lucertole di Alice Cervia

La coda delle lucertole di Alice Cervia

Alice Cervia nasce in Toscana nel 1984 e dopo la laurea in Scienze Politiche lavora per diversi anni nel settore della comunicazione. Nonostante tuttora lavori come production manager nel campo delle serie animate, la scrittura è una parte importante della sua vita.

Ha pubblicato diversi racconti brevi su numerose riviste come Coye, Piegàmi, La nuova carne e Tits’n’Tales. Nel 2022 è stata tra i vincitori del premio “Short Kipple” con il racconto Colori Clandestini e del contest letterario “Crimen Cafè” con il racconto Vuoti a vendere. La coda delle lucertole è il suo primo romanzo breve, gentilmente inviatoci da Augh Edizioni, che ringraziamo per la copia.

La coda delle lucertole è un romanzo brevissimo, di appena 47 pagine, che si leggono voracemente senza avere il tempo di accorgersi dello scorrere del tempo. In queste pagine è concentrata una storia molto particolare, che rende questo romanzo una proposta sicuramente originale nel variegato panorama letterario attuale, tanto apprezzata da aver vinto il premio letterario San Dominichino.

La coda delle lucertole: la trama

Vincenzina Montefiori è una giovane genealogista di 23 anni, con un padre malato di Alzheimer, una madre con cui sembra impossibile costruire un rapporto e un lavoro che non l’ha sicuramente aiutata a sbarcare il lunario. Vincenzina sembra non riuscire a sentirsi a casa in nessun posto, ad eccezione dei cimiteri, che vede come luoghi pregni di storie da ricostruire e non di certo come luoghi in cui trascorrere il sonno eterno.

La sua vita scorre placidamente finché Ruben, suo vicino di casa e cacciatore di anime evase dall’aldilà, la ingaggia per risolvere una serie di morti avvenute in epoche tra di loro lontane ma accomunate dallo stesso modus operandi. Partendo dalla ricerca della famiglia di Mario, un clochard morto nel 1997, Vincenzina inizia un’indagine che sembra affondare le sue radici nell’Ottocento, nella storia di un lanternista girovago parigino.

Un romanzo breve, forse fin troppo

La coda delle lucertole è un romanzo che vola via nel giro di un attimo e che presenta un buon bagaglio di personaggi e risvolti narrativi, tanto che sinceramente alla fine del romanzo il lettore rimane un po’ con l’amaro in bocca. La sensazione è che le 47 pagine scorrano troppo in fretta, nonostante Alice Cervia si confermi maestra nel concentrare una trama complessa all’interno di uno spazio narrativo così piccolo.

Ha ragione sua madre, i cimiteri le sono sempre piaciuti. Tutte quelle foto, tutte quelle storie. Non li ha mai visti come luoghi di fine, ma di nuovi inizi. Quei corpi lì sotto non li pensa “sepolti” ma “seminati”, in attesa di ricominciare. Non una destinazione finale, insomma, ma un luogo di passaggio. Si sente a suo agio tra le lapidi e ci si muove fluida, come tra gli scaffali della sua libreria preferita.

La coda delle lucertole, Alice Cervia

 

Vincenzina Montefiori, la protagonista del romanzo, è un personaggio estremamente affascinante, e sfacciatamente sincero nel presentarsi al pubblico di lettori. Il suo lavoro di genealogista e la sua passione per i cimiteri riflettono perfettamente tutti gli altri aspetti della sua personalità: non ama vestire colorato né le futili interazioni sociali, ha una sola amica che si chiama Persefone, come la regina dell’Oltretomba, e con cui ascolta musica che non piace a nessun altro se non a loro.

Vincenzina è esperta anche di sogni ad occhi aperti e questo suo andare e venire dalla dimensione onirica a quella reale è sicuramente una cosa che per osmosi si riflette in tutto il racconto. Così come sono evidenti i numerosi riferimenti alla lunga permanenza dell’autrice a Londra, in modo particolare nella descrizione dei cimiteri, molto simili ai tipici cimiteri della campagna londinese.

In egual modo sul piano stilistico e sul piano narrativo, la storia scritta da Alice Cervia è un concentrato di vibes che vengono direttamente dalla letteratura weird e da quella gotica e che subiscono fortemente gli influssi del paranormal.

L’universo di Vincenzina è un universo sottosopra, bizzarro, in cui i vivi camminano sul marciapiede insieme ai morti, ci sono bus notturni che non si sa dove ti portano, biblioteche misteriose sottoterra e soprattutto una moltitudine di spiriti. Molti di questi non sono stati capaci di andare avanti e vagano inquieti, altri sono diventati malvagi proprio per la loro incapacità di passare oltre.

Venire a patti con l'Alzheimer

Ma ciò che si nasconde dietro questa dimensione sul filo tra realtà e fantasia, sono temi forti come l’incapacità di accettare la malattia del padre, una malattia che procede inesorabile e ti ruba ciò che fondamentalmente forgia una persona, cioè la sua capacità di costruire i ricordi e riviverli. E il fatto più interessante è che il lavoro di Vincenzina viaggi parallelo a questa malattia.

Tanto più l’Alzheimer si prende i ricordi di suo padre, tanto più lei fa dei ricordi il suo lavoro, ricostruendo un albero genealogico dopo l’altro. Vincenzina è immersa in una realtà in cui gli spiriti incapaci di passare oltre sono ovunque ed è un po’ quello che fa anche lei, vaga senza meta incapace di superare la malattia che le sta portando via l’unico legame significativo della sua vita.

La letteratura weird è un filone che nel panorama letterario italiano non si sente nominare spesso, ma se volete cominciare ad approcciarvi a questo genere, partendo proprio da una proposta italiana e pure breve, allora La coda delle lucertole di Alice Cervia può essere un buon trampolino di lancio verso la sua scoperta.

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