Due chiacchiere con Andrea Besi, autore emergente
Oggi Strega in biblioteca è entusiasta di ospitare su questi schermi la voce di uno scrittore emergente, Andrea Besi, autore di un romanzo sci-fi, dalle crude sfumature sociali e attuali, che fa molto riflettere: Fake News. Su Strega in biblioteca potete trovare la recensione di suddetto romanzo, pubblicato il 12 dicembre 2022 dalla casa editrice indipendente GFE. A regolare l’intervista l’autrice di Strega in Biblioteca Noemi Nappo.
Intervista ad Andrea Besi
Ciao Andrea! Anzitutto complimenti per il libro, che mi è piaciuto davvero molto: un romanzo divertente e che offre davvero parecchi spunti di riflessione. Per iniziare quest’intervista ti va di parlare un po’ di te e di quelli che sono i tuoi hobby al di fuori della scrittura?
Allora, sono Andrea Besi, sono diplomato al liceo artistico e oltre alla scrittura in questo momento sto programmando la mia Intelligenza Artificiale d’immagini. Tra l’altro, la copertina del libro è stata fatta con l’uso dell’intelligenza artificiale. Ho usato un’immagine base fatta da me con paint e poi ho chiesto all’IA di arricchirla con alcuni elementi ed è venuta fuori la copertina del libro. Spero che sia la scrittura che l’IA diventino più di un hobby. In aggiunta devo dire che mi piace molto respirare nel tempo libero, bere tanta acqua e a volte mangiare.
Questi ultimi devo dire che sono hobby molto utili! Ma proseguiamo: come ti sei appassionato alla scrittura?
Da piccolo, fino ai 12-13 anni, ero appassionato alla televisione, la guardavo forse anche troppo, e quindi, ad un certo punto, ho detto basta. Lì mi è venuta l’idea di diventare scrittore comico per comici, ma poi mi sono accorto che mi vengono meglio le cose lunghe e quindi ho iniziato a scrivere libri, e Fake News è la seconda cosa lunga che ho scritto.
Com’è nata l’idea di scrivere Fake News? Cosa ti ha ispirato?
La cosa bella è che molte delle cose che ho scritto le ho sognate, senza particolari ragioni effettivamente. Anche Fake News nasce da un accenno di sogno, che, all’inizio, era stato pensato come una sceneggiatura. Ma poi ho deciso di pubblicare l’idea come libro, poiché trovare un produttore è molto difficile. Fake News è in qualche modo il seguito del mio primo romanzo, un seguito, diciamo così, “spirituale” perché fa parte dello stesso universo e nello stesso periodo storico (ossia il futuro), con temi vagamente simili.
Tu hai usato per Fake News uno stile di scrittura molto ricercato, che mi ha costretto ad usare il dizionario parecchie volte. Come mai questa scelta?
Sì, ecco, diciamo che ci sono molte cose che non sono mie, poiché l’editing è stato molto pesante, nel senso: sono state aggiunte circa un centinaio di pagine quasi tutte di descrizione, cosa che un po’ mi ha deluso. Anche molti dialoghi sono stati allungati dall’editor e, ad essere sincero, non ho apprezzato molto anche se ho scelto di affidarmi a una persona che sicuramente ha più esperienza di me. Non sono stato costretto ad accettare le modifiche ma non me la sentivo di fare il bastian contrario, anche perché ero consapevole che con un processo di editing il romanzo avrebbe avuto più possibilità di essere accettato, anche se, secondo me, nonostante sia stato fatto un buon lavoro il risultato non rappresenta bene ciò che era il libro in origine.
Per quanto riguarda i termini ricercati, che più che ricercati definirei tecnici, anche in questo caso molti sono stati aggiunti dall’editor, anche se alcuni erano già presenti di mio pugno, come i termini specifici del linguaggio televisivo.
Per quanto riguarda i personaggi, a chi/cosa ti sei ispirato per delinearli?
Questa è un’ottima domanda. Vado particolarmente fiero dei miei personaggi. Ad esempio, il Direttore, uno dei personaggi che più ho curato, è incentrato sul personaggio pubblico di Claudio Lippi, soprattutto per il suo modo abbastanza stordito (nonostante io lo reputi intelligente), anche se non so se si nota. Per quanto riguarda il personaggio di Eugene, il protagonista, anch’esso curato particolarmente, è più che altro una fusione di diversi personaggi americani esistenti o esistiti, tra cui uno aveva anche lo stesso nome (tra l’altro l’ho scoperto in corso d’opera, perché in realtà l’avevo già pensato così). Ed è con grande sorpresa che ho scoperto di aver fuso due personaggi in particolare, ossia un comico e un giornalista. Tra l’altro il secondo nome del comico è proprio Gene, un caso molto fortunato devo dire.
Dorothy è pensata come una fusione di diverse donne che ho conosciuto, delle quali ho preso alcune caratteristiche che avevano in comune e comunque abbastanza diffuse nelle donne introverse. Dorothy è poi molto intelligente, una caratteristica funzionale alla trama, in quanto è lei a scoprire indizi utili allo svolgimento di quest’ultima, appunto. Il Caporedattore Frank rappresenta l’archetipo di giornalista d’assedio americano e quindi è abbastanza uno stereotipo anche lui. Avevo pensato in particolare di renderlo discalculico, perché funzionale ad una scena in particolare (ometto lo spoiler). Comunque, ho creato i personaggi così poiché il messaggio del libro è abbastanza pesante e loro svolgono la funzione di alleggerire un po’ la tensione.
C’è qualche personaggio in particolare che ti somiglia?
Sì, tutti in realtà, anche se ho una particolare empatia nei confronti del direttore, che è anche il personaggio a cui mi sono affezionato di più perché lo sento a me molto affine.
E invece da dove hai preso l’ispirazione per l’ambientazione?
Sempre dal sogno. O meglio, dalla fusione di diversi sogni. E un po’ anche dai cosiddetti Liminal Space.
Liminal Space: gli spazi liminali sono oggetto di un’estetica Internet che ritrae luoghi vuoti o abbandonati che appaiono inquietanti, abbandonati e spesso surreali. Gli spazi liminali sono comunemente luoghi di transizione o di richiamo nostalgico.
Il tuo libro è un distopico, e il romanzo distopico si basa sulla realtà, in un certo senso, come una sorta di denuncia alla società attuale. La mia domanda è: riscontri le stesse problematiche che racconti nel libro, ovvero le fake news, anche nel mondo reale?
Siccome credo che al momento posso permettermelo, ti rispondo di sì. Io le vedo. In particolare, come evidenzio nel finale del mio libro, credo che ci sia molta ambizione da parte dei media di credere sostanzialmente di avere sotto controllo quello che la gente pensa, anche se non credo ci riescano, anzi. Credo che la gente più sorbisce queste “forzature” e più si ribella, e credo che ormai la gente quando guarda il telegiornale non ci creda più come prima. E credo anche che, come nel mio libro, per le news 24 ore su 24, a una certa le notizie te le devi un po’ inventare, sennò che racconti alla gente?
Qual è il messaggio che vorresti far arrivare a chi legge il tuo libro?
Io in qualche modo cerco di trasmettere un messaggio di speranza, anche se forse non è evidente.
Durante la stesura di Fake News, ma come anche degli altri tuoi libri, ti sei mai imbattuto nel blocco dello scrittore?
No, perché scrivo “a comando”, nel senso che io inizio il libro e scrivo quello che mi viene. Poi, nel momento in cui ho scritto qualche pagina, iniziano a venirmi idee che metto giù sotto forma di scaletta. Scrivo per ogni capitolo un certo numero di paragrafi che sono composti da 3 o 4 punti di trama, che scrivo dal momento in cui mi vengono in mente, e nella maggior parte dei casi mi vengono in mente “di fila”, quindi mettere insieme i puntini, per me almeno, è facile.
Quanto tempo hai impiegato per scrivere Fake News?
Effettivamente ci ho messo un po’, perché mentre scrivevo Fake News stavo ancora terminando il mio primo romanzo e avevo anche altre cose in ballo.
Quali attori pensi potrebbero interpretare i tuoi personaggi, se Fake News diventasse un film o una serie tv?
Allora, chiaramente Claudio Lippi nel ruolo del direttore, e per quanto riguarda gli altri personaggi secondo me dovrebbero prenderli dalle scuole di teatro. Darei un’opportunità a loro ecco, essendo i miei protagonisti comunque giovani. Ci vedrei più una serie tv che un film, comunque.
Una serie TV sarebbe molto bella, effettivamente! Ma veniamo ora alla pubblicazione concreta: com’è stata la tua esperienza e perché hai scelto proprio la casa editrice GFE?
È molto difficile trovare qualcuno che possa sintonizzarsi con questo libro dal punto di vista editoriale, secondo me. L’editore è stato un senatore dei 5 Stelle che in questo momento politico sono i più compatibili con ciò che ho scritto a livello di idee e valori. Mi sono rivolto a più case editrici e la GFE è stata quella che mi ha fatto la proposta migliore per me, perché l’ho sentita più “affine” al mio libro. La mia esperienza di pubblicazione è stata tutto sommato positiva. Ci sono stati parecchi momenti di sconforto ma secondo me un autore emergente alla fine non può pretendere di avere una fortuna immediata.
Tu mi hai detto che Fake News ha subito un editing molto pesante. Vorrei sapere quanto ti è pesata questa cosa, soprattutto nell’aggiunta di pezzi che comunque non erano tuoi.
Un po’, ti dico la verità. Mi rendo conto che il libro così come lo avevo pensato non era perfetto, però ritengo che le modifiche non siano state ragionevoli, non tutte almeno, e ne avrei accettate più volentieri altre. In qualche modo anche la mia idea iniziale di far somigliare Fake News più a un giallo che ha un distopico è stata un po’ sfocata ecco, diciamo così.
Tu hai già pubblicato due libri, ma attualmente stai lavorando a qualcos’altro?
Sì, ho pronto un altro libro, e ho pronte le scalette di almeno altri 3/4 libri e due raccolte di racconti.
Cosa ti sentiresti di consigliare a un aspirante scrittore?
Premettendo che credo di non essere abbastanza competente in merito al momento, consiglio semplicemente di non pubblicare assolutamente con case editrici che chiedono soldi o l’acquisto obbligatorio di un certo numero di copie perché è certo che non è una casa editrice seria. Questo me l’ha insegnato il mio agente letterario.