Arcane: la conclusione gloriosa di una tragedia moderna
A tre anni dall’uscita della prima stagione, Arcane è bella come il giorno in cui l’abbiamo persa, giusto per citare un altro grande prodotto d’animazione. La serie tv di Riot Games e Fortiche Production ha fatto ritorno su Netflix lo scorso novembre, ripagando la lunga attesa con un racconto in tre atti che strugge per splendore visivo e potenza emotiva. In uno sciame di prodotti-cometa, che attraversano i nostri schermi ogni giorno per poi sparire, Arcane è nata per farsi stella polare e guidare con la sua luce il futuro dell’animazione contemporanea.
“Inquieto giace il capo di chi indossa la corona”: dove eravamo rimasti
Arcane 2 riprende esattamente lì dove ci eravamo lasciatə, pochi secondo dopo l’attacco di Jinx (Ella Purnell) alla Consulta di Piltover. Dalla nebbia di detriti emerge una scia di morti e macerie che per Ambessa Medarda (Ellen Thomas) punta in una sola direzione: la repressione armata di Zaun a colpi di Hextech. E a nulla servono i tentativi di Mel (Toks Olagundoye) di impedire le manipolazioni della madre, non c’è modo di fermare l’irreparabile: Piltover è sul punto di collassare, mangiata viva dalla lotta che le si agita nel ventre, mentre il sogno di una Zaun unita e indipendente è ormai sfumato, seppellito con i consiglieri che hanno perso la vita nell’esplosione, fatto a brandelli dalle mani avide dei Baroni Chimici sopravvissuti a Silco.
La seconda stagione di Arcane si apre con una catena di perdite che sfocia in fratture all’apparenza insanabili: Zaun contro Piltover, Vi (Hailee Steinfield) contro Caitlyn (Katie Leung), Caitlyn contro Jinx, Jayce (Kevin Alejandro) contro Viktor (Harry Llyod). Il conflitto è un’onda lunga che si riverbera in ogni strato che compone quella magnifica opera di palinsesto che è Arcane. Era partito tutto da lì, da quella lite fra sorelle sul corpo di Vander modificato dallo Shimmer, e si è fatta — lo era già allora — lotta di classe pronta a rimontare e, in nuce, scontro di ideali che scuotono l’universo.
Anima, azione e musica: perché Arcane è Arcane
“Animazione” viene dal latino animare, “dare vita”. Lə artistə dello studio Fortiche sono riuscitə ad andare alla radice del verbo: hanno infuso ogni frame di vita pulsante, e non solo in senso metaforico. Come pochi altri prodotti animati (vedi Spider-Man: Into e Across the Spider-Verse), Arcane offre una combinazione di 2D e 3D che si articola in uno stile unico nel suo genere, tecnologicamente avanzato ma volutamente imperfetto, persino grezzo — in breve, umano. Con la sua texture pastosa tipica della pittura a olio, Arcane è uno spettacolo di visualità aptica, evoca cioè, nell’atto del guardare, il senso del tatto.
Non solo, il livello di cura dell’animazione è tale che i personaggi sembrano recitare, seguiti a distanza o da vicino da un operatore di macchina in carne e ossa. Più di un momento narrativo chiave si gioca su uno scambio raffinato di microespressioni. E qui viene il bello: non c’è motion capture o face tracking dietro, ma un lavoro meticoloso di illustrazione frame per frame.
Arcane 2 compie un ulteriore passo avanti in quanto esperienza sintestesica. Non parlo delle scene di combattimento, che raggiungono un livello di spettacolarità impossibile da eguagliare in un prodotto live action. Mi riferisco piuttosto alle brevi sequenze che costellano i tre atti, veri e propri videoclip in cui è la colonna sonora a primeggiare. Lasciatevi trasportare dalle emozioni suscitate dai brani, poi andate a leggere i testi. Osservate come rafforzano la componente visiva o danno voce al non detto e all’interiorità dei personaggi. Sono questi momenti in cui i brani musicali prevalgono a farsi carico della portata emotiva della stagione. E visto che questa stagione è tutta centrata sul ritorno all’umanità, quale miglior espressione umana della musica?
La nostra ineluttabile umanità
L’animazione artigianale, la colonna sonora come veicolo di emozione pura. Ora, cercate di fare un passo indietro e di abbracciare con lo sguardo l’intero. Lo vedete il pattern nascosto nella tela? Un racconto in tre atti, dicevamo, ma Arcane è molto di più. Prima e seconda stagione compongono insieme un dittico che ritrae la salvezza e la condanna dell’umanità: se stessa.
Quando i legami si rompono sotto le spinte della rabbia e del rimorso; quando la possibilità della pace si frantuma contro il muso duro di guerrafondai e politici corrotti; quando il miglior futuro possibile si rivela un incubo filamentoso che sottrae la volontà altrui; in breve, quando è la sofferenza a prevalere, dice Arcane, quella è umanità. Ma lo è anche quando una famiglia si ricompone sotto il segno della mostruosità; quando fazioni sino allora contrapposte si uniscono contro il vero oppressore; quando un abbraccio scioglie la solitudine nascosta dietro una maschera di impassibilità. Basta guardare tra le crepe per scoprire che siamo — possiamo essere — anche altro, che il cambiamento è possibile, e non sempre per il peggio.
Arcane 2 mette a nudo le contraddizioni della condizione umana e ci chiede di considerarle per quel che sono: parte di noi. Di più, ci invita a spogliarci di sovrastrutture, di proiezioni altrui o proprie su chi siamo o dovremmo essere. Ci dice che va bene essere un cumulo di pulsioni e ricordi e traumi, e che non c’è gioia più grande di trovare qualcunə — una sorella, un amante, un genitore, una persona amica — che veda quella umanità imperfetta e la prenda tra le mani per amarla incondizionatamente.
Mutevoli e tragici: i personaggi di Arcane [INIZIO PARTE SPOILER]
Pur attingendo dalla ricca lore di Runeterra, Arcane non avrebbe avuto presa su un pubblico così vasto se non avesse avuto personaggi tridimensionali a trainarla. In questa seconda stagione, poi, la loro complessità non fa che crescere e trasformarli in soggetti tragici, figure che, immense, si stagliano contro il destino o, molto più spesso, contro se stessi. Lo suggeriscono anche i titoli di testa, che richiamano opere come Macbeth, Giulio Cesare, Il fantasma dell’opera, I miserabili.
Penso a Jinx: il popolo di Zaun l’ha resa un simbolo, l’ha scelta come sua Libertà, quando ancora non riesce a sfuggire la profezia autoavverante insita nel suo nome. E allora le tocca perdere pure Isha, per cui non era la Jinx di Zaun o la Powder di Vi, ma qualcun’altra ancora, una persona che nessunə ha conosciuto, nemmeno lei poiché incastrata in un ciclo di violenza avviato prima della sua nascita. Cancellando se stessa, sottraendosi dalla e alla narrazione, Jinx può liberarsi e a sua volta liberare Vi. Non perché fosse una condanna da scontare, ma perché era la responsabilità che le circostanze (e Vander) le hanno posto sulle spalle quando era lei stessa una bambina. Anche Vi deve perdersi, annullarsi per scoprirsi oltre la donna che tiene la guardia alta sin da quando era grande a bastanza per farlo.
Arrivati all’ultimo episodio, nessun personaggio è più quello che era all’inizio, mutato in modi che mai avremmo potuto presagire. Vedi Caitlyn e Viktor su tutti: a causa del dolore della perdita e del potere, forza corruttiva in qualsiasi frangente, si perdono lungo la via, i desideri legittimi di garantire la giustizia e cancellare la sofferenza portati alle loro estreme conseguenze. Tuttavia, ecco che niente è perduto, li vediamo rinsavire e cambiare ancora, perché è questa l’essenza dei personaggi di Arcane.
Queering the Arcane
Sin dalla sua comparsa Arcane non ha fatto mistero della proprio queerness, ma nel terzo atto della seconda stagione ne dà lo spettacolo più intenso. Menzione en passant ma necessaria va a Lest, che ruba le poche scene in cui è presente: abbiamo avuto la conferma che questa creatura antropomorfa appartenente ai Vastaya è una donna trans proprio come l’attrice che le presta la voce, Eve Lindley.
Veniamo alla tanto attesa e sospirata scena di sesso tra Vi e Caitlyn. Finalmente sono entrambe dalla stessa parte. Finalmente, Vi abbassa la difesa e si lascia andare, a nudo sotto gli occhi di Caitlyn. “Se Vi non avesse più nessuno da proteggere, si innamorerebbe”, ha raccontato a The Gamer la scrittrice e produttrice Amanda Overton — ed è quello che accade in quella cella. Come per la rappresentazione dei corpi femminili, il male gaze è del tutto assente. Non c’è oggettificazione a opera del desiderio eterosessuale nei confronti del sesso saffico. Al contrario, c’è erotismo, c’è tenerezza, c’è rimpianto, c’è eccitazione. Per un momento sul finale, ho temuto che Caitlyn sarebbe morta per mano di Ambessa nella miglior tradizione del Dead Lesbian Syndrome, ma così non è stato. Anzi, abbiamo avuto uno sguardo fugace alla sua futura vita domestica con Vi, ormai spoglia del suo ruolo di protettrice.
Ma non meno queer è il rapporto fra Jayce e Viktor e la risoluzione finale lo urla in technicolor. Checché ne dicano i creatori o chiunque altro, ciò che li unisce è qualcosa che trascende l’amicizia. Non si tratta di forzare la storia a significare qualcosa che non è, perché sta tutto lì, tra testo e sottotesto, sotto gli occhi di chi vuole vedere. Le battute finali non fanno altro che suggellare nella maniera più struggente e intensa possibile ciò che ci hanno sempre detto: sono partner, compagni in ogni vita, ogni universo. Sono la perfetta incarnazione del tempo queer, un tempo scomposto, fatto di ellissi e compressioni, disorganizzato e resistente al tempo eteronormativo. Non c’è linea temporale in cui non si ritrovino e non si scelgano e non si salvino. Siamo oltre l’attrazione fisica, oltre il romanticismo o l’affetto in senso stretto. In fin dei conti, persino l’espressione “anime gemelle” pare riduttiva.
La fine di Arcane, l’inizio di una nuova era [FINE PARTE SPOILER]
Non ne faccio mistero. Durante la visione di Arcane 2 ho avuto l’impressione che la storia non stesse respirando a dovere. Molte informazioni erano date per scontate o consegnate a pacchi al pubblico, diverse backstory sono state lasciate in sospeso o incomplete, fra le altre cose. Eppure, sfido chiunque a cambiare una virgola. Forse quello spazio di manovra in più avrebbe attutito l’impatto emotivo generale e disperso la potenza di quella che, a conti fatti, è la chiusura di un ciclo. Ma Arcane non è la fine. Nuovi personaggi e storie attendono i fan di League of Legends e della serie, e Demacia, Ionia e Noxus sembrano essere le prossime tappe del nostro viaggio per l’universo narrativo di Runeterra.
Come dicevamo in apertura, Arcane è ormai un punto fermo dell’animazione, ma mi spingo oltre a dire che sarà un metro di paragone anche per le serie tv a venire. Questo perché, per dirla con le parole di Guillermo Del Toro, uno che sull’animazione ci ha sempre visto giusto:
Animation is not a genre for kids. It’s a medium for art, it’s a medium for film, and I think animation should stay in the conversation.
Guillermo del Toro