In trasparenza l’anima, la delicatezza di un esordio. La recensione
Se provo a immedesimarmi nei panni di un’altra persona penso che sia totalmente difficile. Immaginare, invece, è facile. Ciò che può accadere, quello che può capitare, se ci si focalizza sulla gioia o sull’infelicità altrui. Ma l’empatia… trovo che sia una dote alquanto rara e meno comune rispetto alla comprensione del prossimo. Perciò, se mi viene sottoposto un problema o una complicazione e io non ho mai vissuto quell’esperienza, posso intuirne la gravità. Tuttavia, senza averla sperimentata, senza averne testimonianza diretta da qualcuno, be’… come potrei?
Quello che fa il romanzo di Beatrice Sciarrillo, In trasparenza l’anima, è proprio questo. Uscito lo scorso settembre per conto della casa editrice 66thand2nd, il libro è un esordio spiazzante che permette al lettore di immergersi nella protagonista dell’opera, di comprenderne i pensieri, di allontanarsi da lei e poi ritornarci accanto.
La trama di In trasparenza l’anima
Anita è la voce narrante di questo racconto. In poco più di 150 pagine la scrittrice dà la voce a un personaggio che rappresenta una fragilità dei singoli, ma si estende in una dimensione che va oltre l’individuo. Si riflette in un gruppo ristretto di persone che vivono nella sua stessa condizione (o in una simile), ma è in grado di risuonare nello spettro di una società che ancora oggi fa fatica a rappresentare in maniera veritiera le difficoltà dell’anima. È uno stigma sociale l’ossessione per il corpo, soprattutto quello che non rispetta determinati canoni. Una fobia che giudica e anche discrimina (da cui qualcuno cerca ogni tanto di allontanarsi e spezzare queste catene). Poi, l’ossessione diventa personale. Ma ciò che ho imparato, leggendo In trasparenza l’anima, è che tutto può sembrare normale quando ciò che ci fa male è silenzioso. Sguscia e si insinua dentro qualcuna o qualcuno, con il tentativo di abbattere una persona.
Anita desidera scomparire. Ed esprime questo desiderio, prima di tutto attraverso la sparizione del proprio corpo. Perciò si rifiuta di mangiare, di non nutrirsi. Prova ansia ogni volta che qualcuno mette il piatto in tavola e piacere nello sbarazzarsi di quel cibo, nel restare in piedi tutto il giorno. «Appoggio il giaccone sullo schienale, le natiche sulla punta del sedile. Se costretta a sedermi, è così che mi metto, perché voglio sentire l’osso sacro che sbatte sulla plastica dura». Avverto una sorta di compiacimento in lei quando leggo frasi di questo tipo. Come se un senso di colpa la stesse governando. Che parte da un qualcosa di primordiale. Lei ha disseccato per prima il corpo della madre, dopo essere nata, adesso è il suo a dover scomparire.
Alla ricerca della perfezione
Anita vive in sé e al di fuori di sé. Il racconto che viene fatto attorno alla sua persona esclude alcuni personaggi, ma si riflette in una serie di immagini che rispecchiano le sue percezioni. L’ansia del “pasto”, inoltre, si confonde e si mischia con lo studio ossessivo per l’università. Dedicarsi alla preparazione degli esami in maniera così totalizzante in modo da passare tutto il tempo a disposizione a studiare, leggere, ripetere ad alta voce finché non si è raggiunta una perfezione impossibile e inarrivabile. Tutto nel romanzo ritorna su sé stesso. Ruota attorno a un principio dissacrante, perturbante, e viaggia sempre verso un estremo. Il mondo è bianco e nero e si sceglie una parte in cui stare. Il resto è da escludere o entra in conflitto. Perciò, sia a casa sia in ospedale, da un lato i genitori, dall’altro, operatori e medici… sono all’opposto. Estranei che non sono in grado di capire. Tutto il resto è somigliante.
In trasparenza l’anima è un romanzo in cui la protagonista cerca affannosamente di rivedere sé stessa attraverso gli altri. Le ragazze e donne che incontra, Anita le può capire, sa cosa provano perché è quello che lei sta vivendo. Il desiderio di scomparire. La paura di essere così ingombranti da riempire una sedia. Il terrore di perdere il controllo. Questi pensieri hanno delle reazioni. Si cerca continuamente di cercare un modo per riottenere quel controllo che in ospedale lei e le altre sentono perduto. Escamotage, trucchi, inganni pur di non ingurgitare o di espellere il prima possibile, prima che si depositi. L’invenzione di un abuso, l’integratore buttato in bagno, i segreti nascosti dentro un cassetto. E le ore passate in piedi, facendo avanti e indietro lungo un corridoio.
Le doppie figure nel romanzo
In questo gioco di “riflessi”, Anita sviluppa un forte attaccamento per Flavia. Come un fantasma del Natale futuro, la sua presenza la redarguisce, l’ammonisce, e premedita quello che può accadere. La somiglianza che Anita percepisce è talmente forte che si riproduce una vera è propria metamorfosi: i connotati del volto si deformano, cambiano aspetto, finché non raggiungono nuove sembianze. Davanti lo specchio orecchie, naso, faccia sono ormai diversi fino a diventare come quelli della compagna.
«Perché hai fotografato Flavia?».
[…]
«Sei tu, Anita,» sussurra «quel corpo non è di Flavia, ma tuo». Spalanco gli occhi, lascio andare la sua mano. Io? La voce mi esce come un grido.
Senza aspettare la sua risposta, corro in bagno. Mi guardo allo specchio, visualizzo la fotografia. Come possono appartenermi? Perché, se mi guardo allo specchio, vedo un corpo diverso da quello che vedono gli altri?
Beatrice Sciarrillo, In trasparenza l’anima
Il riconoscimento del proprio aspetto diventa impossibile. Flavia è figura terrifica, che spaventa, ma Anita mostra attaccamento nei suoi confronti. Le due donne ruotano attorno, l’una all’altra. La protagonista, giovane e ancora con una speranza, si rivede nell’adulta, comprende come potrà essere il suo futuro, ma finché non lo realizza non è in grado di identificare qual è il vero pericolo. L’epifania è quando si rende conto che la sua mente le ha giocato questo inganno. È l’altra quella che sta così peggio, non “io”. Eppure, è proprio quell’altra, figura chiave nel romanzo che riesce, nonostante il suo destino, la sua età più adulta, a segnare un percorso differente, a metterla in guardia e a tentare di farle percorrere una strada diversa. Per non ricadere negli stessi errori e per vivere una vita più serena, priva di quel terrore che la malattia minaccia.
In conclusione
La narrazione in In trasparenza l’anima arriva dritta al sodo. Lo stile dell’autrice entra dentro, si priva di qualsiasi velleità stilistica o di fronzolo, per analizzare lo spirito della protagonista. Anita non è uno spettro che sta ferma e osserva, ma è una figura che fa suo tutto ciò che le succede attorno. Colpiscono i metodi che lei e le altre escogitano pur di non nutrirsi. Il romanzo merita di essere letto per la fragilità che viene raccontata con un realismo sofferto. Una finestra della società che spesso viene ignorata.