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La ragazza che annega, la recensione

La ragazza che annega, la recensione

Per San Valentino, Mercurio ha fatto un regalo a coloro che amano le narratrici inaffidabili, i ricordi torbidi come l’acqua fangosa delle rive di un fiume, i dubbi esistenziali. Con la splendida traduzione di Milena Sanfilippo, La ragazza che annega di Caitlín R. Kiernan è un libro struggente nella sua umanità e complessità, una finestra sulla mente di Imp, la nostra protagonista.

Diario di una ragazza schizofrenica: guida al fictional memoir

India Morgan Phelp, Imp per tutti, è una pazza, figlia di pazza, a sua volta figlia di pazza. Come se la
schizofrenia facesse parte dell’eredità della linea materna, insieme a un piccolo fondo per le emergenze. Così si presenta a noi fin dalle prime pagine, senza girarci intorno, rigettando termini più delicati o scientificamente più utilizzati. Con una chiarezza che fa da subito venire qualche dubbio sulla veridicità delle sue parole, si spoglia per il lettore, consapevole della voracità della curiosità umana di fronte a chi non si allinea con le aspettative della società. La sua condizione mentale è onnipresente ma non domina la sua vita. No, il ruolo centrale lo hanno i fantasmi. O i ricordi. Chi può davvero tracciare il confine tra i due? Certamente non Imp, che per esorcizzare queste presenze batte a macchina il suo memoir, una raccolta dei racconti dei fantasmi che non la lasciano vivere in pace. Una lenta discesa in una spirale di follia, un mare in tempesta dove la voce narrante è sia il faro da raggiungere che il vento che ha distrutto la vela.

Perché in generale ci si preoccupa dei capitoli? È solo perché così il lettore sa quando fermarsi e andare a fare pipì o prepararsi uno spuntino, oppure spegnere la luce e mettersi a dormire. 

La ragazza che annega, C.R. Kiernan

Struggente, delicato e brutale: sono aggettivi adatti a descrivere nel suo complesso questo libro. Non è una lettura facile, esattamente come una conversazione su queste tematiche non sarebbe leggera. Imp non cerca di giustificarsi, non si nasconde dietro ai farmaci, o la loro assenza, per le sue azioni. È un modo per riavvolgere il gomitolo che sono i suoi pensieri. Di ricomporre il vetro spezzato di uno specchio dopo che lo ha volontariamente lasciato cadere. Una lettera d’amore, per un amore non conforme.

La ragazza che annega, oltre i generi e le aspettative

Kiernan ha scritto questo libro nel 2012. Viene etichettato dalla critica come un dark fantasy, un horror, un timido esponente del realismo magico, ma non dalla penna che lo ha scritto. Pensando all’orrore come ad un’emozione, l’autrice non riduce ad una sola dimensione il suo lavoro. E sarebbe uno sgarbo per me farlo al posto suo. Sono certamente presenti gli elementi di tutti questi generi, in un mix creato per confondere e ammaliare il lettore. E, tra un fantasma e un quadro, appaiono temi che per la delicatezza con i quali sono trattati e intrecciati nella trama fanno sembrare questo libro figlio della sensibilità odierna, e non già di almeno una decade fa. 

Sessualità, transizione, dinamiche di coppia non etero-monogame, salute mentaleimportanza della terapia e degli strumenti che può offrire sono le basi su cui la narrazione si sviluppa. Non una morale di qualche tipo da presentare al lettore, semplicemente la realtà della vita della protagonista, che non dà spiegazioni di ciò che non va sovranalizzato. Il memoir esiste per capire quale fantasma la tormenta, non per far giudicare al pubblico chi entra nel suo letto.

Quel sorriso è inciso per sempre nella parte interna delle mie palpebre, e quando sarò morta, imbalsamata e chiusa nella tomba, quel sorriso lo vedrò ancora.

Le nostre mogli negli abissi, Julia Armfield

I due aspetti dell’infestazione di Imp: sirena e lupo

Il fantasma che si è appropriato della vita di Imp ha un nome e un cognome: Eva Canning. Viene dal bosco, o forse dalla sponda del fiume in esso nascosto. Eva è una sirena nella notte, che ammalia con il suo canto e le sue promesse di abisso e oblio. Eva è un lupo che promette di strappare a morsi l’anima dalla prigione terrena del corpo, permettendogli di correre selvaggia nei boschi e decidere in autonomia cosa farne della sua vita. Canning non esiste. Non è mai esistita. Eppure c’è una lapide con il suo nome, a qualche ora di macchina di distanza. È un’apparizione che nessun altro vede per strada o nei corridoi di un museo. Ma la puoi accogliere in casa, e lei può chiedere di te nel negozio in cui lavori. È il nome della musa di un dipinto, di un membro di un culto il cui massimo atto di ascensione è annegare senza lottare.

L’unica cosa certa è che questo fantasma è donna. È rabbia e seduzione, una carezza violenta, un inno stridente. E in un libro in cui il ruolo maschile è quasi inesistente, sempre ridotto a quello di uno
spettatore o una comparsa di scena, il femminile diventa primordiale e originario. Mostruoso a tratti, perché ignoto. 

Leggere questo libro è un atto di fede. Il lettore mette la testa sott’acqua, lasciando le bolle dell’ossigeno salire insieme alle grida di aiuto silenziose di Imp. Senza sapere se potrà essere salvato da una boccata d’aria prima che il liquido inizi a entrare nei polmoni, o se sarà costretto a scivolare sul fondo di un abisso inaspettato.

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