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Alda Merini: L’altra verità, Diario di una diversa

Alda Merini: L’altra verità, Diario di una diversa

Nel 1986 il libro L’altra verità. Diario di una diversa di Alda Merini, famosa poetessa del XX secolo, vede la sua prima pubblicazione, non senza complicazioni e rifiuti. Sarà grazie allo scrittore Giorgio Manganelli che questo libro prenderà finalmente vita. Testo da un struttura atipica, tra il diario ed il romanzo, L’altra verità sceglie di trasmettere una storia brutale che tenta di mettere in luce la realtà (o quasi) della vita all’interno di un manicomio italiano, nonché gli abusi, la costrizione al silenzio, la solitudine e le torture. Tra presenza e mancanza di amore, tra psichiatria e psicoanalisi, ma pure gravidanze, relazioni e poesia, Alda Merini racconta una storia commovente e affascinante

La vita di Alda Merini, alcuni accenni

Alda Merini nasce a Milano nel 1931 ed esordisce molto presto come poetessa. È nel 1947 che si accenna ai primi segni di malattia mentale. Poco dopo, si sposerà per la prima volta con Ettore Carniti da cui avrà due figlie. Stringe rapporti con figure letterarie molto importanti, come Giorgio Manganelli e Salvatore Quasimodo. Verrà ricoverata nel 1965, in seguito a quella che sarà definita dall’autrice stessa “una crisi di nervi”. Il ricovero si protrarrà per circa un decennio. Durante l’internato, in seguito ad alcuni brevi periodi di dimissione, nasceranno altre due figlie. Riprese a scrivere solo anni dopo il primo ricovero, nel 1979. Ebbe un secondo matrimonio, dopo aver perso il marito, e venne ricoverata nuovamente, nell’ospedale psichiatrico di Taranto. Dopo essersi concluso questo secondo inferno, si dedicò alla scrittura non solo di opere in versi, ma anche in prosa e nacque quello che venne definito il “diario”, ossia L’altra verità, Diario di una diversa.

Alda Merini

La trama dell’Altra verità di Alda Merini

L’altra verità è un libro che viene definito dalla stessa autrice “un’opera lirica in prosa”, che vuole rappresentare, attraverso fatti e protagonisti simbolici, l’inferno che per lei ha costituito il manicomio. Attraverso il racconto delle pene subite, delle emozioni provate e degli eventi che si muovono tra il reale ed il simbolo, Alda Merini ci consegna la sua verità, una verità che non sta nelle vicende, quanto più nell’emotività della narratrice. Alda Merini riferisce di come, attraverso il ricovero in manicomio voluto dal marito, la sua vita di madre, moglie e donna sia cambiata. A partire dall’abbandono delle proprie figlie e della propria casa fino alla perdita della propria identità e dignità a causa di quanto subito nella struttura, Alda ci parla della sua “malattia” e lo fa attraverso gli amori, i medici ed i personaggi incontrati all’interno del manicomio. 

Alda merini

«Io scrivo questo libro non tanto per il piacere di dare libero sfogo alle mie memorie, quanto per dichiarare apertamente che, se ancora oggi mi porto dentro un simile bagaglio di scontento e amarezza, tutto ciò lo devo proprio a quella lunga, reiterata degenza, che ha fatto di me poco più di un manichino senza volontà, continuamente perplessa sui propri valori morali e sociali.»

Si allude alla condizione della donna durante gli anni sessanta, periodo storico in cui è ambientato Diario di una diversa; si parla della condizione di quelli ritenuti malati di mente, si accenna alla psicoanalisi, alle figure dei medici ed infermieri in queste strutture, insieme a richiami alla successiva legge Basaglia. Alda Merini attinge dalla propria storia per illustrare la condizione di chi era ritenuto malato all’interno delle strutture manicomiali e l’esclusione dal mondo esterno. In una ricognizione tra deliri, versi ed epifanie, Alda Merini, con la forza della parola scatena una rivalsa che sconfigge il male subito. 

Temi importanti nell'opera di Alda Merini

Intrecciati al tema della malattia ci sono i temi della femminilità e della maternità. In particolar modo, la sessualità ha una grande importanza nell’Altra verità, in cui leggiamo di diversi amori conosciuti all’interno della struttura da Alda Merini e corteggiatrici indesiderate, ma sempre tra un richiamo alla psicoanalisi e un appello al Dottor G., medico che l’aveva in cura. Si ricerca in un presunto trauma sessuale l’origine della malattia che colpisce Alda Merini, e si rivede nella gravidanza un momento di pace dalla propria condizione di donna inferma. Inoltre l’autrice racconta di aver portato avanti all’interno del manicomio due gravidanze per poi vedersi strappati i figli nati in questo decennio. Il loro allontanamento provoca una profonda ferita che Alda Merini non manca di riferire.

Freud

Chiaramente si riconosce una grande influenza del periodo storico sulla narrazione della sessualità. Negli anni Sessanta del novecento, la psicoanalisi ed i testi di Freud hanno avuto un grande peso sulla visione della sessualità, della femminilità e della malattia mentale. Inoltre la condizione della donna dell’epoca riportava sempre ad una focalizzazione, in relazione alla malattia mentale, alla sua attività uterina. Alda Merini racconta una propria inadeguatezza nel ruolo di madre per via del desiderio di possessione materna nei confronti delle figlie e di una paura nei confronti delle figure maschili accompagnata da un forte desiderio adultero. Un desiderio inconcepibile perché proveniente non solo da una donna, ma da una persona malata, in un contesto in cui il malato di mente veniva spogliato di ogni caratteristica individuale, deumanizzato fino al midollo, anche del proprio desiderio. Non stupisce quindi che la richiesta del ricovero sia arrivata dal marito di Alda Merini e dai suoi familiari, che hanno imposto su di lei uno stigma che l’avrebbe segnata a vita come diversa.

Alda Merini

Anche la religione rappresenta un tema importante all’interno dell’Altra verità di Alda Merini. Ci sono continui rimandi al cristianesimo, a Dio e al suo abbandono. Si torna spesso alla “punizione” della malattia in una concezione divina, come una disgrazia meritata. Ma affianco ad un Dio che punisce, c’è la figura di un Dio che dona la vita a due amanti disperati e malati. Alda e Pierre, il suo amante anche lui ricoverato, hanno infatti una figlia nata tra le mura del manicomio che verrà poi affidata ad altri. 

Le narrazioni dei manicomi del secondo Novecento: oltre Alda Merini

I temi sopracitati rappresentano punti focali della narrazione di questo e altri testi che raccontano la vita all’interno di manicomi nella seconda metà del 1900. La condizione della donna all’interno di queste strutture è stata trattata anche da altri autori come Mario Tobino, medico e direttore dell’ospedale psichiatrico di Lucca, che nel suo testo Le libere donne di Magliano, racconta la situazione in cui erano obbligate a vivere le degenti dell’ospedale psichiatrico in questione. La disumanizzazione, la perdita della propria femminilità e dignità, la colpevolizzazione del desiderio sono temi che ricorrono nella narrazione della malattia mentale delle donne di quel periodo storico, ritenute colpevoli anche di essere malate, punite dall’infermità mentale per chissà quale peccato. Nel desiderio, nei propri vizi, nella disobbedienza si rintracciavano elementi dell’isteria, ritenuta malattia mentale dai manuali diagnostici di un tempo e causa di un’attività disfunzionale dell’utero.

Perché leggere il libro di Alda Merini?

Quello narrato da Alda Merini è un racconto quasi onirico delirante, una storia toccante in cui la distinzione tra verosimile e reale risulta difficile. Perché l’autrice non ha scelto semplicemente di raccontare la propria storia? Perché questo libro è un simbolo, un manifesto che si pone l’obiettivo di rappresentare coloro che sono stati rinchiusi all’interno di strutture manicomiali in condizioni spregevoli, tra elettroshock, torture e disumanizzazione degli individui ormai spogliati della propria dignità, dei propri desideri, delle proprie storie. Alda Merini denuncia, a gran voce, la punizione del silenzio in cui è stata rinchiusa per anni all’interno di strutture manicomiali e, come, lei altre migliaia di persone, malate o presunte tali. 

In una delle sue ultime interviste, Alda Merini riferisce in merito al suo libro:

“L’altra verità […] è la giustizia della follia, perché anche la follia è una grande compagna, si comincia ad amarla, la si coltiva. Direi che la follia è un po’ simile a un fiore, bisogna continuare ad annaffiarla, e la follia si annaffia con le lacrime.” (puoi recuperare l’intervista qui

Si tratta di una voce che racconta l’orrore di queste strutture, storie non più contemporanee fortunatamente, ma che meritano di essere conosciute affinché non si ricada in sbagli già commessi. Questa è una storia di umanità persa e ritrovata, un manifesto di sensibilizzazione nei confronti dei disturbi mentali e di chi è considerato malato. È un libro che parla di stigmatizzazione, che con gli strumenti e le conoscenze attuali possiamo accogliere con una prospettiva nuova nei confronti del diverso dal punto di vista scientifico e psicologico. Leggendo storie come questa, non si può che sperare e lavorare per un futuro migliore. 

Lettori che potranno amare L'altra verità di Alda Merini

L’altra verità, Diario di una diversa è il libro che è stato scelto dai componenti del mio gruppo di lettura dedicato alla psicologia, #leggerelapsicologiagdl, per il tema “manicomio“, essendo appunto un testo adatto per conoscere i manicomi italiani della seconda metà del XX secolo. Si tratta però di una prospettiva personale, presentata quasi come un flusso di coscienza, che non conserva una struttura lineare o tipica. L’autrice si riserva infatti la libertà di narrare questa storia come un’epifania, un delirio, un sogno, tra versi e spunti. Il Diario di Alda Merini è un libro adatto a chi è interessato a conoscere l’autrice, ma anche a chi non si lascia spaventare da una prosa atipica e ha la curiosità di approfondire ed empatizzare con una storia toccante e difficile che racconta di femminilità, umanità e della realtà dei manicomi italiani prima della loro chiusura con la legge Basaglia.

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