OPINIONISTA
8 Marzo: 20 consigli per celebrare la Giornata Internazionale della Donna

8 Marzo: 20 consigli per celebrare la Giornata Internazionale della Donna

Oggi, 8 Marzo, si festeggia la Giornata Internazionale della Donna. Se molte persone sostengono che questa sia una ricorrenza inutile, un’occasione sciocca per regalare un mazzo di mimose alla propria “donna di casa”, si sbagliano di grosso. L’8 Marzo è una giornata istituita per ricordare le lotte di migliaia di donne in tutto il mondo, che hanno marciato e perso la vita per garantire a noi, donne del 2024, i diritti che abbiamo. Diritti che mai vanno dati per scontato. L’8 Marzo celebra la memoria delle nostre antenate che li hanno rivendicati con forza, in un’epoca storica in cui anche il suffragio universale sembrava un traguardo inarrivabile. La Giornata Internazionale della Donna serve quindi a ricordare che le lotte non sono finite; serve a fare il punto della questione di genere (un fenomeno sempre presente nella nostra società patriarcale), la quale ogni hanno si ripresenta nei dati e nelle statistiche come realtà concreta e difficile da affrontare a livello globale. 

Il modo che ha Strega in Biblioteca per contribuire a questa giornata importante e necessaria è spronare all’informazione e al sostegno delle donne nel campo del lavoro e della cultura. Per questo vogliamo proporvi una serie di titoli, letterari e cinematografici, nati dalla mente di donne e che, in qualche modo, riguardano tutte noi.

Brucia la notte, romanzo di Tiffany Vecchietti e Michela Monti

Forte il grido di rivolta e rabbia che in Brucia la notte si erge dalla pagina stampata. Tiffany Vecchietti, autrice al suo esordio, attivista e content creator, e Michela Monti, autrice qui alla sua terza pubblicazione, si impegnano in quest’opera, a metà tra una distopia e un fantasy, nel raccontare di un mondo in cui la dittatura degli uomini e del profitto ha relegato le donne a lavorare nei Campi di Sale. Schiave di una propaganda maligna, continue vittime di violenza da parte delle guardie del Campo, la maggior parte delle Raccoglitrici hanno smesso di sognare una libertà che sembra troppo lontana da raggiungere. Ma Bianca ed Ani non fanno parte di quella maggioranza. Profondamente diverse per carattere e vissuto, le due stringono un’amicizia che ha come base la volontà assoluta e inarrestabile di ricominciare a vivere. Ed è con la fuga dal Campo di Sale in cui lavorano che inizierà il loro viaggio alla conquista di quella libertà e di quella forza femminile che conservano in corpi spezzati, ma pronti alla guerra. Scritto magnificamente, Brucia la notte vi trascinerà in una storia di rivalsa e coraggio, in cui le donne sono streghe, potenti e indomite, che racchiudono nel cuore il fuoco della Rivoluzione. 

Leggi la nostra recensione completa del romanzo qui!

Fleabag, il trionfo di Phoebe Waller-Bridge

Fleabag, ambientato in una Londra grigia che corre veloce, racconta la storia di una trentenne che gestisce una caffetteria a tema porcellini d’india e cerca di tenere insieme i pezzi della sua vita. La narrazione rompe la quarta parete, coinvolgendo lo spettatore in un dialogo intimo e provocatorio che mette continuamente in discussione i pregiudizi e le idee dello spettatore medio. La serie ci porta nella mente di una donna che usa il sarcasmo per mascherare la sua rabbia, in cerca di un antidoto per il dolore: attraverso battute taglienti, la protagonista, interpretata magistralmente da Phoebe Waller-Bridge, che è anche autrice della serie, cerca disperatamente di trovare un significato nella sua esistenza, navigando tra relazioni disfunzionali e momenti di pura vulnerabilità.

Le vicende della protagonista si intrecciano con quelle dei personaggi che popolano il suo mondo, ognuno dei quali porta con sé il proprio bagaglio di imperfezioni, traumi e desideri inespressi. Il segreto di Fleabag è la sua leggerezza, la capacità di riuscire a trattare con spontaneità anche i temi più difficili, come ad esempio i rapporti disfunzionali, dalla famiglia alle relazioni amorose, passando per le difficoltà economiche che circondano la vita della protagonista. Tra risate e lacrime, Fleabag ci porta in un mondo precario, accompagnandoci in un viaggio alla ricerca di un modo per riuscire vivere nonostante la sofferenza e il dolore, cercando di trovare il proprio posto nel mondo. La trovate disponibile su Amazon Prime Video.

Invisibili: un saggio per capire

Anche il piano comunale predisposto per spalare la neve ha radici nel patriarcato. Sembra un’affermazione assurda, paranoica quasi. E invece Perez ci mostra con i fatti quanto sia vera nel suo saggio Invisibili. In una serie di brevi saggi, affronta la normalità sociale smascherandone le radici sessiste, la pericolosità delle fondamenta della nostra società che non considerano mai la donna soggetto della vita comune, ma oggetto reso partecipe. Cinture di sicurezza, sintomi e medicine, addirittura la conformazione dei bagni pubblici o degli autogrill, notoriamente afflitti da file interminabili per le donne, tutto è riconducibile ad un’unica fonte: sono stati pensati da uomini, per gli uomini. E le donne? Fanno quello che gli è sempre stato imposto, si adattano. Sedici saggi, raccolti in sei parti, una per sfera analizzata. Possono essere letti a caso o in ordine, il risultato non cambia: ci si può anche trovare infastiditi dalla sistematicità con cui l’autrice “smaschera” il segreto di Pulcinella. E alla fine non resta che rabbia.

La guerra dei papaveri: di rabbia e guerra

Laguerra dei papaveri di R.F Kuang è ambientato sullo sfondo di una tormentata terra chiamata Nikan, luogo colpito da tremende divisioni interne e da conflitti incessanti, vagamente e volutamente ispirato alle travagliate vicissitudini della Cina del decimo secolo. La storia ha come protagonista Runin Fang, detta Rin, che dopo essere entrata nella scuola più prestigiosa del regno di Nikan, deve lottare per mantenere il suo posto lì, per essere degna di combattere per l’Imperatrice, per diventare una vera soldatessa. La serenità che sembra aver raggiunto all’interno delle mura dell’accademia le viene strappata dalle mani quando si ritrova a dover affrontare un nuovo nemico che marcia su Nikan. Rin dovrà così mettere da parte l’arte della guerra di Sun Tzu e buttarsi anima e corpo in una vera e devastante battaglia, dove la scelta sarà solo bruciare o venire bruciati. 

Rin ribalta l’ideale di eroina, mostrando come in guerra non ci sono vincitori ma solo sopravvissuti. Combattendo in un mondo dove essere donna è sempre un difetto, Rin diventa salvatrice al tempo stesso minaccia. La guerra dei papaveri è una storia di vendetta e di rivendicazione, in cui il dolore pregna le pagine e riempie i cuori dei personaggi, ma tra le perdite c’è sempre la possibilità di rinascere. Questa trilogia è fatta di fuoco, di acqua e di pazzia. Di sciamani che lottano contro loro stessi, contro gli dèi e contro gli uomini. In queste pagine non troverete pace e serenità, avrete un nodo allo stomaco ma una voglia implacabile di continuare a leggere, perché gli dèi sanno benissimo come stuzzicare la curiosità e attirare l’attenzione.

C'è ancora domani, il film di Paola Cortellesi che ha conquistato il mondo

Uscito nelle sale italiane il 26 ottobre del 2023, C’è ancora domani viene proiettato tutt’oggi nei cinema multisala. Come se tutti riuscissero a percepire quanto la pellicola scritta, diretta e interpretata da Paola Cortellesi sia necessaria, nonostante parli di fatti avvenuti circa 80 anni fa. La storia è quella di Delia, moglie e madre nella Roma del secondo Dopoguerra. Appartenente ad una famiglia povera (come lo erano quasi tutte, ai tempi), Delia si destreggia con fatica tra mille lavori, camminando per una Roma invasa dalle truppe americane, per poi tornare a casa la sera per badare ai figli e agli umori maledetti di suo marito Ivano. La sua vita è un inferno quotidiano, che noi spettatrici contemporanea guardiamo con ribrezzo e terrore, riconoscendo negli occhi rassegnati di Delia un mondo di violenza e soprusi che non si è ancora estinto. Il film, così come la vita di Delia, riceve una sterzata quando le arriva una lettera. Non si tratta di un messaggio per suo marito che lei deve solo prendere in consegna dalla postina: si tratta di un messaggio diretto proprio a lei, un messaggio che fa nascere nel petto di Delia una sensazione prima d’allora sconosciuta. 

C’è ancora domani è un film che racchiude con eleganza registica, guizzo geniale e bravura magistrale tutti i significati che si raccolgono intorno all’8 Marzo. La chiave dell’opera è la forza che provoca nell’Umanità la possibilità di decidere, di autodeterminarsi: una libertà che per millenni alla donna è stata perennemente negata. Immaginate, uomini che guardano questo film, claustrofobico e soffocante nel suo realismo: come vi sentireste se non poteste più decidere con chi sposarvi, che lavoro fare, cosa studiare? Come vivreste senza la possibilità di scegliere di non svegliarvi ogni mattina con un livido nuovo sulla pelle, causato da una mano estranea e crudele? Cosa provereste nel vedervi strappata via la libertà di decidere? Se proprio non riuscite a figurarvi questa prospettiva, chiedete alle donne: alle madri, alle nonne, alle autrici che hanno vissuto duecento, trecento, quattrocento anni fa e che con le loro testimonianze hanno raccontato la storia di Delia. La storia di tutte

Leggi la recensione completa del film qui!

Irène Némirovsky, Il vino della solitudine

Irène Némirovsky è un’autrice della prima metà del XX secolo, nata in Ucraina, di origine ebraica, trasferitasi in Francia in giovane età. Vittima dell’Olocausto, morì all’età di 39 anni. Nonostante ciò, scrisse numerosi racconti e romanzi, che in Italia attualmente possiamo trovare editi Adelphi. Tra i temi fondamentali dei suoi romanzi troviamo la conflittualità madre e figlia e la femminilità in una chiave moderna rispetto al periodo in cui l’autrice scriveva, quello tra le due guerre mondiali, riflettendo su cosa voglia dire invecchiare per una donna, sui modelli di femminilità proposti, su cosa voglia dire scoprire la propria sessualità, sul desiderio e sulla ricerca del sé.  L’autrice è una maestra nella scrittura di personaggi femminili: ne trascrive le speranze, le paure, i conflitti, con grande sensibilità e realtà. 

Ne Il vino della solitudine, tra i romanzi più autobiografici scritti dall’autrice, i temi centrali sono la formazione della personalità e la conflittualità con la madre. La protagonista è una bambina preadolescente, che guarda alla madre con invidia e ammirazione, desidera diventare come lei, ma allo stesso tempo ripudia la sua immagine e la sente lontana da sé. Il romanzo riflette su cosa significhi crescere e diventare donna nei primi anni del novecento. Ragiona su quali esempi seguire, su come approcciarsi al desiderio che inizia a crescere in un individuo così giovane, su come affrontare quelle nuove parti di sé, quando si ha davanti un esempio di femminilità dirompente e sensuale come quello materno narrato nel testo.  Si tratta di un libro che oggi consiglio per non tralasciare quelle scrittici dei primi anni del novecento, non ignorarle come la storia ha fatto per anni e continua a fare nei manuali scolastici. 

Ducks-Due anni nella sabbie bituminose di Kate Beaton

Kate ha 22 anni, ha studiato e preso una laurea in discipline artistiche e ha un
enorme debito studentesco che le grava sulle spalle. Opportunità lavorative, e quindi speranze di ripagare velocemente il prestito, nel suo ambito non ci sono: decide dunque di lasciare casa e di trasferirsi a lavorare nei campi di estrazione petrolifera del Canada occidentale. Passerà i successivi due anni in diversi campi di lavoro, scegliendo spesso anche luoghi che offrono l’alloggio ai dipendenti, per risparmiare il più possibile. I campi di lavoro sono isolati, distanti dalla quotidianità, immersi nella neve e purtroppo in zone inquinate. Le conseguenze sia fisiche che mentali sui dipendenti sono spaventose: per combattere la lontananza, la depressione, per superare i turni di lavoro massacranti, senza il conforto delle famiglie, i lavoratori fanno uso di
sostanze stupefacenti e alcol
. Luoghi alienanti, immersi nel ghiaccio, dove le poche donne presenti sono trattate come pezzi di carne a disposizione di tutti, vittime di attenzioni non richieste, molestie e di violenza sessuale. L’abuso è sistemico, accettato come normale, e si può soltanto sopportare.
Kate Beaton in questa graphic novel autobiografica ci racconta la sua esperienza, quella delle sue sorelle, di amiche e conoscenti, che purtroppo è anche l’esperienza di molte altre donne sul e fuori il luogo di lavoro.

Il piacere è tutto mio e l'indagine della sessualità nelle donne non giovani

Emma Thompson, guidata dalla decisa voce registica di Sophie Hyde, si dedica anima e copro ad un’interpretazione difficile e necessaria che mette in luce lati bui della femminilità che quasi mai vengono illuminati dal cinema, così come dalla società in generale. Il piacere è tutto mio, film del 2022, racconta la storia di Nancy Stokers, una donna di più di sessant’anni che ha perso il marito e che ha deciso di prenotare un appuntamento con un gigolò professionista. Nancy è una professoressa del liceo in pensione, con figli grandi che trova terribilmente noiosi e ai quali si è stancata di dedicare ogni sua energia. Non ha mai avuto una vita sessuale soddisfacente e, ora che è vedova, ha deciso con immenso coraggio di riappropriarsi della sua libertà sessuale. Del suo diritto al piacere in quanto donna. A guidarla in questo difficile percorso, fatto di insicurezze e costrutti mentali che ormai sono ben radicati in lei, è il giovane Leo (Daryl McCormack), un professionista che ha già avuto esperienze con donne anche più grandi di Nancy e che non ha affatto paura di mascherare il suo genuino desiderio nei confronti della donna. 

La regia di Sophie Hyde non ha mai paura di indugiare sul corpo di Nancy che, in una società che demonizza l’aspetto fisico delle donne non giovani, appare a tutti gli effetti come un corpo non conforme, su cui l’occhio di una telecamera raramente (se non quasi mai) si sofferma per mostrarne la sensualità. Nancy non ci appare mai patetica: una povera vedova che si vuole levare uno sfizio. Il suo è un personaggio quasi eroico, che sfida i dettami del maledetto “buon costume” per riappropriarsi di una parte di sé che sente negata dagli anni del collage. Il piacere è tutto mio fa riflettere su come la vita sessuale delle donne sia imbrigliata in mille legacci: siamo appetibili solo quando siamo giovani e belle, magre e lisce. Già nel momento in cui diventiamo madri e il nostro corpo subisce i cambiamenti dovuti alla gravidanza, l’occhio maschile ci percepisce diversamente. Nancy, in un durissimo percorso, affatto leggero e spensierato, imparerà a conoscersi di nuovo come donna, al di fuori della lente maschile, appropriandosi nuovamente di quella sessualità repressa che finalmente può sbocciare oltre ogni pregiudizio. 

La Quinta Stagione

Un mondo distrutto, vessato da continue catastrofi naturali: le quinte stagioni, lassi di tempo lunghissimi in cui terremoti e altri disastri decimano la già esigua popolazione mondiale. In un mondo sull’orlo della fine, Essun diventa la voce narrante, accompagnando chi legge in una storia fatta di amore e perdita.
La Quinta Stagione inizia con la fine, con una morte e una rinascita. La fuga di un marito colpevole e il dolore di una madre senza più un figlio. Il passato di Essun si mescola con il presente, ricostruendo tutte le scelte e gli ostacoli che l’hanno portata a quel momento preciso, all’inseguimento di un uomo, sperando per la salvezza della propria figlia. È una narrazione tutta al femminile: Damaya, Essun e Syenite, sono tre orogene legate da un unico destino. Al dramma familiare di Essun si unisce la devastante situazione sociale in cui vessa il mondo nato dalla penna di Jemisin. Mescolati alla popolazione vi sono gli orogeni: persone in grado di prevedere, controllare, provocare le quinte stagioni. Per questo sono temuti, odiati, perseguitati, nascosti e uccisi; o, se sono fortunati, sono presi fin da piccoli e messi sotto la tutela di un Custode, nel Fulcro, e costretti a usare il loro potere per il bene del mondo. La denuncia sociale di Jemisin si muove su più piani, sottolineando al tempo stesso la condizione della donna e quella degli orogeni. Entrambi piegati al volere di una società che li sottomette e teme. Per Essun è arrivato il momento di mostrare al mondo l’amore in tutta la sua forza.

La campana di vetro: Silvia Plath e la condizione femminile negli anni '50

Vincitrice del Premio Pulitzer nel 1982, nel 1963 Sylvia Plath pubblica, sotto pseudonimo, “La campana di vetro”, romanzo autobiografico che diventerà presto un cult. Siamo nel giugno del 1953 e i coniugi Rosenberg vengono condannati alla sedia elettrica dopo essere stati accusati di spionaggio a favore dei sovietici. Esther Greenwood sta svolgendo il suo apprendistato presso la rivista femminile “Ladies’ Day” in una New York febbricitante della prosperità post bellica. Di buona famiglia e ligia allo studio, Esther decide di lasciarsi però travolgere dai ritmi irrefrenabili della grande metropoli e comincia a perdersi, cadendo in una spirale da cui non riuscirà più a riprendersi, tanto da venire sottoposta all’elettroshock e al ricovero in diverse cliniche psichiatriche.

“La campana di vetro” è un libro estremamente malinconico e crudele, tanto iconico da aver saputo rappresentare un’intera epoca e un’intera generazione e riuscendo ad avere una grandissima risonanza ancora oggi. Cuore pulsante di questo romanzo è l’alienazione vissuta da Esther in una società in cui, nonostante il boom economico e i grandi traguardi raggiunti dalle donne in ogni campo, le discriminazioni di genere sono ancora fortemente presenti. Una particolare attenzione è rivolta anche alle condizioni in cui versavano le pazienti ricoverate negli istituti psichiatrici, spesso abbandonate a loro stesse, trattate con terapie inadeguate e chiuse in quella gabbia metaforica data dalla diagnosi di “isteria”.

Anatomy: un gothic romance con una protagonista che rompe ogni legame con la società vittoriana

Dana Schwartz è una giovanissima giornalista statunitense che è riuscita in fretta a farsi strada come sceneggiatrice e autrice di ben 5 libri.  Il successo è arrivato in modo particolare con Anatomy, primo volume di una dilogia gothic romance molto particolare che si è recentemente conclusa con la pubblicazione di “Immortality”. Edimburgo, 1817. Hazel è una giovane nobildonna scozzese impaziente di fuggire dalla gabbia delle convenzioni sociali che la vorrebbero smaniosa di ricevere una proposta di matrimonio. Il suo sogno, infatti, è di diventare un medico. È la sua passione per la medicina che la spinge a travestirsi da uomo per poter frequentare i corsi della Società reale degli anatomisti di Edimburgo tenuti dal celebre dottor Beecham. Il patto è che di superare l’esame di abilitazione studiando per proprio conto, quindi Hazel non può presenziare alle lezioni ufficiali. È costretta a procurarsi dei cadaveri su cui fare pratica ed è a questo punto che entra in gioco Jack, un giovane trafugatore di cadaveri che Hazel incontra fuori dalla Società reale degli anatomisti.

Il viaggio di Hazel, sia fisico che metaforico, la porterà poi a Londra, dove le trame degli intrighi politici e della medicina vanno a braccetto e i cui fili sono tessuti proprio da donne fuori dal comune come lei. La storia che Dana Schwartz regala ai suoi lettori è quella di una giovane donna di metà Ottocento che rompe tutte le convenzioni sociali e diventa l’unico medico donna d’Europa, nubile per scelta, appassionata studiosa e dotata di un’intelligenza fuori dal comune che la porta a sfidare i limiti della conoscenza umana, fino a toccare con mano l’immortalità. La serie di “Anatomy” è una serie perfetta per gli amanti delle atmosfere gotiche e per gli appassionati di Mary Shelley e del suo “Frankenstein”, che la Schwartz riesce a omaggiare con tantissime reference. 

Teresa degli oracoli di Arianna Cecconi

Dalla penna di un’antropologa che si occupa di rituali, sogni, e tutto ciò che concerne le religioni, nasce la storia di Teresa. Ormai in fin di vita, sdraiata nel letto che è diventato centro nevralgico della casa e della vita delle altre donne che la circondano, l’anziana apre la bocca per dar vita a quattro profezie. Teresa degli oracoli, scritto da Arianna Cecconi, offre uno sguardo sulla vita di persone tanto differenti tra di loro, tenute insieme dall’affetto reciproco e dalla stessa condizione: essere donne in una società moderna. Per gli appassionati dell’Allende de La Casa degli spiriti, una versione nostrana di un racconto di una casa con una personalità, di misteri che avvolgono una famiglia, di fantasmi che si aggirano nei corridoi e di vivi che possono sentirli. Tra ironia e lacrime, Teresa degli oracoli sa conquistare il lettore, tenendolo attaccato fino all’ultima pagina.

Red: l'8 Marzo in compagnia di Pixar di nuovo al cinema!

Meilin Lee è la figlia tredicenne che ogni genitore desidererebbe avere: è ordinata, ha il massimo dei voti in ogni materia e non frequenta brutte compagnie. Aggiungiamo poi che dopo la scuola aiuta con piacere la madre Ming a gestire il tempio di famiglia: Mei non potrà che confermarsi una figlia modello. Eppure, la passione senza freni per i 4*Town, la boy band à la Backstreet Boys (o One Direction, per un riferimento più recente) che fa fangirlare Mei e le sue amiche senza ritegno, è sufficiente ad attivare delle immaginarie sirene antiaeree in Ming e a spingerla a far di tutto per mantenere la figlia nella diritta via. Nonostante tutti i suoi affanni e il controllo assillante su ciò che dovrebbe e non dovrebbe fare, Ming non può che essere inerme spettatrice della trasformazione della sua tenera, ubbidiente Mei Mei in una giovane donna… e in un panda rosso. Esattamente come accadde a lei, e a sua madre prima di lei e a tutte le donne della loro famiglia a partire dalla mitica antenata Sun Yee.

Diretto dalla regista cino-canadese Domee Shi, Red si presenta come una grande metafora Y2K dell’arrivo del menarca e dei conseguenti cambiamenti, fisici e non solo, che questo evento comporta. Non è qualcosa che si vede rappresentato tutti i giorni al cinema e va riconosciuto a Red il merito di parlare con franchezza e senza particolari sotterfugi della pubertà femminile. Fermarsi a questo primo livello, però, non renderebbe giustizia né alla Pixar, da sempre nota per conferire una profondità maggiore alle proprie creazioni, né a Domee Shi stessa, che, insieme a Julia Cho, ha curato la sceneggiatura. Attraverso un’animazione che si apre a spunti e soluzioni visive tipiche degli anime (guardate gli occhi che sbrilluccicano!), in Red il conflitto generazionale si incarna nel rapporto madre-figlia. Ming è un chiaro esempio di “genitore elicottero”, e parte della crescita di Mei e di Ming stessa sta proprio nel lasciarsi alle spalle questo atteggiamento estremamente nocivo. Soprattutto, Red parla di rabbia femminile e di tutte quelle emozioni bollate come negative che, in quanto donne, siamo chiamate a reprimere in nome di un presunto decoro. Cos’è la trasformazione improvvisa nell’adorabile ma comunque mostruoso panda rosso se non l’esplosione di emozioni non più contenibili? Altra piccola nota: in Red c’è anche spazio per la rappresentazione di un maschile che, sottoposto alle pressioni dello stesso sistema, si trova costretto a rinnegare parti di sé considerate “scomode”.

Uscito nel 2022 direttamente sulla piattaforma streaming di Disney+, Red è nuovamente in sala da ieri, 7 marzo. Il mio invito, a voi che leggete, è questo: prendete madri, sorelle, cugine, amiche e conoscenti e andate a vederlo!

La Casa degli Spiriti di Isabel Allende

Una saga famigliare in cui dominano tre generazioni di protagoniste, figure che governano la storia di cui fanno parte essendo vere artefici del loro destino. Il romanzo della grandissima autrice cilena Isabel Allende racconta della famiglia Del Valle, casata cilena guidata dalla matriarca Clara: donna la cui sensibilità nel percepire le forze inspiegabili del mondo aiuta la famiglia a destreggiarsi nel Cile degli anni del colpo di Stato. Isabel Allende, attraverso una scrittura che evoca tutta la meraviglia del realismo magico e gli occhi delle sue donne (dentro e fuori la famiglia), riesce a ritrarre in questo romanzo tutta la complessità e la bellezza della vita.

Amatissima di Toni Morrison

In Amatissima, romanzo straziante uscito nel 2013 per PickWick, Toni Morrison mostra senza filtri la realtà della schiavitù e il dolore delle persone nere vittime delle più gravi atrocità dell’Umanità. Amatissima è una storia di fantasmi e rimorsi, testimonianza di un dolore lacerante provato da un’intera comunità che ancora, dopo anni, sente il peso della vessazione. La scrittura lirica di Morrison è capace di veicolare messaggi forti con parole delicate ma feroci, e la storia di Sethe e della sua perdita ci investe come un fiume in piena al quale non possiamo opporci, possiamo solo farci trasportare.

La fantastica signora Maisel e la discriminazione nel mondo della comicità e della televisione

Difficile essere una donna ebrea nella New York degli anni ’50. Miriam “Midge” Maisel lo sa perfettamente, nonostante all’apparenza lei abbia tutto: proviene da una famiglia agitata e di cultura; ha un marito, due figli ed è perfettamente consapevole di vivere una vita perfetta. Eppure dentro di lei si muove un magma, una forza che la tiene perennemente sul filo del rasoio. Miriam non ha mai assaporato la libertà di vivere la sua femminilità per quella che è davvero: forte, dirompente, a tratti volgare e sporca. Quando suo marito Joel la tradirà con la segreteria (che cliché, eh?) Miriam prenderà una brutta sbronza e si lascerà trasportare dalla metropolitana nel locale in cui Joel la sera si diverte a fare pezzi di stand up comedy (racimolando pochissime risate). Midge si impadronisce di quel palco e butta fuori tutto, guadagnandosi una notte in cella e la serata più bella della sua vita. Il pubblico la ama. E lei non vede l’ora di provare nuovamente quell’adrenalina. 

Prodotta da Prime Video e creata da Amy Sherman-Palladino, La fantastica signora Maisel è una serie esilarante, geniale e che parla di donne a trecentosessanta gradi. Oltre ad avere una trama dinamica e una sceneggiatura che farebbe crollare interi teatri per le risate, la storia di Miriam “Midge” Maisel riesce a racchiudere dentro di sé tutti gli aspetti problematici di una società che schiaccia le donne e teme il femminile. Midge è una protagonista che fa sentire a disagio gli uomini: è più divertente di loro, è ricca, bellissima, affamata di successo e di emozioni forti; è sessualmente libera, divorziata e non è una madre modello. Praticamente una bestia di Satana agli occhi della buona società americana degli anni ’50. Quello che la serie vuole raccontare in 5 splendide stagioni (che vanno via come un bicchiere d’acqua) è la difficoltà per le donne di trovare un proprio posto nel mondo uscendo dai binari preimpostati che la società patriarcale ha loro imposto. Miriam sogna di diventare una comica: un campo, quello della comicità e della televisione in generale, dominato dalla presenza maschile. Ancora oggi questo è un tema carissimo a molte comiche, che devono affrontare ogni giorno lo stereotipo del “le donne non fanno ridere”. Eppure sfido chiunque a trovare un uomo più divertente della fantastica signora Maisel.  

Taglia e Cuci di Marjane Satrapi

Autrice del best-seller Persepolis, Marjane Satrapi ci regala con questa breve e divertente graphic novel un piccolo gioiello ambientato nell’Iran della sua adolescenza. Nella cornice ordinaria di un pranzo di famiglia, nel momento ordinario in cui gli uomini schiacciano un pisolino e le donne lavano i piatti, l’autrice ci permette di sbirciare ciò che accade dietro la porta chiusa
della cucina
. Qui berremo il tè in compagnia di donne di ogni età, dall’anziana e saggia nonna, alla zia moderna e progressista, fino alla giovane e ingenua nipote. Intorno al samovar, il bollitore tradizionale nel quale Marjane prepara il tè, le donne di Satrapi si scambiano aneddoti e racconti personali, discutendo su temi quali la chirurgia estetica, i matrimoni combinati, il divorzio, le relazioni extraconiugali e i doveri delle mogli. Tra ironia e pettegolezzi, riflettono sul perché sia ancora considerato necessario, per le donne, giungere vergini al matrimonio, al solo scopo di compiacere un uomo che potrà, comunque, trattarle a proprio piacimento. Secondo l’indipendente zia, se il problema del sesso – di questa ossessione per la legittimità o meno dei rapporti – fosse risolto, la società potrebbe forse finalmente progredire e occuparsi di altro.
Sorseggiando l’ennesima tazza di tè, Marjane Satrapi incoraggia i lettori a interrogarsi circa le relazioni uomo-donna, il ruolo dell’emancipazione e della tradizione, il diritto di essere padrone del proprio corpo e, persino, il diritto di invecchiare.

La principessa che credeva nelle favole, Marcia Grad Powers

Alla maggior parte di noi sarà stata raccontata la storia del principe azzurro, quello che sarebbe venuto a salvarci e avrebbe cambiato tutto regalandoci un amore straordinario. Victoria, protagonista di La principessa che credeva nelle favole, si ritrova immersa in questa storia: principessa il cui destino sembra già scritto, le cui emozioni devono seguire un rigido codice.  Quando troverà il principe azzurro, se ne innamorerà perdutamente per i modi gentili e la simpatia che dimostra ed il grande amore che sembra provare per lei. Ma poco dopo le nozze, il principe rivelerà una personalità nascosta, gelosa di lei, che non vuole che si allontani in alcun modo da lui dedicandosi alle sue passioni, che la desidera dedita alla casa e al loro amore, irascibile e controllante. Victoria, inizierà a preoccuparsi e cercherà di far tornare il principe e l’amore che aveva conosciuto all’inizio della loro storia: non vuole lasciarlo, nonostante il principe si riveli sempre più violento. Si troverà allora incastrata tra il proprio amore e la paura che lui possa farle del male. Sarà allora che chiederà aiuto, iniziando un percorso verso la comprensione di sé e di cosa questa storia rappresenti.  Quella di Marcia Grad Powers è una fiaba che tenta di raccontare, attraverso uno sguardo simbolico, la violenza di genere, le relazioni disfunzionali e la difficoltà del lasciar andare. Un libro per ritrovarsi e che invita a prendersi cura di sé, che racconta la violenza di genere con grande delicatezza; un libro che consiglio a tuttə. Parliamone sempre: a qualcuno questa lettura potrebbe essere immensamente utile

La signora di Wildfell Hall, un classico femminista ante litteram

Quando si parla delle sorelle Brontë, Anne viene spesso lasciata sullo sfondo, quando non addirittura costretta a rimanere dietro le quinte. Per i più Anne Brontë è questo: una nota a margine nelle biografie delle più celebri Charlotte ed Emily, l’altra sorella, la minore. Agnes Grey e La signora di Wildfell Hall, gli unici romanzi scritti da Anne, sono andati incontro a un destino simile. Le sorti de La Signora di Wildfell Hall sono però segnate già negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione, quando a stroncarne la notorietà arrivò il giudizio perentorio di Charlotte, che considerava il soggetto del romanzo sconveniente e morboso. Pare strano sentirlo dire da colei che ha donato al mondo Jane Eyre e Villette, eppure provate a immaginare che cosa ci può mai essere all’interno di La Signora di Wildfell Hall capace di far scandalizzare Charlotte Brontë in persona.

Per gran parte del romanzo, la signora del titolo è una presenza sfuggente, fatta di solitudine, chiacchiericcio cittadino e apparizioni fugaci. Contro ogni buon senso, Gilbert Markham (è suo il diario che ci troviamo a leggere) finisce per rimanerne ammaliato. Prima quasi per sfida, poi per sincera curiosità, Gilbert cerca la compagnia della nuova occupante di Wildfell Hall e del figlioletto. Gilbert finisce così per passare con Helen Graham, questo il nome della donna, ogni momento buono che il caso gli offre. Tuttavia, quando viene messo alla prova dalle malelingue del paese, il suo amore per Helen è ancora troppo acerbo e volatile per resistere. In un momento cardine del romanzo, Helen lascia Gilbert a fare i conti con se stesso, ma non prima di avergli consegnato il suo diario, depositario del suo passato. Ed è a questo punto che, dalla sua voce, non quella di Gilbert, conosciamo la sua storia. Una storia di violenza domestica che è ancora attuale. Romanzo proto-femminista al pari di Jane Eyre, La signora di Wildfell Hall per certi versi compie un passo ulteriore. Senza mezzi termini (ma nei limiti della sua epoca), Anne Brontë denuncia le relazioni abusanti e violente che così facilmente si nascondevano dietro la facciata della respectability in epoca vittoriana

Amabili resti

In occasione della giornata internazionale della donna il mio consiglio letterario è “Amabili resti” di Alice Sebold. Il romanzo racconta le vicende di Susie, quattordicenne, adescata da un vicino di casa che ne abusa, la uccide e fa a pezzi il suo corpo nascondendone i resti in cantina. L’autrice mostra una capacità narrativa incredibile snodandosi tra i vari generi letterari: giallo, racconto autobiografico e familiare. Susie dal suo Cielo segue l’andamento delle indagini e gli stati d’animo della famiglia, mettendo in luce un rapporto viscerale con il padre che, pur non avendo prove, capisce sin da subito chi è l’assassino e farà di tutto per consegnarlo alla giustizia. “Amabili resti” non è solo un mistero da risolvere, affronta un tema crudo e attualissimo con delicatezza senza cadere nel banale e nel sentimentalismo. Alice Sebold, attraverso la semplicità dello sguardo di un’adolescente, ci parla di riconciliazione con gli altri e con noi stessi e dà prova di grande coraggio.

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