Intervista a Giulia Calligola
Oggi Strega in biblioteca è entusiasta di ospitare su questi schermi la voce di un’autrice emergente che ha conquistato i nostri cuori con le sue pubblicazioni: “Il peggior fantasy mai scritto” e “Il giudizio di Persefone”. Due romanzi così diversi tra loro: uno un’autocritica verso la scrittura della sua giovane autrice e l’altro un retelling mitologico in chiave moderna sul mito di Ade e Persefone. Su Strega in biblioteca è uscita la recensione di Il peggior fantasy mai scritto. Ora diamoci alle chiacchiere con Giulia Calligola. A regolare l’intervista l’autrice Sabrina Caracciolo.
Intervista a Giulia Calligola
Ciao, Giulia! So che è difficile chiedere a una scrittrice di presentarsi, ma ti andrebbe di farlo e di raccontarci un po’ di te?
Sono Giulia Calligola, grafica editoriale e autrice, pubblicata con CE e self. Ho iniziato a scrivere fin da bambina, non c’è stato un momento in cui mi sono detta di “iniziare”. I primi tentativi di romanzo sono stati verso i 13 anni (da cui “Il peggior fantasy”), e ho iniziato a scrivere romanzi “seri” dai diciotto anni in poi, circa uno all’anno. Con la Casa Editrice “Dario Abate” è pubblicata una dilogia high fantasy per ragazzi. Quelli pubblicati in self sono i più recenti che ho scritto: La bellezza del Vuoto (il primo che mi ha fatto uscire online, inizialmente tramite la piattaforma di Wattpad), Il giudizio di Persefone e le novelle, il Peggior fantasy mai scritto. Altri romanzi sono rimasti nel cassetto e un giorno vorrei rispolverarli per la pubblicazione. Sono di generi molto vari, dal fantasy, all’horror, dalla narrativa contemporanea allo sci-fi. Dal 2019 circa ho anche deciso di intraprendere la strada della grafica editoriale, essendo già entrata nell’ambiente come autrice e mettendo a frutto un’altra passione che ho da quando sono ragazzina, quella appunto per le copertine dei libri, le locandine, le mappe fantasy…
Come mai questa volta hai scelto la via dell’autopubblicazione? Cosa ti ha spinto?
Entrare nel mondo editoriale è molto complesso nel nostro paese. Ho tentato per parecchi anni e alla fine sono riuscita a farmi pubblicare con “Gli Eredi di Howel”, appunto, ma la strada del self si è fatta sempre più interessante. Soprattutto anche perché al giorno d’oggi l’autore deve comunque mettere del suo, anche a livello promozionale, con le case editrici. Non è una strada facile e va assolutamente presa con consapevolezza, ma dall’altra parte, per chi come me ama avere il controllo dei propri progetti. Il self dà una libertà impareggiabile per la gestione dei contenuti, della grafica, e tutto ciò che è correlato alla pubblicazione. E permette anche di osare di più, per quelle pubblicazioni che, per genere o per trama, non incontrano i gusti degli editori (cosa che ho sempre saputo per “La bellezza del Vuoto”, un po’ di nicchia, per questo ho preso la strada self con più sicurezza con quel romanzo.
Ti va di parlarci un po’ del tuo processo di scrittura? Hai una routine quotidiana?
Sono molto appassionata quando mi viene l’idea giusta e, anzi, tendo a iperfocalizzarmi su di essa. Quindi, dal momento in cui la scintilla parte (a volte anche dopo mesi di inattività), di solito tendo a stendere la scaletta, le schede dei personaggi, e subito dopo la prima stesura in tempi piuttosto brevi. Anche “Il giudizio di Persefone”, pur lungo come romanzo, ha richiesto di stesura effettiva un paio di mesi, meno che la precedente fase di studio e scaletta. Durante la giornata infatti se sono in fase di stesura è difficile farmi staccare dalla pagina e devo anzi mettermi le sveglie per ricordarmi di fare altro, anche mangiare o dormire.
Ho avuto l’onore di conoscerti prima per “Il giudizio di Persefone” e ora per “Il peggior fantasy mai scritto”, cosa ti ha spinto a parlare di queste storie così diverse?
Per il peggio Fantasy, la necessità di spronare i giovani scrittori e dimostrare quanto l’esperienza cambi lo stile di qualunque autore. E anche per alleggerire un po’ il tono e darmi la possibilità di una pubblicazione più ironica, genere che comunque adoro e volevo sperimentare!
Per Il Giudizio di Persefone, tutto è partito per la volontà di portare la mitologia (e il diritto) come argomenti più alla portata di tutti, in una storia di intrattenimento destinata a un pubblico moderno. Sono sempre stata appassionata di miti, fin da bambina, e ora mi definisco spiritualmente neo-pagana. Quindi c’era anche una necessità più etica e religiosa di divulgazione di uno dei miei Pantheon favoriti. L’idea c’era da parecchio tempo e anzi, il tema pagano-religioso è presente quasi in tutti i miei romanzi. Ma qui volevo renderlo protagonista.
Negli ultimi anni i retelling mitologici sono spopolati anche grazie alle influenze dei social, cosa ti ha spinto maggiormente a parlarne nei tuoi romanzi?
Fortunatamente e per puro caso quando ho iniziato i retelling mitologici stavano iniziando come corrente ma non erano ancora del tutto avviati, specialmente in Italia. Non è stata una scelta “consapevole”, ho semplicemente scritto quello che volevo scrivere in quel dato momento della mia vita e ha coinciso con una corrente in crescita, cosa che raramente mi accade per altre pubblicazioni più di nicchia. E devo dire che da una parte sono contenta del successo del genere, proprio perché sta avvicinando parecchi nuovi lettori a un ambito che ho sempre amato e venerato; anche se, dall’altro lato della medaglia, sarebbe forse bello vedere più rispetto per il genere, perché fioccano retelling che spesso hanno pochissimo studio alle spalle o che eclissano il tema religioso in toto.
Il mito di Ade e Persefone è certamente uno dei più famosi e in realtà l’ho ripreso vagamente anche in altre storie era una delle basi di partenza anche per “Gli Eredi di Howel”, anche se è una storia di genere completamente diverso; mi ha sempre affascinato la spiegazione dello scorrere delle stagioni più che la storia d’amore e/o di rapimento in sé. Ma l’idea è quella di trattarne anche altri e di continuare in futuro ad ampliare lo stesso universo, tramite miti meno noti (già quello di Leuce trattato nella novella era più sperimentale, o anche Pantheon del tutto diversi.
Non posso fare a meno di dire che i tuoi personaggi, come Ade e Persefone, siano psicologicamente costruiti nel dettaglio. Ti è mai capitato di mettere un po’ di te nei tuoi personaggi?
La caratterizzazione dei personaggi è in assoluto l’aspetto a cui tengo di più, da autrice e da lettrice preferisco le storie character-driven. Sì, spesso metto qualcosa di me. Di solito si tratta di un piccolo tratto del mio carattere che amplifico e provo a immaginare applicato a un altro essere umano con un altro background. Quindi c’è un po’ di me in tutti, anche se alcuni mi somigliano di più, altri molto meno. Somiglio moltissimo a Persefone, ad esempio, in molti tratti; ma anche ad Ade nel gusto per la razionalità, o anche a un personaggio diversissimo come Caesar (de “La Bellezza del Vuoto”, assassino, uomo, di 46 anni), per il gusto nella discussione e nella curiosità di studio scientifico e umanistico. Ammetto di aver sempre apprezzato i personaggi grigi come Caesar.
Qual è il personaggio che hai amato di più scrivere, ma soprattutto quello che hai odiato?
“Odiato” veramente direi nessuno, nemmeno quelli più negativi, perché spesso sono proprio quelli i più piacevoli da scrivere. Forse uno dei più difficili, perché va un po’ contro al mio modo di scrivere, è stato Ade: mi piace scrivere dialoghi lunghi, intrecciati, ed è stata una sfida mettere in scena lui e ricordarsi di interrompere le frasi corte, usare tanti punti, togliere tutti gli intercalari…
E per gli amati, posso dire tutti? Un po’ come coi figli, è impossibile scegliere.
Ho visto sul tuo profilo Instagram che “Il giudizio di Persefone” diverrà un graphic novel e, io non posso che essere più curiosa. Puoi darci qualche piccolo spoiler a riguardo?
Io e Beatrice stiamo lavorando a ritmo serrato e non vediamo l’ora che esca, sul serio! Posso anticipare che la storia sarà uguale ma ci saranno scene aggiunte secondo me molto interessanti, anche, se riesco a scriverla, una ambientata nel Pantheon nella parte iniziale a Roma. E inoltre piccolo spoiler: il tutto verrà narrato da una voce narrante dichiarata, che è un vero e proprio personaggio, anche se non vi dico chi. Era qualcuno che avevo in mente già dal romanzo ma che alla fine non avevo trovato modo di inserire, anche per economia narrativa. Qui ci sarà e aiuterà lo scorrere della storia con le didascalie.
Ma ritornando al “Peggior fantasy mai scritto” mi rendo conto che metter a nudo un vecchio manoscritto sia stato una sfida, soprattutto cancellare quei “molto” e “grosso” che si presentavano nel testo. Cosa ti ha spinto a pubblicarlo?
L’idea dell’autocritica è molto vecchia, nasce intorno al 2012 in un forum di scrittori in erba cui partecipavo. Ero di poco più grandina della media e vedevo molti ragazzi giovanissimi con bassa autostima per i loro scritti. Allora per dimostrare che qualche anno prima ero pessima, ho iniziato a criticare il primo capitolo di quel libro che ricordavo di avere da parte. L’esperimento fu gradito e da allora è sempre stato un libro “online”. Solo ultimamente ho pensato di pubblicarlo davvero, anche se trovare il coraggio è stata dura (non tanto per il contenuto, ma per l’impostazione molto particolare), ma ho pensato che se ha aiutato quella generazione di scrittori in erba nel 2012, sicuramente può farlo anche oggi. Era una questione di bene superiore ahahah
Il processo di scrittura può essere molto faticoso e tortuoso, stai lavorando a qualche nuovo progetto?
Al momento no. Sto trasponendo in sceneggiatura per la graphic novel “Il giudizio di Persefone”, che è una cosa che prende parecchio tempo e richiede quasi di riscrivere da zero tutto, anche se non sembra. Ci sono però tante idee in germoglio che in futuro mi piacerebbe esplorare. Innanzitutto, qualcosa sul Pantheon norreno sempre nell’universo degli Dei della Nuova Era, e poi in generale ho tante piccoli concept che potrebbero diventare storie interessanti. Sono però un’autrice che funziona molto con la passione del momento, quindi devo aspettare la storia giusta, quella che davvero vale la pena di essere raccontata!
Leggendo “Il peggior fantasy mai scritto prima” mi sono resa conto di come sia una “guida” ma anche un’autocritica verso la TrediGiulia che si approcciava per la prima volta alla scrittura. Hai qualche consiglio per i giovani scrittori in erba?
Non sentirsi in obbligo di seguire la moda. È sempre stato difficile, in ogni epoca, ma specialmente oggi, con l’influenza dei social, delle correnti come il booktok, vedo tante tante storie che si somigliano e che si conformano. Non è sbagliato scrivere di qualcosa che va di moda, anzi, ma allo stesso tempo non è necessario, non sentitevi in dovere di silenziare il vostro gusto per seguire quello che piace al momento alla massa. Cercate di raccontare quello che piace a voi in modo da farlo piacere anche agli altri. Questa è la mia filosofia di base e cerco di seguirla sempre anche con le mie storie
Grazie per averci fatto scoprire queste curiosità!
La Redazione di Strega in biblioteca ringrazia Giulia Calligola per essere stata con noi in questa chiacchierata. Ricordiamo che potete trovare il libri Il peggior fantasy mai scritto, Il Giudizio di Persefone e La bellezza del Vuoto nel catalogo online di Amazon (link qui sotto). Vi lasciamo i link per poterla seguire su tutte le sue piattaforme, piene di progetti libreschi da tenere d’occhio: