Leggere il Giappone: consigli di lettura
Senza ambizioni di completezza, visto il suo vastissimo panorama letterario, faremo insieme un viaggio tra i principali autori contemporanei e i generi più classici e amati provenienti dal Giappone. Un volo d’uccello sui casi più acclamati in Occidente e che meglio rappresentano quella che ormai è una delle letterature più apprezzate ed intriganti del mondo. Questi sono solo i consigli di chi, per caso, quasi dieci anni fa ha preso il suo primo libro asiatico in mano, e deve ancora tornare indietro da questa esplorazione del Giappone letterario.
Banana Yoshimoto e lo pseudonimo più famoso del Giappone
Mahoko Yoshimoto è figlia d’arte: il padre, Takaaki Yoshimoto, è infatti filosofo e scrittore giapponese, conosciuto in patria come “il poeta dei giovani ribelli”. Questo non significa che Banana non si sia fatta riconoscere per meriti propri: con più di cinquanta libri e racconti pubblicati, si è distinta per il colore delle
sue storie, il suo amore per l’Italia, e la capacità di esportare il Giappone fuori dai suoi confini. Amante di Stephen King, soprattutto per la sua produzione non horror, prende in prestito elementi della letteratura e cultura europea e americana e li fonde con gli elementi più tipici di quella giapponese, creando un ibrido amato in tutto il mondo.
Kitchen è sicuramente il suo lavoro più famoso, oltre che il primo, ristampato 60 volte solo in Giappone e da cui sono stati tratti due film. Se i consigli più mainstream vi sono indigesti, il preferito di chi scrive è Il corpo sa tutto. Banana Yoshimoto è un’autrice da hit or miss: della sua vasta produzione non sempre è presente la stessa qualità di scrittura, e così è voluto dalla stessa scrittrice. Ma, annidato in mezzo ai tanti, c’è il romanzo perfetto per ognuno di noi. Ci vuole solo qualche tentativo per trovarlo.
Murakami e il realismo magico: un altro gigante dell’export giapponese
Ormai non si può pensare ad autori in vita e ancora produttivi giapponesi senza che uno dei primi nomi che affiori alla mente sia quello di Murakami. Che sia Kafka sulla Spiaggia, Ranocchio salva Tokyo o L’arte di correre, la sua penna si distingue per la capacità travolgente di sollevare il lettore e trascinarlo nel fiume delle sue storie. La corrente continua a scorrere, ogni senso di realtà viene strappato via, resta solo la corsa verso il finale. Il punto di inizio per quasi tutti, se non Kafka sopracitato, è Norwegian Wood. Ma dell’autore, della sua produzione e delle sue tematiche parlo più nel dettaglio nell’ultimo appuntamento di Voci dalla Letteratura, la nostra rubrica dedicata alle penne che hanno fatto e stanno facendo la Storia della letteratura contemporanea: leggi l’articolo qui.
Mieko Kawakami: oltre lo stereotipo femminile e la sessualità
Il suo romanzo Seni e uova è stato definito dalla critica maschile disturbante, disgustoso, fuori luogo. Murakami lo ha adorato e, dopo il suo commento, dovevo leggerlo nell’edizione e/o estesa del 2020. Notevolmente ampliato rispetto alla prima edizione (che equivale alla prima parte del romanzo), la storia
affronta temi considerati dalla società come esclusivamente femminili. I personaggi principali sono tutte donne, l’unica presenza maschile è anonima o remota, sempre di passaggio e mai sotto il riflettore. Combattendo gli stereotipi della società giapponese, è un libro che parla di crescita in un corpo che cambia in una società che vuole la donna schiava di determinati standard, imposti da uomini. È un romanzo di evoluzione, che parla in maniera schietta e non sempre positiva della realtà dei rapporti tra madre e figlia, della realtà della gravidanza, della sfera della sessualità femminile, e lo stigma di chi non prova lo stimolo pur facendo parte del genere ipersessualizzato. Un romanzo rosa unicamente perché non vi è spazio nella storia per un uomo che non sia un mezzo per un fine, in una visione uterocentrica che avvolge il lettore in un caldo abbraccio, a tratti soffocante. Non è una lettura da spiaggia: la storia tocca temi molto pesanti e profondi senza curarsi di preparare il lettore: la vita è questo, senza pillole indorate. Uno sguardo deciso che rompe taboo e silenzi, tipico tratto di Kawakami che si può ritrovare anche nei suoi altri romanzi.
Isaka Kotaro, Shuichi Yoshida e Natsuo Kirino: le tre corone del giallo giapponese
Classe ’71, particolarmente amato per uno stile che fa incontrare Agatha Cristhie e Quentin Tarantino, Kotaro è uno scrittore che ha visto le sue opere adattate sul grande schermo e le proprie parole utilizzate nel mondo dei manga. Nel 2022 il breaking point per l’Occidente: Hollywood scopre il suo I sette killer dello Shinkasen, facendone un adattamento titolato Bullet Train che ha lasciato i suoi lettori insoddisfatti (la trama è stata vagamente tenuta in considerazione nella trasposizione cinematografica), ma ha portato un’ondata di nuovi esploratori, amanti del genere giallo, alle sue opere. L’ultima, pubblicata nel 2023 e arrivata dal Giappone in Italia con la fedele traduzione di Bruno Forzan, conclude la trilogia dei killer, che si apre con il sopra citato volume, e si conclude con Il sicario che non voleva uccidere.
Altro scrittore di gialli e thriller particolarmente amato dal cinema giapponese è Shuichi Yoshida, di cui il primo romanzo pubblicato, Appartamento 401 è arrivato solo nel 2019 in Italia, edito Feltrinelli. Shuichi e Isaka hanno in comune il setting delle proprie sanguinose storie, quello del Giappone urbano, e qui terminano le loro somiglianze. Offrono diversi punti di vista sul panorama giallo del Sol Levante, che non può essere completo senza citare Natsuo Kirino: la regina degli hard boiled giapponesi, consacrata nel genere con il primo romanzo di esordio, Le quattro casalinghe di Tokyo, e con un’estesa produzione che le fa mantenere il trono di regina del giallo in oriente. Le sue sono letture crude, violente, e non adatte agli stomaci sensibili.
Yuya Sato: poco tradotto, molto apprezzato
Schiavi dei traduttori per la lontananza della lingua giapponese dalla nostra, l’unico lavoro arrivato in Italia di Yuya Sato è Dendera. Membro della corrente del realismo magico, che tante penne sembra ispirare, Dendera merita una menzione speciale. In un remoto, poverissimo, villaggio, raggiungere l’età della vecchiaia è una condanna a morte: il geronticidio è la regola, e gli anziani sono accompagnati nei gelidi boschi dei monti, al cadere della prima neve, per morire tra gli spiriti della natura. Ma qualcuno riesce a sfuggire, e a rifondare una comunità. Le atmosfere ricordano Midsommar – Il villaggio dei dannati di Ari Aster. E chi ha già visto il film sa bene quanto l’idilliaca atmosfera iniziale si guasti velocemente, ma prima di comprenderne il motivo sarà necessario sfogliare pagine su pagine, immergendosi sempre di più in Dendera, il villaggio della Dea. Per non uscirne più.
L’amore dell’editoria occidentale per i gatti dal Giappone
La precedenza di traduzione sembrerebbe averla, infatti, qualsiasi libro nomini un gatto. E qualora il gatto non sia nel titolo, almeno in copertina sarà presente: vittima ne è stato anche Murakami, con il suo Kafka sulla spiaggia. O ancora, la famosissima saga di Toshikazu Kawaguchi, che inizia con Finché il caffè e
caldo: seppur non un solo felino grazi le pagine della storia, sicuramente il gatto è protagonista della sua copertina. Il perché questa felina fascinazione delle case editrici italiane e non, non saprei spiegarla. Certo è che non tutti i libri che rientrano nella categoria “gatto” siano da evitare.
A partire da Genki Kawamura, con il suo Se i gatti scomparissero dal mondo, dove Satana offre un semplice patto al nostro protagonista: potrà
avere un giorno di vita in più, per ogni oggetto che decide di eliminare dalla società. E se ad andarsene per primi sono gli orologio e i telefonini, sarà la scomparsa dei gatti a far dire la parola fine a questo patto con il
demonio. Una simpatica favola per ricordare davvero cosa importa in una vita ad alta velocità. E se leggendo “gatto” avete pensato a una storia con un felino protagonista, Cronache di un gatto viaggiatore di Hiro Arikawa è quello che fa per voi. Un gatto indipendente costretto ad accettare aiuto da un umano. Una
riscrittura del Piccolo Principe e la volpe in un Giappone moderno. Altre due menzioni speciali sono A volte basta un gatto di Saki Murayama e I gatti di Shinjuku di Durian Sukegawa. E questi sono solo i primi titoli che vengono alla mente pensando a questo tema. Che non si dica che la letteratura giapponese
non possa soddisfare gattari e gattare di tutto il mondo.
Matsuda Aoko e il nostro GDL di Marzo
Nel paese delle donne selvagge, oltre che essere un tributo a Maurice Sendak, è una raccolta di storie di donne irriverente e dirompente. Presentato come una raccolta di fiabe popolari, di fantasmi e folklore riproposti in chiave femminista, nasconde molto di più. Le figure femminili che appaiono nei meandri delle
pagine non sono messe sotto la lente di ingrandimento per essere studiate, ma come bestie mitologiche, appaiono in lontananza, lasciando il lettore a chiedersi che cosa ha potuto ammirare. Non è un libro che spiega le donne, e non ha l’arroganza di farlo, come se fossero oggetto di un qualche studio. Le donne
indomite, più degno sinonimo di selvagge per descrivere le nostre protagoniste, sono pervase dalla rabbia di una posizione e aspettativa sociale imposta dagli uomini. Sono nostalgiche per vite mai avute e occasioni perse. Sono confuse da un corpo che cambia, in un mondo che le vuole di plastica.
La visione di fondo è allo stesso tempo tradizionale e modernissima: le fiabe richiamano tempi passati e problemi moderni. E quello che emerge è una forza ribelle di cambiare, un passo alla volta, come la donna è percepita. Partendo dalle stesse protagoniste. Ogni sentimento è nobilitato dall’aria di leggenda. Gli schemi più arcaici rotti, nel processo evolutivo del singolo e della società. E tutto questo, insieme ad un’analisi approfondita dei singoli racconti, aspetta solo la vostra partecipazione al nostro gruppo di lettura del mese di marzo!
Strega in Biblioteca ha infatti inaugurato nel mese di gennaio 2024 il suo Gruppo di Lettura Letture della Congrega! Dopo L’Immortale di Catherynne Valente, che ci ha concotte nelle fredde atmosfere della Russia della Rivoluzione d’Ottobre, abbiamo affrontato il mese di San Valentino con Dolly Alderton e la sua ultima pubblicazione Avete presente l’amore? Ma per Marzo sarà il Giappone a fare da protagonista. Se ti va di unirti a noi nella lettura di Nel paese delle donne selvagge, clicca qui e accedi al nostro gruppo Telegram!