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Elizabeth: la strega di Ken Greenhall arriva in Italia. La recensione

Elizabeth: la strega di Ken Greenhall arriva in Italia. La recensione

Ci si aspetta che la protagonista, o il protagonista, di un libro ci stia simpatico. Che si riesca a empatizzare e a comprendere, le motivazioni e i sentimenti che danno avvio a qualcosa. Un’azione, pur brutta o crudele che sia. Ho sempre apprezzato gli antieroi, i personaggi grigi, e persino i “cattivi”, quando questi sono riusciti a dimostrarmi tutte le loro sfaccettature; quando ho provato, insieme a loro, le umane emozioni che li caratterizzano. Così mi hanno sempre spinta a limite, inducendomi a mettere in dubbio una morale che, almeno secondo il mio pensiero, nella letteratura non deve essere mai imprescindibile. Elizabeth, nell’omonimo romanzo di Ken Greenhall, non è un’eroina, non è buona né è cattiva. Eppure una parte di me deve ancora capire se sia una personaggia da ammirare o da detestare all’interno di un’opera che ho apprezzato.

Elizabeth, copertina

Di cosa parla Elizabeth?

La protagonista è una ragazzina di quattordici anni. Ha una vita tranquilla, dei genitori che le vogliono bene, ma la sua storia ha delle tinte fosche che oscurano la sua apparente spensieratezza, da adolescente qual è. Lei, però, adolescente non ci si sente, nonostante sia quello che cerca di affermare all’inizio. Che poi è quello che fa un po’ in tutto il romanzo. Ogni sua azione viene giustificata dalla sua età. E biasima tutti gli altri, compreso il lettore perché non possono comprenderla.

Mi chiamo Elizabeth Cuttner e ho quattordici anni. So che sareste più interessate alla mia storia se fossi una persona di mezza età, ma vi prego di ricordare come eravate a quattordici anni. Il vostro intuito non era forse più fine? Quasi sicuramente ai quei tempi c’era qualcosa che vi appassionava. Che cosa vi appassiona adesso?

Ken Greenhall, Elizabeth

Il suo mondo pacifico viene infranto, quando i suoi genitori muoiono in un incidente in barca, dandole la libertà di poter vivere con più tranquillità la relazione clandestina con lo zio James. Stabilitasi nella casa della nonna a New York, dove vivono anche lo zio, la moglie e il figlio, inizia a vedere delle apparizioni. Attraverso gli specchi, una figura antica le rivolge l’attenzione: è Frances, una strega che afferma che entrambe hanno la stessa natura. Poi, la nonna, vista come un grande ostacolo alla sua eredità magica, scompare. E la lotta diventa quella: vacillare con lento movimento tra il senso di liberazione e indipendenza e quello del rimorso. Se i suoi genitori sono morti, se la nonna è sparita nel nulla, allora deve essere per forza colpa sua. Chi, se non lei, che ha poteri magici può aver creato questo male?

Adolescenza e maturità

Il bilico in questo romanzo si traduce anche così. Si è buoni o si è malvagi? Si è vittima o si è carnefice? Elizabeth con molta facilità si lascia irretire dal fascino della magia, descritta come un’arte “diabolica” che spinge chi la usa a votarsi alla crudeltà delle sue azioni. Ma il suo irretimento va ben oltre: il coinvolgimento con una persona molto più grande di lei, non è data dall’amore o da chissà quale altro sentimento d’affetto così profondo. Bensì, il fulcro della tragedia è sempre lo stesso. Il sentirsi grandi è un’affermazione che la protagonista continua a illudersi di sentire propria. Non è una persona che a tutti i costi ha bisogno di amore, senza mai aver avuto il bisogno di cercarlo e di comprenderlo, ma che «ispira amore». Il fascino per lei non è l’affetto che prova per James, ma la condizione che questa relazione provoca.

Locandina film Oculus, 2013

Si sente adulta, e come tale si vuole comportare. Agisce così e giustifica le sue azioni. Guarda con disprezzo le persone che la circondano, perché succubi delle passioni irrazionali. No, lei ha tutto sotto controllo, la fragilità degli anni non la influenza. Perciò evita il confronto. Il mondo è solo suo. A lungo mi sono lasciata addosso la sensazione, mentre leggevo il romanzo, che i suoi poteri, le apparizioni di Frances, persino il rapporto con James, fossero nient’altro che un’illusione che la protagonista si fosse creata per se stessa, in cambio di un po’ di pace a seguito del trauma della morte dei suoi genitori. Non è niente di tutto ciò. Sono i poteri stessi che spingono la quattordicenne a invaghirsi della sua forza, sempre di più, fino a quando il castello di resistenza che si è costruita non ha finito per dissolversi.

Elizabeth e gli altri, una contro tutti

Il racconto non è altro che quello di una persona che descrive il mondo attorno a sé, dissimulando una maturità che in realtà non ha ancora raggiunto. Ma la crisi sopraggiunge, Frances scompare e le verità vengono a galla risolvendo tutti i misteri. Elizabeth vive con la consapevolezza di essere diversa, di potersi distinguere. Tuttavia, è qui il tranello, è qui il circolo vizioso. Più gli altri non le credono, più lei si sente in dovere non di dimostrare la sua diversità, ma di supporre la sua superiorità. Chi mi sta attorno, non è come me, non mi può comprendere… e va bene così. Non importa! Chi mi ostacola non è più importante.

«Io non sono una bambina, Mrs. Cuttner» dissi.

«Solo perché sei grande abbastanza per essere malvagia, non significa che tu sia una persona adulta…».

Ken Greenhall, Elizabeth

In questo romanzo, pubblicato da Adelphi a settembre, ed esordio di Ken Greenhall nel 1976, lo stile dello scrittore è schietto. La scelta di dare voce alla protagonista, attraverso un racconto in prima persona, permette al lettore di addentrarsi in un’ottica a cui in realtà è veramente difficile immergersi. Posso empatizzare con una ragazzina che ha il “delirio”, e il potere, di sentirsi grande? No, io avrei difficoltà, ma immagino che sia proprio questo il punto. Greenhall non vuole rendere il suo personaggio principale un modello di esempio. Anzi, lei influenza in maniera negativa (se effettivamente possiamo dire così) anche chi la circonda. Come la sua istitutrice, appartenente a un altro ramo della sua famiglia, di sua stessa indole, che aveva rinunciato ai suoi poteri. Lo scontro principale avviene tra le due. Questo è un confronto tra bene e male? E qual è il lato che vince?

In conclusione

Le atmosfere, inquietanti, adatte per chi ama proprio un periodo come questo, fanno gran parte del lavoro. In Elizabeth, la strega non lancia incantesimi. La magia qui non è così visiva. Ma è orrorifica (adatta anche a questo periodo dell’anno!). Inquieta, ma allo stesso modo affascina il lettore. In appena centosettanta pagine, è possibile godersi una storia in grado di magnetizzare la lettura verso questo breve romanzo. Il libro non è affatto banale, ma dimostra una maturità in grado di poter esprimere al meglio l’ingenuità della protagonista.

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