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Il Ciclo dell’Uovo: un viaggio nel subconscio

Il Ciclo dell’Uovo: un viaggio nel subconscio

 Miyazaki incontra Lovecraft. Un’avventura folle, sorprendente e imprevedibile dall’altra parte del sonno.

(Moscabianca Edizioni)

Una saga assurda tutta italiana, pubblicata da Moscabianca Edizioni, il Ciclo dell’Uovo vi farà mettere in dubbio se la lettura stia proseguendo, o se tra una pagina e l’altra siamo scivolati in un sogno vividissimo e frenetico.

La distopia onirica di Leo Munzlinger: benvenuti sull'Uovo!

Il lavoro dei maiali non è un libro per lettori distratti. Se lo avete pescato per caso dalla pila della vergogna (siamo in uno spazio sicuro, non giudichiamo la pila di venti libri ancora da leggere che vi guardano prendendo polvere), le prime pagine potrebbero sembrare uscite da Fahrenheit 451. Ambientato in una distopia asettica, il nostro protagonista si interfaccia solo con macchine, teme le relazioni interpersonali, e ha bisogno di una continua distrazione: non la radio o gli schermi della tv, come nel capolavoro di Bradbury, ma il sonno. 

Nel mondo creato da Leo Munzlinger le persone si rifugiano nel mondo dei sogni per sfuggire alla realtà, dove hanno una vita parallela vera e propria, con alias, responsabilità, possibilità. Questo comporta qualche adattamento: c’è chi si accontenta di mettersi un pannolino prima di scivolare per 15 ore dall’altro lato, e chi si può permettere di farsi incubare – simile a un coma farmaceutico –  per poter sognare per sempre. O fino a quando i fondi per questo tipo di servizio non finiscono.

Quando si apre Il lavoro dei maiali, il primo volume del Ciclo dell’Uovo, si è immediatamente accompagnati da una guida per orientare i sognatori confusi: un espediente per dare le basi dell’universo dell’Uovo, il pianeta su cui tutti i sognatori appaiono come ombre argentate, forme temporanee che diventeranno sabbia al momento del risveglio. Vi è l’avvertimento di stare lontani dall’arancione, a cui gli argentati sono allergici, e in particolare dalle arance. E se anche la guida fa sembrare l’Uovo l’ostrica dei sognatori, la realtà del pianeta è profondamente cambiata dall’approdo delle prime ombre. I resti dei sognatori passati ricoprono come una patina tutto il mondo, creando una forte ostilità con gli abitanti originali del pianeta che si trovano a lottare contro una desertificazione artificiale delle loro città: pur di non trovarsi sepolti nella sabbia argentata, aumentano le ostilità. Un po’ controproducente, considerando che uccidere un sognatore non dovrebbe avere troppe ripercussioni sul corpo reale, e la polvere si crea ugualmente. È un ciclo infinito.

Kiwi, il nostro sognatore, e le paure che lo divorano

Kiwi è l’alter ego sull’Uovo del nostro protagonista. Si chiama così perché il suo papà-rospo, uno degli esseri fortissimi e incredibilmente pazienti a cui era originariamente stato assegnato il ruolo di crescere le larve di sognatori, ha scelto di dare ai suoi figli adottivi i nomi della frutta del mondo da cui provengono. Altri papà sceglieranno gli elementi chimici, i farmaci, i drink. I rapporti “familiari” si riconoscono dai nomi, quindi.

Kiwi vive nell’ansia. Non esce di casa, per paura di qualcuno che ha lasciato il senno sull’Uovo (un simpatico occhiolino dell’autore ad Astolfo sulla Luna), e non vaga più nemmeno nei sogni. I sognatori hanno il potere di manifestarsi in qualsiasi luogo del pianeta ospitante, ma dopo una gioventù passata ad esplorarlo in lungo e in largo, la paura di qualcosa di non definito ha la meglio. Poi qualcosa gli ricorda il suo papà-rospo, e la nostalgia vince su tutto il resto. Dopo anni si ripresenta alla sua porta.

Non lo avesse mai fatto. Si trova immediatamente invischiato in una sanguinosissima faccenda, e deve scappare con Cosima, una sconosciuta che preferirebbe tagliargli la lingua piuttosto che sentirlo parlare. Kiwi e Miss Simpatia sono però destinati a stringere i denti e sopportare la reciproca compagnia: il loro mezzo di fortuna sgraffignato durante la fuga li abbandona in mezzo al temibilissimo Mare di Mani. Sì, un oceano fatto di gigantesche mani brulicanti, mezze putride, di cui nessuno è mai riuscito a offrire una mappa o una descrizione completa. Non deve sorprendere allora che la nostra coppia si trova presa in ostaggio da una tribù indigena dopo aver commesso un efferatissimo crimine: hanno interrotto il lavoro dei maiali.

Il primo volume del Ciclo dell’Uovo è un libro che richiama le atmosfere oniriche de La fine del mondo e il paese delle meraviglie. Con la sfortuna del povero Kiwi che non deve, purtroppo, impiegare il proprio tempo a leggere oracoli nel teschio di unicorni mentre dorme, come nel libro di Murakami, ma si trova a salvare vite e risolvere misteri.  

L'Uovo esiste ancora: il ritorno con Metallo Danzante

Il Ciclo dell’Uovo è una lettura travolgente, ad alto ritmo, che fa immediatamente bramare il secondo volume. Ed è con Metallo danzante che Lovecraft fa il suo ingresso. Siamo sempre sull’Uovo, ma questa volta il protagonista non è un sognatore, ma un nativo con una missione: vendicarsi. Per farlo impiegherà qualsiasi mezzo a sua disposizione per risvegliare una creatura del passato, un titano di violenza creato per la guerra. Il metallo del suo corpo danza, si liquefà, si trasforma nell’arma che è necessaria al momento. Vendetta e rammarico si intrecciano nella trama di un’avventura di quello che potrebbe essere un piccolo paesino delle nostre montagne. Fino a che non è troppo tardi (e OMG quanto sarà tardi) nessuno si accorge del pericolo imminente. 

Le dinamiche dell’Uovo sono quelle ormai note: i sognatori sono sempre meno benvoluti, le donne albero si affacciano minacciose sulla vita degli altri esseri. La narrazione e lo stile sono costanti, e anche questo secondo volume è capace di tenere incollati alle pagine senza staccare gli occhi dalla storia. 

La prossima volta rapiscimi d'estate: la promessa di un ritorno

Conclude il Ciclo dell’Uovo un piccolo terzo volume che promette il ritorno futuro sul pianeta, e intanto ci lascia un avvertimento. La prossima volta rapiscimi d’estate è un brevissimo racconto che presenta un pianeta cambiato da come lo abbiamo lasciato. Le dinamiche di potere sono diverse, e la stessa fisica che ci è stata martellata in testa dalla guida per sognatori e gli avvenimenti degli altri due volumi completamente ribaltata. In una tesa atmosfera che ricorda la prima stagione di Stranger Things, o ancora più specificamente la puntata 24/7 di Sandman, ambientata nella tavola calda, le pagine del libro sono un avvertimento. Forse desiderare di scappare in un’altra realtà non è la soluzione migliore, quando dall’altro lato ti aspettano orrori impossibili da descrivere. Una deliziosa storia breve che rassicura il lettore sulla vitalità del ciclo dell’Uovo, garantendone una distorta prosperità.

Il Ciclo dell’Uovo è una lettura corposa, un migliaio di pagine complessivamente, che scorrono ad una velocità da film: le descrizioni sono vivide, i personaggi ben caratterizzati, la storia curata. Leo Munzlinger ha fatto propri elementi di generi diversi, dal realismo magico al gotico horror, con una bella spolverata di fantascienza, ed è stato un grosso rischio ad alta resa. Gli elementi, nella loro assurdità, sono coesi, e per quanto inizialmente difficile orientarsi nel mondo in cui si è catapultati, trovare una bussola propria si può. Altrimenti, non resta che farsi trascinare, comprendendo a sprazzi quanto ci sta succedendo, come nella vita vera.

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