#SquiLibri: sindrome di Stoccolma, amore tossico e disturbo predominante
Eccoci finalmente con il terzo appuntamento di #SquiLibri, la rubrica dove si affronta la letteratura classica analizzando situazioni, autori, autrici e i loro personaggi con un’ottica psicanalitica. Negli scorsi articoli abbiamo affrontato varie sfumature della mente umana come: la figura di Bertha in Jane Eyre di Charlotte Bronte, il narcisismo patologico di Dorian Grey e la duplicità del Dottor Jekyll e Mr Hyde. Oggi analizzeremo altri dei casi letterari più famosi di sempre: La Bella e la Bestia di Gabrielle-Suzanne Barbot de Villenueve, l’amore di Cime Tempestose di Emily Bronte e Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij.
La bella e l'amore per la Bestia: la sindrome di Stoccolma
La storia di Belle e della Bestia è ormai nota sia a tutti i lettori del classico di Gabrielle-Suzanne Barbot ma anche a chi di noi (da bambini e non) ha solamente visto il film La Bella e la Bestia targato Disney. È divenuta ben presto la fiaba europea più conosciuta: la giovane e brillante figlia che si sacrifica al posto del padre per essere rinchiusa in una temibile torre. Come ogni fiaba esistono molteplici varianti, ma alla fine vi è sempre il lieto fine: l’amore tra la Bella e il principe che era stato trasformato anni addietro in Bestia trionfa su ogni altra avversità. La storia di una giovane donna che è costretta a rimanere in un cupo castello e con accanto a sé una creatura che non ha mai conosciuto la bontà ci è difficile concepirla con un finale da fiaba, che culmina con l’innamoramento dei due, opposti, protagonisti. Ciò che accade a Belle è l’innamoramento del suo carceriere, nonostante la Bestia, grazie al suo castello magico e all’immensa libreria (perché parliamone, a un dono del genere anch’io mi sarei innamorata), non rispecchi propriamente la sindrome che andremo ad analizzare.
Simbolicamente, la fiaba rappresenta l’unione raggiungibile tra l’archetipo maschile, rappresentato come rozzo e brutale, e quello femminile, simboleggiato dalla sensibilità e dalla purezza d’animo. Entrambi i protagonisti ritrovano in sé qualcosa che li lega indissolubilmente. Molti hanno analizzato la fiaba sotto l’ottica della Sindrome di Stoccolma, dove la vittima s’innamora del suo abusante, altri invece sono riusciti ad interpretare la vicenda sfatando tale sindrome e addentrandosi in una visione più Junghiana.
Nonostante le varie opinioni contrastanti, oggi analizzeremo nel dettaglio la Sindrome di Stoccolma. Il primo a parlare di tale sindrome fu l’agente dell’FBI Conrad Hassel. Quando, a seguito di un rapimento, l’agente notò che le vittime stavano esprimendo sentimenti di solidarietà per i malfattori, immediatamente si interrogò sul fatto (alquanto insolito!). La sindrome è un particolare stato di dipendenza psicologica e che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica. Il soggetto affetto, durante i maltrattamenti subiti, incomincia a provare sentimenti positivi nei confronti del proprio aggressore. Ciò può anche sfociare in amore e nella totale sottomissione volontaria: si instaura così un’alleanza con il carnefice. La sindrome viene spesso menzionata in resoconti giornalistici e in opere letterarie, ma non ha mai avuto una classificazione in ambito psichiatrico e psicologico, nonostante i numerosi studi scientifici. Viene ritenuta un caso di fenomeno più ampio correlato ai legami traumatici, cioè quei legami fra due persone in cui una gode di una posizione di potere nei confronti dell’altra e quest’ultima diviene vittima di aggressioni o altre tipologie di violenza.
Le cause dello sviluppo della sindrome rimangono tutt’ora incerte, ma si evidenziò che il soggetto sperimenta quattro fasi nell’instaurazione di essa.
Da parte della vittima, sviluppo di sentimenti positivi nei confronti del suo sequestratore; come ad esempio simpatia e comprensione. I sentimenti positivi nascono come espressione di riconoscenza di una benevolenza ricevuta.
Nessuna precedente relazione tra ostaggio e rapitore prima del sequestro, non avevano nessun tipo di conoscenza.
Sviluppo, da parte della vittima, di sentimenti negativi nei confronti delle autorità incaricate del suo rilascio e all’arresto dell’aggressore. I sentimenti negativi vengono alimentati a causa dell’isolamento dal mondo esterno, più a lungo s’instaura la sindrome e più la vittima sperimenterà sentimenti di paura verso il salvatore, poiché quest’ultimo potrebbe far del male al sequestratore. Vi è anche il rifiuto di scappare dalla situazione anche se ve n’è la possibilità.
La vittima è convinta dell’umanità del suo rapitore, ciò è dovuto alla ferma convinzione che il sequestratore non gli riserbi degli atteggiamenti pericolosi e/o aggressivi.
Dopo aver scoperto la Sindrome di Stoccolma, secondo voi la nostra protagonista Belle ne è veramente affetta?
La storia d'amore più controversa
Cime Tempestose di Emily Bronte è uno dei romanzi più analizzati a livello metafisico, grazie al suo contenuto psicologico. Ormai sotto i riflettori da anni è sicuramente l’amore tra Heathcliff e Catherine, così come descritto dalla Bronte, travolgente e passionale ma anche ai limiti della sanità mentale. Ma facciamo un passo indietro: prima di poter parlare del loro rapporto dobbiamo concentrarci sui due personaggi interpellati. Catherine non è certo il personaggio femminile più apprezzato della letteratura, pochi sono i lettori che riescono a identificarsi con lei. Viene rappresentata come una ragazza capricciosa, viziata e dai tratti volubili. La scelta di sposare Edgar la conduce alla sofferenza psichica. I suoi comportamenti sembrano evidenziare due quadri psicopatologici similari. I sintomi che generano in lei la sofferenza sono: un desiderio debilitante di attenzione e pervasivi sbalzi del tono dell’umore. Molti dottori e dottoresse hanno cercato di formulare dei quadri psicopatologici, e ciò che si è determinato è che la protagonista soffrisse del disturbo di personalità borderline. Tale disturbo è pervasivo nella vita della persona affetta e si compone di disgregolazione emotiva, sentimento di vuoto cronico, paura dell’abbandono, instabilità del tono dell’umore, comportamenti autolesivi, rabbia intensa e difficoltà a gestire la solitudine.
Anche lo stesso Heathcliff non è l’uomo più amato della letteratura, descritto come selvaggio, bellissimo e dal cuore buono. Ma l’amore che scatta tra i due sembra aver un punto di rottura per la loro mente. L’allontanamento da parte Heathcliff non porterà soltanto la giovane Catherine a ricercare qualcuno per colmare il proprio senso d’abbandono, ma l’amore del giovane per la ragazza sfocerà in ossessione, diviene il motore cardine della sua vita e ciò lo porterà a non essere più altruista, poiché è divenuto cinico e crudele con chi si avvicina alla sua persona. Le conseguenze di quest’amore condurrà Heathcliff alla monomania. Quest’ultimo disturbo psichiatrico è un delirio caratterizzato da una sola preoccupazione, contraddistinto da allucinazioni e insonnia, che la nostra Emily Bronte è riuscita a descrivere alla perfezione.
Ciò che unisce i due personaggi tipicamente gotici è questo rapporto impetuoso, tumultuoso e passionale. Tutte queste caratteristiche si fondono per dar vita all’amore borderline. Tale condizione è contraddistinta dalla travolgente intensità emotiva che non si trova nelle normali relazioni sentimentali. Il soggetto borderline idealizza chi ha al proprio fianco e fa sentire la persona come il/la migliore del mondo, allontanando tutte le entità superflue e avvicinando a sé il partner. Il soggetto borderline, a causa dell’ambivalenza affettiva, trasforma il partner in oggetto d’amare o da idolatrare o da distruggere. Nelle passioni vi è una continua idealizzazione e svalutazione in quanto non possiede una visione unitaria di sé e del partner. Nella sua mente non riesce a considerare un’immagine dell’amante con pregi e difetti: o quest’ultimo è buono o è cattivo. L’evento più temuto è il distacco, che nella relazione tra Catherine ed Heathcliff avviene lasciando dietro di sé cicatrici emotive e psicologiche non poco indifferenti.
Delitto e Castigo e il disturbo predominante
Nel romanzo di Dostoevskij il tema predominante, seppur esposto in modo velato, è proprio la sanità mentale. Il personaggio principale, Raskòlnikov, è un ex studente che, spinto dalla povertà, decide di commettere un delitto. Ciò che ne verrà fuori dal delirio della sua mente è l’aberrazione sociale, il rifiuto delle buone maniere e delle tradizioni. Durante la lettura, il romanzo ripercorre il conflitto interiore provato dal protagonista, che lo strazia, e la continua lotta per la confessione. Istinti animaleschi e raziocinio padroneggiano la scena. I sentimenti contrastanti dell’animo di Raskòlnikov, grazie alla penna sapiente di Dostoevskij, tratteggiano i caratteri per un profilo di disturbo bipolare.
Tale disturbo è una delle patologie psichiatriche più complesse e invalidanti, se non è adeguatamente trattata. Il riconoscimento della patologia è complesso e molto spesso avviene in età tardiva. La sua caratteristica peculiare è l’oscillazione del tono dell’umore, che è differente dagli sbalzi umorali. Infatti, tale disturbo viene definito fasico proprio perché il soggetto bipolare attraversa delle vere e proprie fasi in cui vi è l’alterazione del tono dell’umore. Queste oscillazioni sono caratterizzate da tristezza ed euforia. La transizione tra una fase e l’altra può essere rapida e immediata, altre volte molto lenta. Talvolta può essere intervallata da un periodo di umore stabile definito “eutimia”. È una patologia del tono dell’umore, così come la depressione, la distimia e il disturbo affettivo stagionale. Ma la classificazione all’interno del DSM-5 dedica un intero capitolo al bipolarismo. Questa distinzione viene effettuata per poter distingue due forme: disturbo bipolare 1, disturbo bipolare 2, disturbo ciclotimico, ecc.
Chi è affetto da questo disturbo percepisce gli stati d’animo come intensi e duraturi per diversi giorni, non derivanti da alcuna situazione specifica. Dobbiamo tenere a mente che tale patologia è caratterizzata da fasi maniacali e fasi depressive. Il bipolarismo in fase maniacale è un periodo dove l’umore del soggetto è elevato, dove la persona percepisce di poter fare qualsiasi cosa, soprattutto con molta urgenza. Si evidenziano sentimenti di elevata autostima e tendenze anche di grandiosità. Sul piano relazionale vi è un’estremizzazione dell’estroversione con esuberanza e labilità. Il soggetto diviene in questa fase molto impulsivo e irrequieto, spesso abusa di sostanze stupefacenti (e ciò porta a un peggioramento dei sintomi). La fase successiva può sfociare nell’episodio ipomaniacale (similare a quello sopracitato ma con una durata minore) o nell’episodio depressivo. La depressione del soggetto bipolare è molto profonda e caratterizza dei sintomi significativi. Nei sintomi affettivi l’umore depresso è in posizione centrale, oltre a sentimenti di vuoto, pessimismo e disperazione. Vi è un allontanamento dalle attività quotidiane e con perdite di interesse verso il mondo esterno.
Il senso di colpa che tormenta Raskòlnikov è talmente forte da annebbiargli la mente e lo fa vivere in una situazione ai limiti della lucidità. Questo sentimento produce agitazione psicologica nel personaggio e sentimenti di somatizzazione, divenendo così isolato per prevenire che qualcuno scopra ciò che ha fatto. Delitto e Castigo non solo fornisce una visione in termini di redenzione, ma evidenzia come la mente dell’uomo possa essere fragile e labile fino al punto di rottura.
#SquiLibri: una rubrica su letteratura e psicologia
Quelli di Belle, dell’amore tra Catherine e Heathcliff e Raskòlnikov sono solo casi della letteratura con alcune evidenze sia psichiatriche che psicologiche. Ma la letteratura classica e moderna ne nascondono centinaia di elementi simili. La rubrica #SquiLibri cerca di indagare i più interessanti, le malattie che hanno afflitto scrittori/scrittrici e, a volte, di conseguenza, anche i loro personaggi. Si tratta di profili talmente torbidi ed affascinanti da lasciarci senza fiato! Vi consiglio di iscrivervi alla nostra Newsletter per non perdere nessun aggiornamento e di seguirci anche su Instagram per contenuti extra e piccoli focus sul tema. Di quali romanzi o autori vi piacerebbe sentir parlare nella prossima puntata di #SquiLibri? Faccelo sapere in un commento!