Bride di Ali Hazelwood: la rivincita del team Jacob
Tornata nelle librerie italiane il giorno prima di San Valentino, Ali Hazelwood ha regalato al pubblico amante dei romance e del fantasy il suo ultimo titolo: Bride, pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer. E non che il romanzo racconti di una sposa qualsiasi: la storia, infatti, prende le mosse da un matrimonio combinato tra due fazioni paranormali che si odiano dall’alba dei tempi. Sarà davvero con il sacrificio di Misery che si raggiungerà una tregua stabile tra vampiri, umani e licantropi?
Fuori dal laboratorio, fuori dalla realtà: il salto nel pararomance di Ali Hazelwood
«Gli Umani uccidono in continuazione.»
«Sì, ma in modo indiretto. Alzando troppo i costi dell’assicurazione sanitaria o opponendosi ostinatamente al controllo delle armi da fuoco. Voi non succhiate il sangue della gente per sopravvivere?»
Abbandonando i suoi normali, banali esseri umani, Ali Hazelwood si concentra in Bride su vampiri e licantropi, ovviamente cercando di portare aria fresca a personaggi di leggende secolari, ampiamente sviscerati in ogni genere di Young e New Adult. Le novità partono dalla palette utilizzata: i vampiri, i loro occhi e sangue, sono rappresentati dal viola. È un colore regale, intenso, come le dinastie di potere che comandano i pochi esemplari rimasti. È anche il colore del lutto, quello di un popolo rassegnato all’estinzione. Da un lato pochissime nascite e dall’altro gli umani, troppo numerosi anche se più deboli. E, come se non bastasse, la minaccia dei licantropi, pronti a massacrarli. Gli shifter – ossia mutaforma, come preferiscono essere chiamati – sono infatti più veloci, più forti, più numerosi dei vampiri. Qualsiasi cosa abbiate imparato da Twilight, abbandonatela, siamo in tutt’altro campo.
Ovviamente i vampiri continuano ad essere creature principalmente notturne, caratterizzati da fortissima fotodermatosi, ma senza che si inceneriscano al primo raggio di sole. E i lupi sono fortemente influenzati dal ciclo lunare; solo i più forti, e in cima alla catena alimentare, sono in grado di resistere il suo richiamo. In tutto questo, gli umani? Fanno quello che li caratterizza da sempre: sono bigotti, fortemente attaccati ai miti (no, la bruschetta all’aglio a pranzo non vi salverà da un vampiro lontano dalla sua banca del sangue), rappresentati nelle nostre sfaccettature più negative, con solo qualche personaggio più virtuoso.
Insomma, un classico setting paranormale: in cosa la Hazelwood ha deciso di differenziarsi, allora?
Gli elementi di Omegaverse in Bride
Ali Hazelwood ha fatto la scelta narrativa di esporre elementi più o meno noti di ciò che viene chiamato Omegaverse ad un pubblico vasto di lettrici e lettori. Alcuni, come il fatto che i sistemi dei mutaforma seguono un ordine
interno al branco ben strutturato, sono noti da altre fonti del genere (oggi Stephenie Meyer si sentirà fischiare le orecchie fin troppe volte). Altri, come la struttura anatomica di certe parti del corpo, non sono state comprese dal pubblico fino a che non è diventato troppo tardi per coprirsi, figurativamente, gli occhi (le video reazioni alle scene in questione su Tiktok mi stanno profondamente intrattenendo da giorni). È necessaria una cultura pararomance di un certo tipo, dunque, per comprendere il libro? Assolutamente no! Insieme alla protagonista vampiro, Misery, il lettore viene immerso nella cultura dei “lupi” gradualmente, con spiegazioni chiare e che lasciano grande materiale per l’immaginazione del singolo. E se qualcuno trova il tutto particolarmente interessante, ho una splendida notizia: il pararomance, soprattutto in lingua inglese, è un genere infinito! E solitamente con i trigger warning in bella evidenza, così saprete cosa aspettarvi (a differenza di Bride).
Tra un vissero per sempre felici e contenti e il piede di guerra: Bride è un Romeo e Giulietta che strappa una risata
Bride ha tutti gli elementi di un romance che parte da un matrimonio combinato: due protagonisti che si scoprono, nelle loro diversità, incredibilmente compatibili, e si trovano a combattere per il bene comune, con nemici infiltrati nei ranghi e inaspettate verità su chi li circonda da sempre. Misery e Lowe sono il dream team che non ci si aspetta. Abbiamo quindi vari trope che stuzzicheranno i lettori e le lettrici più romantiche: da nemici ad amanti, matrimonio combinato, “toccala e sei morto”, e tutti i tropi connessi a questi hashtag del Booktok. E la parte romance, fatta annusare per tutta il libro,
si fa attendere fino all’ultimo. È necessario attraversare diversi round esplicativi sulla possibile compatibilità tra vampiri e lupi per poterci arrivare.
Bride non è sicuramente il capolavoro di Ali Hazelwood, ma questo libro intrattiene il lettore tanto quanto ha sicuramente divertito la scrittrice produrlo. Penso di non aver mai riso tanto per un libro “spicy” da quando ho scoperto il genere. E il personaggio meglio riuscito, volente o nolente, è la bambina di sette anni che ci piomba in grembo al secondo capitolo. Insomma, pur riconoscendo
che Ali Hazelwood sa creare tensione anche nella scrittura di un bugiardino farmaceutico, entrando con poche aspettative nella lettura, è un libro che può sorprendere. Ancora di più per chi, fino a ora, era scappato alla conoscenza di
che cosa può significare davvero mate, o dolce metà.