La luce delle stelle, la recensione del giallo di Licia Troisi
Con la pubblicazione di La luce delle stelle, edito Marsilio, Licia Troisi entra a gamba tesa in un genere completamente diverso dal fantasy a cui ha abituato i suoi lettori più affezionati: il giallo. Dopo il successo ottenuto grazie alla serie del Mondo Emerso e dei Regni di Nashira, e delle sue numerose altre serie fantasy per ragazzi, questa grande autrice italiana ha deciso di lanciarsi nel vuoto e imboccare la strada del noir. Alla sua prima prova da giallista, Troisi riesce a creare un dialogo tra la l’astrofisica e l’indagine investigativa grazie al più classico tra gli espedienti narrativi: il ritrovamento di un cadavere.
La trama di La luce delle stelle
In principio era l’occhio nudo, e qualcuno che decise di alzarlo verso il cielo. Il telescopio era di là a venire, e la scienza come la conosciamo oggi non esisteva. Eppure è da lì che ebbe inizio la catena di eventi che ha portato a quella notte fatale.
Cinque astrofisici impegnati nel loro lavoro di ricerca e una infermiera si trovano nella control room di un osservatorio astronomico. Attorno a loro, solo la desolazione del deserto ghiacciato. All’improvviso, la control room piomba nel buio più totale. Un blackout ha isolato gli scienziati e chiunque si trovi nel complesso dell’osservatorio, impedendo loro qualsiasi tipo di comunicazione. Nel buio della control room è sparito l’hard-disk della dottoressa Samantha Bridges e l’atmosfera si fa subito tesa. Gabriele, uno dei ricercatori, e Mariela, l’infermiera, stanno cercando un modo per ripristinare le comunicazioni quando un urlo squarcia la quiete dell’oscurità che li aveva avvolti. Pinetta, la dottoranda al seguito della Bridges, trova il corpo di uno degli scienziati, riverso a terra, apparentemente morto in seguito a una caduta accidentale.
Appare fin da subito chiaro che la morte di Hugo non è accidentale: accanto a lui, un messaggio (forse un indizio?) tracciato col sangue. Inizia così la disperata ricerca dell’assassino, che si trova in agguato tra loro, forse in attesa che facciano un passo falso che gli permetta di colpire di nuovo. Gabriele e Mariela sono determinati a scoprirlo e impedire così che possa colpire un’altra volta. Chi ha causato il blackout e chi tra loro è l’assassino? Chi tra loro poteva avere un movente
Le reference ai grandi protagonisti del giallo
In questo suo primo approccio al genere, Licia Troisi omaggia apertamente i personaggi e le scene che hanno segnato per sempre la storia del giallo. Accanto al corpo di Hugo, Gabriele e Mariela notano la presenza di una scritta con il sangue, resa poco leggibile dall’arrivo di alcune gocce d’acqua che ne hanno confuso una parte. Si distingue però l’iniziale, la lettera “M”. È inevitabile pensare all’iconica “J” tracciata col sangue sulla parete accanto al corpo senza vita di Linnet Doyle, al centro del caso che coinvolge Hercule Poirot in Poirot sul Nilo di Agatha Christie (1937).
Gli stessi Gabriele e Mariela, che in La luce delle stelle decidono di trovare l’assassino per fermarlo e consegnarlo alla polizia una volta risolto il blackout, sono i nostri Sherlock e Watson, iconico duo dei romanzi di Arthur Conan Doyle. Come Sherlock Holmes, Gabriele applica il metodo scientifico alla sua personalissima ricerca dell’assassino, seguendo le sue doti deduttive da ricercatore. E Mariela, come il dottor Watson, lo accompagna in questa ricerca, assecondandone le varie teorie e deduzioni. Gabriele in realtà, come lui stesso afferma, si sente più vicino a Miss Marple, anche lei investigatrice per caso e protagonista di dodici romanzi e venti racconti di Agatha Christie.
L’ultimo grande omaggio che lascia l’autrice è per Il nome della rosa di Umberto Eco, il suo romanzo preferito e anche quello di Gabriele, che ne sottolinea le similitudini con ciò che ha vissuto.
[…] ho risolto l’enigma, ma ci sono arrivato un po’ per caso, proprio come Guglielmo da Baskerville, e alla fine ne siamo usciti quasi tutti feriti, in un modo o nell’altro.
Licia Troisi e la sua esperienza come donna di ricerca
Là fuori c’erano galassie lontanissime, stelle che vedeva ma forse già non esistevano più, considerando le centinaia, migliaia di anni che la loro luce impiegava per arrivare fino alla sua retina, E tutto quello che era successo quella sera d’improvviso impallidiva.
Laureata in astrofisica, con dottorato in astronomia, Licia Troisi ha scelto per il suo primo romanzo giallo un’ambientazione che conosce molto bene. Nelle pagine di La luce delle stelle riversa tutta la sua esperienza di ricercatrice e divulgatrice scientifica, edulcorando ma non stravolgendo quella che è l’atmosfera che si respira all’interno di un osservatorio astronomico, dove desiderio di conoscenza e ambizioni vanno di pari passo e l’uomo, tronfio della sindrome dell’onnipotenza, tocca con mano quella che è invece la sua finitezza di fronte alla vastità dell’universo che lo circonda. Ciò che Licia Troisi, come ha più volte raccontato, non ha sperimentato è la discriminazione di genere nell’ambiente scientifico, ma riconosce anche che sia stato per pura fortuna.
La discriminazione di genere nel sistema di ricerca è qualcosa che ancora oggi rimane purtroppo ben presente, così come l’assenza quasi totale di meritocrazia, fatti che gettano i giovani ricercatori in un’atmosfera altamente competitiva e tossica che non giova sicuramente né a loro né alle scoperte scientifiche. Pinetta, la dottoranda al seguito di Samantha Bridges, è sicuramente il personaggio che nel romanzo della Troisi rappresenta maggiormente il quadro generale del sistema di ricerca oggi. Al netto delle edulcorazioni e delle licenze narrative, Troisi mette l’accento su una questione che andrebbe ancora tanto esplorata.
La luce delle stelle di Licia Troisi: prova superata come esordio nel genere giallo?
Ambientato nell’arco di una sola notte all’interno di un osservatorio isolato e in un luogo imprecisato, La luce delle stelle è un giallo alla portata di tutti, affezionati del genere e non. Licia Troisi raccoglie la doppia sfida di pubblicare il suo primo giallo e di ambientarlo in un campo che non è stato ancora battuto, quello del sistema di ricerca, dove il ricercatore Gabriele diventa un moderno Miss Marple della scienza. Quello di Troisi è un noir che non si avvale di sottili intrecci, anzi, certi passaggi forse possono risultare prevedibili ma senza sfociare nello scontato, supportati da una penna che, pur approcciandosi a un mondo agli antipodi del fantasy, risulta sempre molto interessante, in questo caso arricchita dal linguaggio tecnico che deriva dal suo DNA di astrofisica. Sicuramente per un lettore incallito del genere potrebbe non essere appassionante come i romanzi di Christie, ma per quanto riguarda l’autrice di questo articolo La luce delle stelle non solo ha il merito di essere il primo giallo a non averla fatta cadere tra le braccia di Morfeo, ma anche di averle fatto venire voglia di dare una seconda possibilità al genere.