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Grease: the rise of the Pink Ladies, top o flop?

Grease: the rise of the Pink Ladies, top o flop?

Quando ho sentito che sarebbe uscita una nuova serie TV su Paramount+ ambientata nel frizzante mondo di Grease, iconico musical del ’78 con protagonisti John Travolta e Olivia Newton John, la mia prima reazione è stata terrore, la seconda pura curiosità! Grease: The rise of the Pink Ladies, questo il titolo della serie, che ha debuttato il 6 aprile 2023 negli Stati Uniti con il suo episodio pilota. La prima puntata è uscita venerdì 7 aprile in Italia, sulla piattaforma streaming Paramount+, come accennavo, e la sua trasmissione è avvenuta settimanalmente, ogni venerdì, fino al termine delle 10 puntate da cui questa prima stagione è composta. Puntate che per me si sono rivelate come un’autentica sorpresa. 

Grease: the rise of the Pink Ladies, la trama

Jane Facciano è una teenager acqua e sapone, ambiziosa e caparbia, che studia alla Rydell High School. Il suo sogno è quello di entrare in un’università prestigiosa e di seguire una brillante carriera, ma per farlo il primo passo necessario da compiere le sembra quello di diventare rappresentante degli studenti a Rydell, titolo che fino a quel momento è sempre stato ricoperto da Buddy, il suo ragazzo, non che pupillo della città e personalità più popolare della scuola. A Jane sembra andare bene essere anche la vice di un futuro Buddy presidente, finché il ragazzo non mette in giro una voce che rovinerà la reputazione della candidissima Jane. Da quel momento in poi tra Buddy e Jane sarà guerra, perché la ragazza non si limiterà più a ricoprire il ruolo di numero due. 

Entrata a far parte delle “reputazioni distrutte” della Rydell, Jane farà la conoscenza di altre tre ragazze, Olivia, Cynthia e Nancy, che, come lei, fanno parte dell’ambiente più emarginato della Rydell. Insieme, le ragazze faranno squadra, formando l’originale gruppo delle Pink Ladies, pronte a rivoluzionare una scuola che è specchio di una società maschilista e retrograda. La loro diventerà una vera e propria gang pronta a lottare contro le ingiustizie sepolte sotto l’enorme tappeto che erano gli anni ’50 americani. Il tutto, ovviamente, a suon di rock ‘n roll!

Non solo nostalgia, ma tanta, tanta novità!

La prima cosa che viene in mente sentendo parlare di un prodotto come Grease: The rise of the Pink Ladies è: ecco l’ennesima serie TV che spinge sui nostalgici del musical degli anni ’70. Io stessa, che del Grease originale sono una grandissima fan, mi sono approcciata alla serie con la spocchia di chi è sicura che “tanto non sarà mai come l’originale“… infatti non lo è, Grease: the rise of the Pink Ladies non è affatto come il suo iconico genitore… ma questo non significa che sia peggiore! Infatti questa serie TV ha dimostrato non solo di essere degna di portare il nome che ha, ma lo esalta e lo rivoluziona, fornendo a spettatrici e spettatori contemporanei mille motivi per guardarla a prescindere dalla pellicola originale.

Grease: the rise of the Pink Ladies è una serie TV coloratissima, divertente, emozionante. Ogni puntata ti fa venire voglia di iniziare la successiva e il fatto che gli episodi uscissero a cadenza settimanale rendeva l’attesa una vera e propria tortura! Dai costumi alle ambientazioni, dalle musiche ai testi delle canzoni, tutto è studiato nel dettaglio e con la più minuziosa cura. Ho amato ogni cosa di questo prodotto e devo fare un plauso a Annabel Oakes, creatrice della serie. Questo prequel, che serve a spiegare le origini della gang tutta al femminile delle Pink Ladies, rappresentata in Grease dall’iconico personaggio di Rizzo (presente anche nella serie, ancora dodicenne), approfondisce la natura di fenomeno sociale di questa “congrega” che in Grease ci viene presentata come il prototipo di bad girls, contrapposta ai bad boys, i T-birds. Rizzo la conosciamo tutti come una ragazza che usa il proprio tagliente sarcasmo per proteggersi dalle malelingue che perennemente si abbattono su di lei, che dalla società degli anni ’50 era vista come una ragazzaccia, una poco di buono, semplicemente perché libera e indipendente. Raccogliendo questa importantissima caratteristica del personaggio, che nel film di Grease, per ovvie ragioni, trova uno spazio d’evoluzione ristretto, la serie ne esalta il significato e lo estende a moltissime tematiche che nella pellicola originale non avevano avuto modo di emergere. 

Pink Ladies come anti-eroine in un mondo di scintillante patriarcato

“They say all the world’s a stage/All the men and women merely got a part to play/Am I the one pretending or is everybody fake/Are we a little different or all we all the same”: ecco le parole del testo di una canzone all’interno della serie pronunciate da un personaggio inaspettato. Eppure sono proprio queste parole che racchiudono l’intero senso della società che le Pink Ladies intendono proprio abbattere. Una società falsa, ipocrita, pretenziosa, che addossa sulle spalle dei figli i fallimenti dei padri, che soffoca le figlie con le angosce delle madri. La società americana e provinciale degli anni ’50 rappresenta forse uno dei casi più eclatanti di bigottismo all’interno di un mondo teoricamente “progressista”. Sono moltissime nella serie le scene che ci fanno percepire questo clima di repressione e pesantezza, il cui sovvertimento spetta proprio alle nuove generazioni. 

Le Pink Ladie è una girls gang composta da ragazze che, per una ragione o per un’altra, differiscono e si discostano dall’ordine costituito. Innanzitutto sono delle donne e il solo termine “gang”, in teoria, dovrebbe metterle da parte: le gang sono associazioni ribelli e criminali che vengono messe in piedi da uomini. La Rydell ha già una gang, i T-Birds, nei confronti della quale la scuola prende sempre dei provvedimenti molto superficiali, perché “sono ragazzi” e quelle che fanno sono solo bravate. Ma nel momento in cui le Pink Ladies si impongono come gang, tutto cambia: i giornali iniziano a parlarne, si crea dell’allarmismo, i genitori si terrorizzano! Perché sapete qual è la differenza più spaventosa tra una gang di ragazzi e una gang di ragazze? Che una delle due è composta da donne. 

Ma non finiscono qui i problemi. Jane Facciano è per metà portoricana e per metà italiana, Olivia è portoricana e sorella di Richie, il “Danny Zuko” ante litteram dei T-Birds, Cynthia è omosessuale e Nancy è cinese. In una società patriarcale, eteronormata e razzista capite bene che le Pink Ladies rappresentano il MALE ASSOLUTO! Ah, un’altra caratteristica da non sottovalutare: nessuna di loro proviene da una famiglia ricca. Tutti questi aspetti, che in molti prodotti potrebbero comparire come un semplice sfondo “inclusivo”, nella serie emergono in modo dirompente e diventano causa principale della narrazione. Lo scopo di Jane e delle altre Pink Ladies è quello di governare Rydell per cambiarla, per renderla accessibile a tutti e tutte, perché sulle loro stesse pelli percepiscono le sue storture: come la pratica di fare il ballo della scuola in un circolo sportivo esclusivo, che costa una cifra che non tutti possono permettersi, e che accetta persone nere al suo interno solo come personale di servizio. 

Quando anche i cattivi diventano vittime (INIZIO PARTE SPOILER)

La maturità di scrittura di Grease: the rise of the Pink Ladies a mio giudizio sta proprio nella sua incapacità di banalizzare i personaggi. Nessun adolescente che studia alla Rydell è cattivo o buono al 100%. Non esistono bianchi o neri, ma solo grandissime zone grigie. Questo aspetto è fondamentale, perché spazza via quel genere di narrazione tipica dei teen drama (che ormai ha stomacato) in cui vengono contrapposti il gruppo dei “secchioni, diversi, buoni di cuore” e il gruppo dei “popolari, giocatori di football, cheerleaders, cattivi”. Inizialmente l’assetto della serie è proprio questo, ma tutto viene smontato e decostruito nel corso delle puntate. Jane non è Sandy, non è la ragazza pura di cuore e “santarellina” che non si azzarderebbe a fare nulla infrangendo le regole: Jane è una Pink Ladies, non è così diversa da Rizzo, è una ribelle, è femminista ed emancipata e soprattutto non ha alcuna voglia di rinnegare per queste ragioni il suo amore per lo studio e il suo desiderio di diventare qualcuno nella vita. La personalità di Jane è espressa potentemente nella canzone I want more

Poi vediamo la sua nemesi, Susan, una ragazza che fa parte dei “popolari” e che, in fondo, desidererebbe poter essere libera come le Pink Ladies. Susan è un personaggio che personalmente ho amato, perché è il preciso prototipo della donna stanca di essere piegata da un sistema corrotto e maschilista, ma che non riesce a pieno a lasciarsi alle spalle quel retaggio retrogrado, perennemente ricordatole da sua madre. Susan è estremamente legata alla figura genitoriale di sua madre: quando lei vorrebbe mangiare un biscotto al cioccolato, la madre glie lo strappa dalle mani, ricordandole che nessuno la sposerà mai se ingrasserà; quando lei ha commesso “l’errore” di “concedere la propria verginità” a Buddy, rimanendo incinta, la madre l’ha punita con una tortura psicologica perenne, facendola abortire segretamente e impedendole di rivelare a Buddy la verità. Susan è un personaggio solo, che si sforza in ogni modo di trovare un proprio posto nel mondo, ma quel posto è perennemente occupato dallo stigma: vorrebbe far parte dei “popolari” ma la voce sul suo rapporto sessuale con Byddy ormai le ha rovinato la reputazione; vorrebbe far parte delle Pink Ladies, ma sua madre e tutti i suoi costrutti mentali radicati e schiaccianti glie lo impediscono. Susan è una villain della storia perché cerca di sabotare le Pink Ladies per farsi accettare dalla madre e dal suo vecchio gruppo di amici, ma è anche un’eroina solitaria e combattuta. La sua condizione psicologica è perfettamente espressa nella sua canzone Girls can’t drive. 

Personaggi maschili tossici per gli altri e per loro stessi in Grease: the rise of the Pink Ladies

Abbiamo analizzato due dei personaggi femminili più importanti nella storia di Grease: the rise of the Pink Ladies (anche se a lungo bisognerebbe parlare anche di Olivia, innamorata del proprio professore di Letteratura, e di Cynthia, combattuta a causa della sua “crush” per un’altra ragazza, che la ricambia). Ma non bisogna mai sottolineare, all’interno di questi prodotti apertamente femministi, anche le componenti maschili: queste, se banalizzate, rischiano di far apparire i prodotti come un perenne “girl power” stereotipato e da slogan. Invece Grease: the rise of the Pink Ladies ci fa perfettamente capire come spesso le principali vittime di una società patriarcale sono proprio gli uomini.

 Buddy è un personaggio che si ritrova in prima linea quando parliamo di questi temi. Buddy è il ragazzo perfetto, il quarterback della squadra di football, il presidente degli studenti, il figlio del prossimo sindaco della città, il fidanzato ideale. Tutti questi aspetti vengono lentamente e inesorabilmente demoliti all’interno della narrazione: Buddy a metà stagione si romperà il braccio e non potrà più giocare in squadra; verrà a sapere che il suo ruolo di presidente degli studenti è una farsa, perché i voti per lui sono sempre stati truccati dalla mano di suo padre; scoprirà che suo padre lo usa solo per il proprio tornaconto personale; rovinerà la reputazione di Jane e poi quella di Susan, senza badare alle conseguenze delle sue azioni. Eppure, nonostante nelle prime puntate il nostro odio è rivolto tutto verso di lui, alla fine della stagione non possiamo fare a meno di comprenderlo e compatirlo. Il personaggio di Buddy subisce una profonda trasformazione nel suo splendido arco narrativo, resa egregiamente anche dall’attore Jason Schmidt: inizia come il pupillo di Rydell e finisce come un ragazzo prossimo all’alcolismo, violento verso se stesso, divorato dal senso di colpa e investito in piena faccia dalla verità. La verità di essere un privilegiato, di non essersi mai guadagnato niente nella vita, di aver usato il suo privilegio per ferire persone che non vantavano di possedere altrettanto potere. Pulling strings è la canzone che esprime questo cambio di direzione del personaggio. 

L’altro personaggio maschile principale della serie è Richie. Richie vuole riprendere palesemente le fattezze del Danny di John Travolta, un duro ragazzaccio che se ne infischia dei sentimenti e che pensa solo alle belle macchine e alle belle ragazze. Ma come Danny scoprirà grazie a Sandy di possedere una grande sensibilità, allo stesso modo Richie scoprirà le sue fragilità grazie a Jane e al resto dei T-Birds. Richie è un ragazzo che ha sempre mascherato la sua insicurezza tramite l’aggressività e la strafottenza. Si è sempre gettato sul corteggiare ragazze che lo desideravano per la sua reputazione da “cattivo ragazzo” e per il suo fascino indiscutibile. Poi è arrivata Jane, che si è davvero innamorata di lui. Ma Jane non è una ragazza facile da accontentare e che farà capire a Richie l’importanza dei sentimenti autentici. Grazie a Jane, Richie capirà di non possedere prospettive di vita, di non essere bravo in nulla, di non avere ispirazioni. Ma, come egli stesso recita, che aspirazioni potrebbe mai avere un ragazzo portoricano buono a nulla in una società di bianchi perennemente sottopressione? Richie rappresenta l’uomo divorato da una parte dal patriarcato, che gli impedisce di mostrarsi come il ragazzo sensibile che in realtà è, da una parte dal razzismo, in quanto portoricano, e da una parte dalla società di consumo e competizione che sembra non lasciare spazio a persone prive di talenti accademici. La canzone Hit me again è il risultato del suo ultimo esame di coscienza. 

Le mie conclusioni su Grease: the rise of the Pink Ladies (NO SPOILER)

Grease: the rise of the Pink Ladies è una serie TV che consiglio veramente a chiunque, nonostante mi sento di riconoscere che potrebbe non piacere proprio a tutti e tutte. Resta infatti una serie musicale (quindi se non vi piacciono i musical forse farete un po’ fatica a vederla), anche se le canzoni vengono inserite sempre nei momenti opportuni, non sono troppe (un paio a puntata) e durano quasi sempre meno di tre minuti, non rompendo la narrazione in maniera fastidiosa. Inoltre sia le musiche che i testi sono pazzeschi, tutte entrate a gamba tesa nella mia libreria di Spotify. Certamente si tratta di una serie che riprende il filone del teen drama (quindi non mancano innamoramenti, rotture e un po’ di sana commedia romantica), però i temi che riesce ad affrontare sono potenti e importanti, e lo fa egregiamente. Se siete fan del film originale, allora vi consiglio spassionatamente di darle una chance: amerete riconoscere i vari riferimenti che vengono disseminati per le puntate, come le ambientazioni, alcuni personaggi storici e situazioni riprese e adattate al contesto in una chiave super emozionante. Tutti gli attori e le attrici sono molto brav3, nonostante siano quasi tutt3 all’inizio della propria carriera. Più mi sforzo e più non riesco a trovare veri e propri difetti a questa serie, che classifico ufficialmente come un gioiellino da recuperare!

Per ora Paramount non ha ancora confermato una seconda stagione, ma la serie è piaciuta, quindi ci sono buone speranze che venga rinnovata… anche perché finisce con una scena che mi farà perdere il sonno finché non scoprirò il continuo della storia! 

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