Eugénie Grandet di Honoré de Balzac, storia di una vita di provincia
In una lettera del 1846 inviata a Madame Hanska, per la quale nutriva un forte sentimento, Honoré de Balzac scrive poche parole in merito alla sua infanzia ma ampiamente rivelatrici di una ferita ancora aperta: «Non ho mai avuto madre […] Appena messo al mondo, fui mandato a balia […] Dai quattro ai sei anni vissi a mezza pensione; a sei anni e mezzo fui mandato a Vandome; in quel periodo vidi mia madre solo due volte.» Questa dolorosa esperienza familiare svolgerà un ruolo fondamentale nella sua formazione artistica e nella sua personale visione del mondo. È infatti da qui che nasceranno tutta una serie di interrogativi conflittuali sulla natura dei sentimenti, dei legami famigliari, sull’istituzione matrimoniale e sui crimini legalizzati che si consumavano quotidianamente all’interno delle famiglie francesi.
A tal proposito, un appunto dei suoi insegnanti durante i primi anni di collegio, descrive Balzac come un giovane indifferente, taciturno, estremamente riservato quasi ai limiti dell’asocialità. Estraneo al confronto con i suoi coetanei, è all’interno dei libri che egli trova una via d’uscita.
Lui il protagonista di questo nuovo appuntamento della rubrica di Strega in Biblioteca It’s okay to be Classic, dove, con un occhio al contemporaneo, riscopriamo insieme i classici della letteratura, cercando di costruire un ponte tra il loro lontano ieri e il nostro presente oggi. Leggi qui l’appuntamento precedente.
Uno sguardo tagliente sulla società francese
Questa visione dura e crudele della società borghese nella Francia di primo Ottocento, Balzac inizia a descriverla nella prima grande opera della sua maturità artistica, Eugénie Grandet. Il romanzo è profondamente legato alle vicende sentimentali personali dell’autore e la protagonista ha alla base un modello reale, Maria, a cui è dedicata l’opera. Maria Daminois era infatti una semplice donna borghese con cui Balzac intrecciò una relazione da cui ebbe anche una figlia. L’amore che Eugénie proverà per il cugino Charles appare come una proiezione dell’amore di Maria per Balzac.
Il romanzo vede la contrapposizione di due figure tra le più caratterizzate della letteratura francese: Felix Grandet, commerciante ricchissimo e senza scrupoli, vittima della sua smisurata avarizia, e la figlia Eugénie, una ragazza introversa e sottomessa ma dalla grande sensibilità e bontà d’animo, vittima di un inganno sentimentale da parte del cugino Charles. Eugénie se ne innamora e, per poterlo aiutare a rimettere in piedi la sua vita, decide di fargli dono dei suoi averi. Una volta ottenuto l’oro, Charles parte per l’India mentre Eugénie resta in attesa del suo ritorno, convinta che egli ricambi i suoi stessi sentimenti. Nel momento in cui Felix Grandet scopre l’atto di estrema generosità della figlia, Eugénie sarà costretta alla reclusione nella sua stanza per moltissimo tempo. Solo alla morte della madre, padre e figlia si riconcilieranno e, una volta morto anche Felix, ormai ottantenne, Eugénie si ritroverà ereditiera un ingente patrimonio.
Eugénie si sente finalmente libera di perseguire il suo sogno d’amore, ma Charles, tornato a Parigi profondamente trasformato, le annuncia con una lettera che presto sposerà una nobildonna. Rassegnata, Eugénie acconsente di sposare un uomo anziano che la lascerà vedova giovanissima. Proseguirà la sua vita impiegando le proprie ricchezze in opere di beneficenza e vivendo in solitudine.
Honoré de Balzac ebbe davanti agli occhi "tutta intera la storia della Francia"
Nelle circostanze solenni della vita, l’anima resta legata ai luoghi ove piaceri e dolori ci colpiscono.
Eugénie Grandet, Honoré de Balzac
Inizialmente concepito come una novella per l’Europe Litteraire, Honoré de Balzac propone una tipica scena di provincia. Lavorandovi poi, durante buona parte del 1813, l’autore decide di ampliare progressivamente lo spazio della narrazione. In questo modo egli riuscì a dare vita a un sistema narrativo capace di restituire un caleidoscopio della vita sociale a lui contemporanea. Come scrisse alla sorella Laurie, egli ebbe la sensazione di avere davanti agli occhi «tutta intera la storia della Francia», dai dettagli più banali fino al riconoscerne chiaramente i drammi quotidiani senza necessitare di alcuno sforzo di fantasia: la realtà appare infatti molto più dura dei melodrammi più cupi.
«Nella vita spirituale come in quella fisica si verificano una inspirazione e una espirazione. L’anima ha bisogno di assorbire i sentimenti di un’altra anima, di assimilarli per restituirglieli arricchiti. Senza questo bel fenomeno umano, il cuore non vive, gli manca l’aria, soffre, deperisce.»
Honoré de Balzac
Un mosaico di passioni, amore e desiderio di libertà
I due protagonisti del romanzo sono entrambi vittime delle proprie passioni: Grandet dell’avarizia, Eugénie di un’illusione d’amore. Sono due tipi caratteristici che incarnano l’avaro e la fanciulla malinconica di buona famiglia ma soprattutto sono due tipi di straordinaria modernità. Grandet è distante anni luce dalla maschera fissa dell’Arpagone di Molière: la sua avarizia non ha un significato morale, è bensì un tratto sociale, una conseguenza dei tempi vissuti. Questa profondissima avidità è tipica dell’uomo borghese che ha compreso come il denaro sia merce di scambio. Grandet non nasconde ma sceglie di investire e questo lo rende un tipico personaggio della borghesia capitalistica francese.
Anche la figura di Eugénie risulta familiare al lettore di Balzac. La sua passività, le esasperate malinconie e la totale sottomissione sono tipiche di tante giovani donne recluse nelle loro case, prigioniere delle loro famiglie borghesi. Tuttavia, Eugénie si rende portavoce di un estremo messaggio d’amore e libertà lasciando libero Charles di scegliere. Una decisione che determina una maturazione esistenziale e capace di proiettare la protagonista direttamente del futuro.