WITCH WATCHING
Wicked, la recensione di un inno al musical

Wicked, la recensione di un inno al musical

Da ieri, 21 novembre, è arrivato al cinema Wicked, l’attesissima trasposizione del colossal di Broadway che narra la origin story della terribile Strega dell’Ovest di Il mago di Oz. Se a leggere questa recensione sono dei teather kid (simpatico nome con cui vengono definite le persone appassionate di musical da quando erano bambine), inutile prolungarmi troppo: andate a vedere Wicked perché ogni vostro desiderio sarà esaudito, non dallo Straordinario Mago di Oz, ma dall’amore che il regista Jon M. Chu ha messo in questo film e dalle incredibili capacità di tutto il cast. Se invece non avete mai sentito nominare il musical di Wicked in vita vostra, continuate con la lettura: magari riuscirò a darvi qualche motivazione per correre a comprare i biglietti. 

Ma quindi... cos'è Wicked?

Il 17 maggio del 1900 L. Frank Baum cambia la storia della letteratura per bambini pubblicando un libro che ha come protagonista una ragazzina di nome Dorothy. A seguito di uno spaventoso tornado, la casa di Dorothy si libra in aria e dal noioso Kansas giungerà fino al magico Paese di Oz. Ad attenderla, una grandiosa avventura in compagnia di uno spaventapasseri, di un uomo di latta e di un pavido leone, tutti e quattro in cammino lungo la strada di mattoni gialli per raggiungere la Città di Smeraldo, dove vive il Grande e Possente Mago di Oz. Antagonista della storia è la perfida Strega dell’Ovest, caratterizzata da cappello a punta, scopa volante e disprezzabile carnagione verde. Infatti, la casa di Dorothy, atterrando ad Oz, ha finito per schiacciare sua sorella, la Strega dell’Est, la cui morte chiama vendetta. 

Questa è la storia di Il mago di Oz, romanzo diventato ancor più iconico grazie alla sua trasposizione cinematografica del 1939, con protagonista una giovanissima Judy Garland. Quarant’anni dopo, Gregory Maguire, scrittore statunitense, pubblica quattro romanzi ispirati dall’opera di Baum, titolati Wicked – Cronache dal Regno di Oz in rivolta, tornato in libreria in una veste spettacolare grazie a Mondadori. Da quest’opera  ne deriva ancora una seconda, questa volta attraverso un medium diverso, quello del teatro. Wicked debutta a Broadway nel 2003 e inizialmente non raccoglie un gran successo di critica, ma poco importa, perché il pubblico ne rimane estasiato: stiamo parlando infatti del 5° musical più a lungo rappresentato a Broadway.

La storia del musical prende ispirazione diretta dalla trama del romanzo di Maguire: Elphaba, la futura Strega dell’Ovest (il cui nome deriva dalle iniziali dell’autore di Il mago di Oz, LFB, [el-fə-bə]), diventa una promettente studentessa presso l’università di Shiz, dove fa conoscenza di Galinda, la futura Strega buona del Nord. Le due stringeranno nei corridoi una peculiare amicizia destinata a prendere strade molto diverse. Elphaba, infatti, da promettente strega con una carriera luminosa al fianco del Mago di Oz (nel musical e nel romanzo rappresentato come un uomo politico a tutti gli effetti, vicino alla figura di un dittatore), si ritroverà a ricoprire il ruolo di malvagia, sovversiva, nemica del Paese di Oz. Ma come siamo arrivati a questo punto? Per scoprirlo, dovrete andare al cinema!

Un film che raccoglie l’eredità di Broadway e ne fa tesoro

Andando a vedere Wicked al cinema senza aver mai assistito alla sua versione teatrale, ma conoscendone comunque le canzoni più iconiche, come Defying Gravity o The Wizard and I, avevo ampie aspettative. Volevo un film che mi facesse sentire come a teatro; un film pieno di emozione, canzoni iconiche e magistralmente interpretate, coreografie super spettacolari e un comparto visivo indimenticabile. Ebbene, non avrei mai il coraggio di dire che sono rimasta delusa. Wicked si è rivelato davanti ai miei occhi come un’esplosione di colore e musica, in cui ogni dettaglio è stato curato nei minimi particolari per rendere la visione una vera e propria experience.  

Nonostante la pellicola duri circa 2 ore e 40 minuti, non si avverte nessun tipo di pesantezza, anzi. Arrivata sul finale avrei voluto che proseguisse ancora, perché staccarmi dallo schermo significava non godere più di quelle straordinarie coreografie e di quelle canzoni che sanno farti venire la pelle d’oca. C’è da precisare che il regista ha deciso di dividere Wicked in due parti, perciò quella che andrete a vedere al cinema sarà solo la parte 1 dell’avventura di Elphaba, con un finale straziante ed epico che vi resterà in testa per ore e ore dopo la fine della visione.

Sarebbe stato impossibile condensare tutta la storia in un solo film: il regista ha desidero esplorare molto la vita a scuola delle due protagoniste, l’evoluzione del loro rapporto, e le scene corali di canto e di ballo consumano minutaggio. La scelta di dividere il film in due parti è stata forse quella più saggia, anche perché non avrei mai voluto che si lesinasse sulle parti cantate, che sono uno spettacolo per gli occhi e per le orecchie come non se ne vedevano da anni. 

Per raccogliere a pieno la bellezza di questa trasposizione, è necessario che io faccia un piccolo appello: se potete, andate a vedere il film in lingua originale. Non sono mai stata una purista del cinema in originale e a mio parere il doppiaggio italiano regala spesso delle grandissime emozioni, tuttavia con Wicked è stata compiuta una scelta che mi ha lasciato un po’ perplessa: sono state doppiate e tradotte in italiano anche le canzoni. Questa decisione, oltre a negare l’iconicità degli originali di Broadway, ha fatto sì che in italiano si perdesse forse l’elemento più straordinario di questa produzione: il cantato registrato in presa diretta sul set.  

Ariana Grande e Cynthia Erivo hanno infatti proposto al regista di registrare le loro parti cantate sul set, in presa diretta, proprio come se il film fosse uno spettacolo teatrale, dove le attrici sono costrette a cantare e recitare contemporaneamente, mentre si muovono e interagiscono con il set. Alle iniziali titubanze del regista, le attrici hanno risposto testualmente: “È il nostro lavoro”. L’emozione di ascoltare la voce straordinaria di Cynthia Erivo che canta sul set Defying Gravity mentre si alza in volo a cavallo della sua scopa è qualcosa che non volete perdervi, fidatevi di me

Oltre alla spettacolarità: Wicked è un film che funziona?

Venduto come una vera e propria esperienza da fare in sala, Wicked non tradisce le aspettative. Comparto tecnico, recitativo, musicale e scenografico non lesinano su niente, regalando al pubblico un’avventura visiva da vero, coloratissimo colossal. Tuttavia, Wicked ha anche il merito di reggersi su una narrazione potente e portatrice di messaggi estremamente positivi. Quella di Elphaba è una storia di rivalsa e rivincita, di ribellione e autodeterminazione. Quello di Galinda è un percorso di consapevolezza di sé e di maturazione, nella prima parte del film appena accennato (si dà più spazio, giustamente, a Elphaba) ma che ha posto basi solide per un pieno sviluppo successivo.

La diversità presente sullo schermo regala grandissime soddisfazioni: tantissime etnie diverse, corpi non conformi, personaggi non eterosessuali rendono Wicked un film che parla veramente e a tutt3. Già il musical di Broadway è stato per anni considerato un’icona della comunità LGBTQ+ e la sua trasposizione cinematografica non smentisce questo motivo d’orgoglio. Dai colori alle coreografie, dalle battute dei personaggi ai costumi, Wicked si ammanta di un’onesta queerness che fa sentire tutt3 a casa. 

Ma, in fondo, non potevamo aspettarci altro da una storia che ha il suo fulcro nell’accettazione e nel rispetto della diversità. Elphaba è un personaggio coraggioso, intrepido, nonostante le sue mille insicurezze. Un personaggio discriminato ed emarginato che riesce a costruire, mattone dopo mattone, la sua personalità: una personalità forte e allo stesso tempo gentile, che la condurrà verso sentieri inesplorati. Guardandola percorrere la sua avventura, viene da prenderla a modello. Quando Galinda le dirà: “Signorina Elphie, tu puoi fare qualsiasi cosa”, l’intera sala non potrà che sentire il proprio cuore gonfiarsi di approvazione e, in fondo, credere un po’ la stessa cosa anche di sé. Perché davvero, di fronte alla magistrale potenza dell’esibizione di Cynthia Erivo, ci è consentito pensare che everyone deserves the chance to fly

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