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TRASH RADAR! Quicksilver arriva in Italia

TRASH RADAR! Quicksilver arriva in Italia

Il promesso Barbinheimer per i lettori di fantasy romance del 21 gennaio è andato a rotoli.  Era prevista infatti la doppia pubblicazione di due attesissimi romanzi: per gli amanti della saga dei draghi e cavalieri con più problemi di comunicazione dell’ultimo decennio, torna Rebecca Yarros con il suo Onyx Storm, terzo capitolo della saga Empyrean, iniziata con Fourth Wing; per chi invece sente il bisogno di un nuovo inizio, era stato promesso il primo libro dalla saga Fae and Alchemy, Quicksilver di Callie Hart, pubblicato da Rizzoli. Solo con qualche giorno di ritardo sulla data promessa: l’uscita è stata infatti spostata al 28 gennaioSiamo davanti l’ennesimo fenomeno che ha sconvolto il mondo del #Booktok, con un tenebroso protagonista maschile e una fanciulla relatable. Seicento pagine che vanno lette al volo per rispondere alla domanda: trash or smash? 

Un mondo condannato dalla volontà del mercurio: la trama di Quicksilver

Saeris è una ladra proveniente dal settore più disperato della sua città: povertà, fame e sete sono i suoi compagni giornalieri, in un mondo che arde sotto lo splendere di due soli, che non conosce notte o pace. Deve fare i conti con un fratello che ama ficcarsi nei guai e ogni giornata è una scommessa con la morte. Insomma, ‘na vita tremenda per questa protagonista, che trova comunque il tempo per descriverci i suoi occhi di ghiaccio e i folti capelli neri inchiostro mentre è impegnata a rubare l’acqua dalle cisterne cittadine. Perché non c’è segregazione senza ribellione: la regina eterna, stranamente umana nella sua immortalità, previene ogni tipo di traffico commerciale, controllando la città e i suoi settori in un pugno di ferro. E fino a qui, nessuna novità: da Hunger Games alla meno nota saga di Stolen Fae, la fanciulla che nonostante le mille sfortune e condizioni estreme di vita riesce ad emergere a ruolo di protagonista è uno dei più classici inizi che un libro possa sperare di avere.

L’elemento di novità è che Saeris sente sussurri, e non perché ha voci che le ronzano nella testa, ma perché riesce a sentire i metalli che la circondano. I materiali le parlano, e lei deve far finta di niente e reprimere questo potere, se ci tiene a non farsi notare dalle guardie reali e continuare la sua vita. Fino a quando un incidente non la mette davanti a una scelta: morire, o dare ascolto a queste voci. E da una pozza di mercurio liquido da lei risvegliata esce quella che sembra essere l’incarnazione della morte. Guerre e rancori che si intrecciano, pericoli ignoti e poteri da scoprire caratterizzando l’avventura di Saeris, che dovrà scegliere tra ragione e sentimento, onorare un patto o ottenere quello che desidera davvero. Messa così sembra un signor libro, vero?

Not like all the other girls: Saeris Fane, che protagonista....

Iniziamo dicendo in coro: grazie a Dio la protagonista è più che maggiorenneAlla veneranda età di ventiquattro anni (praticamente una vecchia decrepita nel genere del romantasy), con ragionamenti che farebbero impallidire qualsiasi soggetto con il lobo frontale completamente sviluppato, Saeris è stata scritta per essere diversa da tutte le altre. Dal non aver mai visto più di un bicchiere d’acqua nei giorni da considerare fortunati a vagare nelle fastose sale di un palazzo fatato, potrà forse aver dimenticato la fogna di posto da cui proviene, sviluppando maniere beneducate (quando vuole), ma ricordandosi di tanto in tanto di doversi distinguere. Abbasso quindi a vestiti elaborati, gonne e capelli pettinati, viva i pantaloni e le mani sporche di fuliggine. Pensata per essere qualcuno in cui immedesimarsi facilmente, il risultato è una “non come le altre ragazzemean girl. Se vi rivedete nei suoi comportamenti e nelle sue “geniali” frecciatine, fate un respiro profondo: nessuno vi odia e non c’è bisogno di distinguersi da un’inesistente massa.

 

Il love interest che conosciamo: moralmente grigio, tenebroso, con il broncio

Quicksilver finalmente ci regala un protagonista grigio con qualcosa di diverso. “Cosa?”, urlerà il popolo, alla disperata ricerca di qualcuno che non sia l’ennesima copia di Rhysand di ACOTARLa risposta è: un nome improponibile. Ebbene, Kingfisher è sbarcato su #Booktook. Non è il suo cognome o soprannome, è il nome con cui sua madre lo ha battezzato al momento della nascita, abbreviato per gli amici in Fisher. Per la cronaca, con un Martin pescatore (traduzione letterale di “kingfisher”) – l’uccello –  ha poco in comune: è un guerriero Fae dalle classiche dimensioni di un Bergsbo IKEA – l’armadio – e il carattere di un cane rognoso incattivito. Soliti poteri non meglio definiti che hanno a che vedere con le ombre e l’oscurità, passato traumatico e presente misterioso. Di grigio ha solo il colore delle venature degli occhi, perché caratterialmente ha la maturità di un bambino di cinque anni, una capacità comunicativa che fa invidia a un muro di mattoni, uno sviluppo del personaggio pari a zero. Ma è tutto giustificato alla luce della sua “follia”, dalla quale ovviamente la nostra crocerossina di protagonista proverà a salvarlo. Insomma, il classico protagonista maschile del romantasy è tornato a bussare alla porta, porta che è stata spalancata con tanto di tappeto rosso srotolato. Ma in fondo, se funziona perché cambiarlo?

I troppi trope di Quicksilver, da enemies to lovers a insta-lust

Dopo la trama promettente (i protagonisti meno), ci manca solo un elemento da analizzare prima di tirare le somme di questa equazione. Non esiste libro virale sui social senza che gli vengano affibbiate le etichette dei trope, e con Quicksilver non sono state risparmiate: enemies to lovers, slow burn e fated mates. Dell’essere anime gemelle nulla da dire, anzi: il modo in cui le coppie si rivelano è anche il trampolino di lancio per dare più ampio respiro alla saga, con ingerenze più grandi del semplice destino nella vita degli amantiI tasti dolenti sono gli altri: da nemici ad amanti e la crescita lenta del rapporto tra i due.

Partendo dal primo, Saeris e Fisher non sono mai nemici, e il loro odio è basato semplicemente sul non essere in grado di comunicare – grave, visto che una delle due parti ha qualche secolo sulle spalle – e una generale testardaggine che li caratterizza entrambi. Gli obiettivi sono i medesimi e il vero nemico è un altro. Sarebbe più corretto dire, sempre nel linguaggio dei tag, che si tratta più di uno sconosciuti-amanti e un forced proximity, ma venderebbe allo stesso modo di un’enemies to lovers, appellativo che ormai le case editrici utilizzano come rampa di lancio per qualsiasi libro del genere?

E poi abbiamo lo slow burn. Ci si aspetta una scintilla, una timida fiamma che con lo scorrere delle pagine divampa fino a diventare un incendio. Mani sfiorate, sguardi scambiati da lontano. Una costruzione di un rapporto intensa. E INVECE… Il primo 56% del libro è caratterizzato da battutine “taglienti” e basta: come se chiedere le dimensioni della spada per capire se i fae possono mentire o meno sia un lampo di satirico genio, o rispondere dando della cagna in calore sia ugualmente divertente. E poi, con una velocità che ti fa pensare di aver saltato in blocco qualche capitolo, spariscono i vestiti e parte il porn festival. Non è spicy, è copri-gli-occhi-ai-bambini. È “non sapevo ci fosse della trama in questo porno” spicy. Non vi è attesa, insta-lust puro, ossia lussuria istantanea. Che potrebbe non essere la tazza di tè adatta a tutte le lettrici, soprattutto quando arriva come una doccia fredda nel momento in cui la trama sembra finalmente concretizzarsi in qualcosa di interessante. 

Da scartare? Non proprio...

Non è il libro con cui inizierei il 2025, ma nemmeno lo sostituirei alla carta igienica in un momento di urgenza in un autogrill. Quicksilver si salva sul finale: l’ultimo 7% del libro mostra in poche scene ad alta tensione quello che l’autrice è in grado di fare, ma evidentemente non aveva voglia di dimostrare nel resto della lettura. Lancia un amo perfetto per fare abboccare al resto della saga, spezzando la narrazione al vertice del climax. Una bella trappolina che conclude una lettura scadente, ma che per soddisfazione personale bisogna sapere come va avanti. Se non vi dispiace rileggere l’ennesima coppia da #Booktok che rientra nello stampino Shadow Daddy, è il libro per voi. E a volte una lettura senza troppi colpi di scena, in ambientazioni note, è quello che ci vuole. Se invece vi aspettavate un terremoto di novità, ci spiace: ci vediamo al prossimo Trash Radar nella speranza di un tale giubilo! 

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