La città e le sue mura incerte: il ritorno di Murakami in Italia
Dopo un anno e mezzo dalla pubblicazione giapponese, anticipando persino l’uscita nel mondo anglofono, il primo ottobre 2024 è arrivato in Italia La città e le sue mura incerte, l’ultimo romanzo di Murakami.
Questa recensione arriva in ritardo massimo, avendo finito il libro nella settimana stessa della pubblicazione. Avevo bisogno di rimuginarci sopra, e di dare un’occhiata anche alla traduzione inglese. E dopo aver ruminato i miei pensieri, e dubitato della magistrale traduzione di Antonietta Pastore (chiedo venia), siamo qui, con un libro che è passato incredibilmente in sordina, un riassunto della carriera letteraria dello scrittore e una sua seconda chance per un’idea già apparsa in passato.
Un ritorno inatteso: la trama de La città e le sue mura incerte
Quella reale? Lontano, in una città molto distante da qui, dove conduco una vita molto diversa. La città non ha un nome, ed è circondata da alte mura.
La città e le sue mura incerte, Haruki Murakami
La storia viene presentata come una storia d’amore tra due giovani protagonisti. Dove lei in realtà, la vera lei, vive in una città dalle mura insormontabili, non segnata sulle mappe, che può essere trovata solo credendoci e facendolo con tutto il cuore. Quando lei sparisce senza lasciar traccia, il nostro protagonista cade nello sconforto più totale. Una vita catatonica da cui si risveglia all’improvviso, dando un secondo tentativo al vivere normalmente. Ormai adulto, non ritroverà mai un sentimento come quello provato a diciassette anni, e si rassegna a una vita in solitudine. Fino a che qualcosa non lo spinge a cambiare tutto quello che conosce, lasciando il lavoro che ha sempre avuto e la città in cui è cresciuto, per diventare un bibliotecario in un minuscolo paesino di montagna.
Ed è lì che strani personaggi e avvenimenti cominciano a circondarlo. E la città che pensava di aver scorto in adolescenza torna a tormentarlo, sempre più vicina e fisica. Ma quando finalmente sembra avere il suo desiderio più grande a portata di mano, capisce che il tempo per lui è ormai passato, l’occasione perduta, e qualcun altro è pronto a prendere il suo posto.
È molto più che una storia d’amore. È una storia di perdita, di come questa lasci un vuoto che nemmeno il tempo può colmare, con il quale si può solo imparare a convivere. Ed è una lezione di vita ammantata dal fantastico onirico tipico della penna di Murakami.
Una seconda possibilità per una storia già scritta
La premessa di questa recensione è che La fine del mondo e il paese delle meraviglie è il mio libro preferito di Murakami. Il primo consiglio che ho per gli amanti del realismo magico, per coloro che vogliono approcciare un maestro del genere senza spaventarsi per il piccolo tomo che è quel libro. Ora immaginate l’emozione nel veder tornare le ambientazioni di quel libro ne La città e le sue mura incerte.
Tornano gli unicorni, il Guardiano, il ruolo del lettore dei sogni. Torna una bibliotecaria giovane, lo sdoppiamento tra due mondi che sono uno lo specchio dell’altro, una città mutevole e silenziosa. Tornano mura fagocitanti, ombre e scelte esistenziali. Nelle prime pagine del nuovo romanzo è immediatamente chiara questa connessione, e il lettore si prepara ad immergersi di nuovo in un mondo che ha conosciuto, ma non esplorato a fondo.
Ed è qui che mi inserisco dicendo se solo la postfazione fosse stata una prefazione! Se solo avessi avuto chiaro fin da subito che non sarebbe stato un semplice citare, un seguito se volete, ma una riscrittura completa del concetto inizialmente inserito ne La fine del mondo. Comprensibilissimo, per un autore della sua età e carriera, voler dare una seconda veste a un’idea che lo ha tormentato per anni per la difficoltà nel dargli una forma. Mea culpa, che come sempre decido di entrare in un libro avvolta dalla beata ignoranza, pronta a farmi trascinare dove vuole la corrente.
Lo stesso Murakami di sempre
Dietro l’edificio c’era un grande, antico pozzo. Era chiuso da un coperchio molto spesso, sul quale era posata una grossa pietra. “Per evitare che qualche bambino lo apra e ci cada dentro. Perché è molto profondo”, mi ha detto la signora Soeda.
La città e le sue mura incerte, Haruki Murakami
Invece l’unica cosa chiara leggendo, pagina dopo pagina, era la fortissima sensazione di déjà-vu, ma non per via di frasi che si ripetono. Pastore, che si è occupata della traduzione di entrambi i libri, ha fatto un lavoro magistrale nel non ripetere mai due volte gli stessi termini ed espressioni. Ho comparato i testi in tutte le sezioni che avevo sottolineato perché suonavano un po’ troppo familiari. Ho aspettato la versione inglese, per capire se non mi fossi sognata questa somiglianza, quasi copia. Capitolo dopo capitolo, aspettavo il colpo di scena, il punto di stacco da quanto già esplorato nel primo dei due libri ambientati nella Città. “Adesso succede qualcosa”, “Adesso cambia”, mi dicevo.
Non lo farà. Con occhiolini agli altri grandi libri che si è lasciato alle spalle – vedi l’esempio della citazione sopra, chiaramente facente riferimento a L’uccello che girava le viti del mondo – Murakami si è preso il lusso di riscrivere lo stesso libro. Cadendo nei suoi soliti cliché del suo modo di narrare la donna e il sesso, perché cambiare adesso a 76 anni qualcosa che ha funzionato per tutta la sua carriera?
È un romanzo che segue la check list tipica degli altri capolavori di Murakami: prosa chiara, elementi onirici e fantastici disseminati ovunque, protagonisti maschili che si trovano in punti di svolta della propria vita, confusione tra due diverse realtà, un finale che non è mai chiuso, una storia che non è mai raccontata per intero. La mia è una delusione personale, per aver agognato a lungo un romanzo che sembrava non arrivare mai in occidente, per poi trovarmi davanti a qualcosa di già letto. Certo, non si ha lo scambio vertiginoso e continuo tra i due mondi che caratterizza la prima versione del libro, perdendo il ritmo di inseguimento e l’atmosfera misteriosa per tramutarsi in una storia melanconica e dal passo più lento.
Un romanzo, molteplici modi per approcciarlo
La città e le sue mura incerte può quindi essere una lettura di riscatto per chi ha trovato troppo confuso La fine del mondo. O un esercizio comparatistico di lettura tra i due romanzi, con la consapevolezza della volontà di Murakami di riscrivere quanto già affrontato da una prospettiva leggermente differente. O un primo approccio alla sua scrittura, se non avete avuto ancora modo di inoltrarvi in essa. Io, a mesi di distanza, continuo a leccarmi le ferite di una lettura deludente per la colpa di non essermi informata a riguardo, aspettandomi un ritorno di fiamma e il chiarimento di punti oscuri del primo libro. Come se mai Murakami fosse stato didascalico.